Parma celebra Giuseppe Verdi con un Macbeth contemporaneo
Durante “Verdi OFF”, festival dedicato al compositore simbolo della città, un’installazione di Damiano Michieletto e Paolo Fantin gioca con la mente di Macbeth tra fredde luci in movimento e fumi che confondono. Il personaggio di Shakespeare parla di condanne e dolori sempre attuali

Una scultura iperrealista minacciata da lamine taglienti in una fredda piscina. Intorno, tutto si muove: luci, vapori, il liquido scuro dell’ampia vasca, ma lui, Macbeth, è immobile, seduto in poltrona, a grandezza naturale. Disordinati il collo della camicia e la cravatta a fiocchetto, unici segni esteriori di un’inquietudine profonda, un’angoscia perenne che non si placa, che non trova sollievo. Così, l’installazione Il sonno uccidesti di Damiano Michieletto e Paolo Fantin mostra il volto contemporaneo di Macbeth. Commissionato in occasione di “Verdi OFF”, giunto alla sua 10° edizione con un palinsesto di attività diffuse in città, questo Macbeth segnato dalle rughe e con le mani ferme sui braccioli è paralizzato dalla consapevolezza del male compiuto a cui non solo non c’è più rimedio, ma che continua a incalzarlo. È ormai condannato a uccidere: uccidere senza sosta.
Rileggere Shakespeare e Verdi oggi
Ampie lastre di vetro appuntite scendono dall’alto, una proprio sopra la testa di quella scultura immersa in un liquido scuro al centro di una vasta piscina definita da luci che scorrono e si alternano. La tragedia shakespeariana si svolge come un grande incubo, una lunga notte dove il tempo si è fermato, perché Macbeth non è più riuscito a dormire. Impossibile l’oblio offerto dal riposo. Un’idea ripresa da Verdi, appena compiuto l’assassinio del re suo ospite da parte del protagonista: “Avrai per guanciali sol vepri, o Macbetto! / Il sonno per sempre, Glamis, uccidesti! / Non v’è che vigilia, Caudore, per te!”. Nell’affascinante installazione, tra vibrazioni di suoni e il continuo variare di luci, pare a tratti che gli occhi chiari dell’uomo in poltrona si chiudano: solo una suggestione, nella penombra, in un’atmosfera che per pochi istanti tutta si colora di rosso.
Il protagonismo del vetro
Parla di specchi il Macbeth verdiano e un “cristallo arcano” è menzionato all’inizio del terzo atto, al nuovo incontro con le streghe. In Il sonno uccidesti – sound design Michele Braga, light design Alessandro Carletti, hyperrealistic art di Leonardo Cruciano e Imaginari Factory – anche le luci tagliano lo spazio, si muovono, creano instabilità. Tutto pare svolgersi nella mente allucinata di quella creatura devitalizzata, immobile, resa estranea a se stessa, Macbeth privato del ristoro che dona il sonno incosciente.
Il sonno uccidesti ci interroga sul presente
Un isolamento colmo di sofferenza, uno stato psicologico sconnesso, perché l’assassinio modifica chi lo compie e nulla può essere più come prima. Si è al confine con la follia – come l’umanità tutta? Si avverte una condizione di freddo entrando in San Ludovico, per quel liquido scuro, per le lamine spezzate che pendono dall’alto, per le luci taglienti e per quell’essere congelato, inerte, privo di speranza – com’è ora il nostro presente? Si provano strane emozioni sedendosi, per tutto il tempo che si vuole, proprio di fronte a Macbeth all’interno dell’ex chiesa in Borgo del Parmigianino.
Valeria Ottolenghi
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