L’essenza del colore nella mostra di Claudio Olivieri a Mantova

Rende omaggio all’arte di Claudio Olivieri, scomparso nel 2019, la mostra allestita al Palazzo Ducale di Mantova. Un itinerario che ripercorre trent’anni di carriera.

La mostra Infinito visibile presenta una ventina di opere di Claudio Olivieri (Roma, 1934 – Milano, 2019) provenienti dall’archivio da poco istituito negli spazi di quello che fu il suo studio milanese. Una testimonianza d’affetto con una raccolta di lavori realizzati dai primi Anni Settanta ai Duemila; opere da cui l’artista non si voleva separare e punti fermi della sua ricerca. I gessetti, gli acquerelli e le carte dipinte costituiscono un esempio del suo progettare e agire, idee fermate con tecniche mai perentorie del segno ma evocative di idee materializzate con il colore, e quindi testimoni della sua costante indagine.

Claudio Olivieri in studio. Photo Matteo Crosera. Courtesy Archivio Claudio Olivieri, Milano

Claudio Olivieri in studio. Photo Matteo Crosera. Courtesy Archivio Claudio Olivieri, Milano

LA LUCE SECONDO OLIVIERI

La luce è sempre la prima luce è il titolo di una mostra del 2017 che sottolinea l’importanza della sua ricerca: attorno agli Anni Settanta, segno e traccia scompaiono e il colore prende il sopravvento sul segno. Un colore non senza struttura, un colore architettato visivamente per delineare più dimensioni, oltre il limite della tela. Come strumento dell’inafferrabile, la materia luce-colore diventa vincolo per esprimere il sensibile:
Ho sempre cercato di rifondare una luce, una luce che fosse talmente interna al lavoro, che non fosse distinguibile dalla materia, dal gesto, dalle forme che venivano man mano costruendosi… Una luce non intesa come illuminazione ma come luce interna”, affermava Olivieri.

Claudio Olivieri, Rubeo, 2008, olio su tela, 240x180 cm. Photo Fabio Mantegna. Courtesy Archivio Claudio Olivieri, Milano

Claudio Olivieri, Rubeo, 2008, olio su tela, 240×180 cm. Photo Fabio Mantegna. Courtesy Archivio Claudio Olivieri, Milano

LA PITTURA DI OLIVIERI

I lavori di Olivieri guardano all’Espressionismo Astratto statunitense, quello del Color-Field di Rothko, ma non si inseriscono in etichette e correnti proprio per la sua volontà di coltivare quella zona magica e spirituale. Il suo fare è oggetto di analisi e critica, ed è il lavoro stesso con il suo incedere a determinare la compiutezza di una tela. Il distacco, voluto per evitare l’autoreferenzialità, si attua attraverso uno strumento fondamentale per Olivieri, quello della rarefazione del pigmento con tecniche a spruzzo che consentono di non toccare la tela e assumere la giusta distanza dalla superficie intesa come spazio limite.
I titoli dei suoi quadri fanno riferimento all’intenzione primaria, la ricerca filosofica della luce: dal mito del mondo classico di Hera, Phanes e di Aphrodite si passa agli Inoltre, Incredulo o Barlume; titoli che sembrano parte di un unico discorso: la costante e operosa riflessione sulla trascendenza del colore come spazio spirituale.

Antonella Potente

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Antonella Potente

Antonella Potente

Se già da piccolo sai quello che vuoi è un guaio: ho passato le ore più belle a fantasticare del niente e a guardare le figure dell'enciclopedia e mi sono ritrovata a scegliere il Liceo Artistico, perché mi piaceva disegnare…

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