UN SANTO DOCUMENTARIO
Un breve documentario di 16 minuti dalla narrazione intima, un inedito immaginario non del tutto onirico ambientato in un paesaggio salentino sospeso tra realtà, misticismo e visioni surreali. In Giuseppe che sapeva volare, dedicato appunto alla figura di San Giuseppe da Copertino, osserviamo come Luigi Presicce (Porto Cesareo, 1976) e Annalisa Macagnino (Tricase, 1981) reinterpretano in chiave contemporanea, e attraverso linguaggi creativi differenti, frammenti agiografici del santo dei voli.
Nel corto scopriamo le fasi di preparazione e realizzazione finale delle due opere: Presicce propone la performance Per il volto di Maria, mentre Macagnino realizza un’installazione in sei quadri dal titolo Fai leggier ogni peso grave.

I COMMENTI DEGLI ARTISTI
“Di questa straordinaria esperienza”, dichiara Annalisa Macagnino, “ho voluto sottolineare la sublimazione della materia attraverso una serie di elaborati grafici e soprattutto attraverso la realizzazione di un piccolo solido in piombo, ottenuto mediante fusione”.
“Per me”, commenta Luigi Presicce, “è un omaggio a san Giuseppe, un’esperienza molto sentimentale, un legame che vivo fin da quando ero piccolo; una sorta di devozione che, a prescindere dalla religione, è legata a un dialogo molto trasparente; quando ero piccolo mia madre mi ha sempre portato alla festa di San Giuseppe, quindi tutta la liturgia intorno alla processione, al santo e al volo era un momento molto atteso. Questo mio tentativo di volo, che non si chiude mai, è molto legato alle probabili aspettative che avevo da bambino, perché in qualche modo sognavo spesso di volare, era un sogno ricorrente e che tra l’altro continuo a fare; tanto che ancora oggi, nella realtà dico, non sono ancora sicuro di non esserci riuscito; non so se un sogno o realtà, ma da bambino ricordo di aver volato, ma non vi è certezza”.

PAROLA AL REGISTA
Il film, prodotto da Apulia Film Commission, è scritto e ideato dalla creative producer Lara Castrignanò, mentre la regia è stata affidata al giovane Luca Cucci (Brindisi,1988) che a caldo dopo la proiezione nella sala 4 del Cinema Massimo ci ha raccontato: “Sono molto contento perché quest’esperienza è stata una sia una sfida che una crescita, è la prima volta che realizzo un documentario d’arte e per questo motivo ho cercato di essere me stesso, senza contaminarmi tanto; il tema da trattare non era semplice e poi ho avuto la fortuna di imparare e apprezzare i lavori di due artisti molto differenti tra loro come Luigi e Annalisa. Durante le fasi di lavorazione ho tentato di guardare in silenzio, ho provato a osservare con rispetto la loro arte attraverso una macchina da presa invisibile cercando di non spezzare quel momento magico; mi auguro di esser stato un regista operaio al servizio dell’arte con umiltà”.
Giuseppe Amedeo Arnesano