Mi fanno male i capelli: il film che evoca Monica Vitti

Monica incontra e si confonde con Monica Vitti. È un gioco tenero ed elegante che riguarda identità, memoria e abiti. Roberta Torre porta sullo schermo una storia di sentimento, ricordi e “teatrini”. Il trailer

“Mi dia le mani, le appoggi sul mio viso, mi dica… le ricorda?”. È così che Edoardo dice rivolgendosi a Monica, sua compagna di vita, ed è così che prende avvio il nuovo film Mi fanno male i capelli di Roberta Torre. Mi fanno male i capelli, in anteprima alla Festa del Cinema di Roma edizione 18 e in sala dal 20 ottobre con I Wonder Pictures, è un racconto incentrato su memoria, identità e abiti.

Le prime due sono toccate e narrate dalla regista come diamanti grezzi – e non è la prima volta, già con Le favolose questo avveniva – e gli ultimi sono un elemento importantissimo. Qui i vestiti hanno lo stesso potere e valore di uno scatto fotografico. Nei mesi scorsi si è detto sbagliando che questo sarebbe stato un film su Monica Vitti ma no, non è così. Non è una biografia. È un film in cui c’è Monica e c’è Monica Vitti e le due si incontrano in un gioco di “specchi”.

Mi fanno male i capelli: un film tra realtà, finzione e cinema

“Ho l’impressione di dimenticarmi ogni giorno qualcosa”. Monica perde la memoria e trova il modo di ridare senso alla sua vita identificandosi con i personaggi dei film interpretati da Monica Vitti. Edoardo, che ama profondamente, lascia che questo gioco diventi la loro nuova vita. In Mi fanno male i capelli assistiamo ad un “teatrino”, quello in cui realtà e finzione si abbracciano, in cui finzione e cinema si coalizzano.

I ricordi autentici svaniscono e fanno spazio a qualcos’altro, ad un meccanismo narrativo intelligente, tenero e anche furbo. Qualcosa di inaspettato che sorprende e che restituisce due tipi di emozione: uno legato alla memoria che pian piano sfiorisce e l’altro all’omaggio alla Vitti divenuta eterna attraverso il cinema. A vestire i panni di Monica ed Edoardo sono rispettivamente Alba Rohrwacher e Filippo Timi, due attori meravigliosi che regalano alla storia una dolcezza disarmante e avvolgente.

Il potere dei ricordi secondo Roberta Torre

“Cosa ricordare e come farlo? Ci raccontiamo attraverso i ricordi sono frammenti sparsi, montati come in un film secondo una logica personalissima e totalmente irrazionale. Ci troviamo con un album di ricordi spezzettati, proprio come un album di fotografie, e sono solo frammenti, fotogrammi di quello che è stato”, afferma le regista Roberta Torre.

E aggiunge: “Questo film racconta la vita Monica, che ha cominciato a dimenticare e cerca disperatamente qualcosa a cui aggrapparsi quando sente di perdere parti dei suoi ricordi. Lo trova nei personaggi dei film di Monica Vitti, la donna che ha potuto essere tutte le donne possibili raccontandole con le loro debolezze e fragilità, nella loro parte comica e in quella tragica. L’attrice che unisce il riso al pianto e permette di mostrare la donna in tutto il suo modo di essere, senza stereotipi, con umanità”.

Abiti che evocano i fantasmi di Monica Vitti e Alberto Sordi

E poi, e non per ordine di importanza, ci sono gli abiti, quelli che Monica indossa, che mette e cambia nel suo teatrino. Sono vestiti che ricordano quelli della Vitti, ma non sono gli stessi. Sono stati realizzati appositamente e con delle differenze. Sono un’identità a parte, un personaggio a parte.

Ai costumi ha lavorato Massimo Cantini Parrini che dice: “Un film che mi ha permesso, attraverso Roberta Torre, di prendere la macchina del tempo e catapultarmi con il mio lavoro in emozioni difficili da raggiungere se non si viene lasciati liberi nell’espressione”. Gli abiti sono coloro che in Mi fanno male i capelli, insieme ai suoi interpreti e personaggi, aiutano la regista a parlare anche di fantasmi, gli stessi che vengono evocati e interrogati. Ed è qui che entra in scena l’intelligenza artificiale che ha dato a Roberta Torre “il privilegio di avere un film in cui recitano, insieme ad Alba Rohrwacher e Filippo Timi anche Monica Vitti e Alberto Sordi”.

Margherita Bordino

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

Scopri di più