La video performance d’artista di Valentina Medda che mette in scena i lamenti funebri

Compianti, corpi e ambienti mediterranei: la nuova opera dell’artista sarda indaga performativamente la pratica del lamento funebre

The Last Lamentation è un progetto artistico della cagliaritana Valentina Medda che indaga la tradizione del pianto funebre mettendola in relazione con gli accadimenti che riguardano il Mar Mediterraneo, curato da Maria Paola Zedda e realizzato grazie al sostegno di Italian Council (XI edizione, 2022).
L’opera è un rituale rivolto al mare e ai suoi morti, è un lavoro corale che presenta dodici donne vestite di nero che riprendono le tradizioni dei lamenti funebri e raccontano, tramite il contrasto tra il suono e il silenzio, la tragedia della morte in mare: “Nel piangere per il Mediterraneo e i suoi morti tento di ridare dignità, attraverso un’azione poetica e politica, a quelle vite considerate sacrificabili, quelle che non meritano nemmeno il lutto, come afferma la filosofa Judith Butler. In questo lavoro, infine, mi interrogo anche sulla natura del corpo da una prospettiva postfemminista, suggerendo la possibilità di un corpo liquido da un lato e di una creatura acquea dall’altro”, così Valentina Medda parla del lavoro svolto in The Last Lamentation

Il video The Last Lamentation di Valentina Medda

Il video, però, è anche, e forse soprattutto, una performance partecipativa. L’opera lega il corpo delle performer con lo scenario circostante, tanto che il paesaggio esterno si plasma con quello interiore e il confine tra umano e naturale si annulla per far rispecchiare l’uno nell’altro. Inoltre, l’avanzare delle performer verso il mare avviene attraverso movimenti lenti e calmi, volti a creare una tensione drammaturgica perturbante che suscita nello spettatore una sensazione di sospensione costante. La curatrice Maria Paola Zedda definisce il progetto come “lontano dalla documentazione della performance e dal film di narrazione, l’opera video è un racconto astratto dove la relazione tra corpo, pathos, paesaggio si stratifica per sistemi di assenza e presenza” – e continua – “La lentezza non è maniera ma tensione drammaturgica, sospensione, corrente immaginifica che lascia parlare il dettaglio, la lateralità, e ripercorre il venire alla luce di un’assenza e della coralità del rito. Da questo quadro emergono minuscole figure nere, laterali, ai margini del frame: è un corteo funebre, un avanzare, un prendere corpo, spazio, un rivestire di tenebra il mondo”.
La presentazione del progetto artistico, in prima assoluta, è avvenuta tra giovedì 1 e sabato 3 febbraio: la proiezione del video ha avuto luogo negli evocativi spazi del Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna, nella Sala delle Catacombe, mentre il DAS – Dispositivo Arti Sperimentali ha ospitato la documentazione della realizzazione dell’opera, che ha coinvolto diverse realtà nazionali e internazionali.
L’opera video The Last Lamentation di Valentina Medda sarà esposta anche al MAN di Nuoro (dal 28 marzo al 16 giugno), per poi ritornare a Bologna, dove entrerà a far parte delle collezioni del MAMbo.


Chiara Battaglino

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