Le stanze della fotografia

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO LEONE DA PEREGO
Via Monsignor Eugenio Gilardelli 10, Legnano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

venerdì, 15.00 - 19.00
sabato e domenica, 10.00 - 12.30 | 15.00 - 19.00
Chiuso Domenica 27 marzo

Vernissage
05/03/2016

ore 18,30

Contatti
Sito web: http://www.museomaga.it
Biglietti

ingresso libero

Artisti
Giovanni Sesia, Aldo Tagliaferro, Micheal Ackerman, Raffaele Montepaone, Giovanni Mereghetti, Cecile Decorniquet
Uffici stampa
CLP
Generi
fotografia, collettiva

L’esposizione presenta le opere di Micheal Ackerman, Raffaele Montepaone, Aldo Tagliaferro, Giovanni Sesia, Giovanni Mereghetti e Cecile Decorniquet.

Comunicato stampa

L’esposizione presenta le opere di Micheal Ackerman, Raffaele Montepaone, Aldo Tagliaferro, Giovanni Sesia, Giovanni Mereghetti e Cecile Decorniquet.

Dal 6 marzo al 10 aprile 2016, a Busto Arsizio, Legnano, Castellanza, Olgiate Olona, Gallarate si tiene la V edizione del Festival Fotografico europeo, ideato e curato dall’Afi-Archivio Fotografico Italiano.
La fotografia torna protagonista lungo l’asse del Sempione, attraverso oltre trenta mostre, seminari, lectio magistralis, workshop, proiezioni, multivisioni, cinema e musica, letture dei portfolio, presentazione di libri, concorsi: un programma espositivo articolato ed esteso che si muove dalla fotografia storica al reportage d’autore, dalla fotografia d’arte alle ricerche creative fino alla documentazione del territorio.
A Palazzo Leone da Perego MA*GA viene presentata la mostra “Le stanze della fotografia” che vede come protagonisti le opere di Micheal Ackerman, Raffaele Montepaone, Aldo Tagliaferro, Giovanni Sesia, Giovanni Mereghetti e Cecile Decorniquet.
Gli artisti saranno rappresentati ciascuno con un nucleo consistente di opere cadenzate negli spazi espositivi dello storico palazzo.
Ciò che unisce la complessità delle ricerche presentate è, in particolare, l’attenzione verso l’uomo, la sua identità, la realtà sociale in cui vive e opera. Dai ritratti in bianco e nero di Ackerman e di Montepaone, potenti nel loro violento chiaroscuro, alla struggente ambientazione dei protagonisti di Sesia, fino alla vita oltre le mura del carcere di Mereghetti, le opere fotografiche mettono al centro l’uomo, la sua storia, la sua memoria.
All’interno di questo percorso, il MA*GA Leone da Perego di Legnano (via Girardelli 10) celebra il fotografo Aldo Tagliaferro (Legnano, 1936 - Parma, 2009) con le opere concesse in comodato dall’Archivio Tagliaferro alla collezione del Museo MA*GA.
Si tratta di un omaggio a un grande artista che ha usato la fotografia fin dagli anni settanta come proprio strumento privilegiato di indagine.
Tagliaferro attua un rovesciamento che porta il visitatore a essere provocato dall’immagine e quindi ad avere verso di essa un pensiero critico, facendolo diventare il vero protagonista della mostra.
Il mezzo, la macchina fotografica e il metodo, quasi scientifico, dell’analisi e della verifica, vengono utilizzati per indagare temi universali quali la morte, il tempo, la memoria, l’io.

Sabato 5 marzo, negli spazi esterni di Palazzo Leone da Perego, verrà inaugurata l’installazione permanente di Mme Duplok, Dammi una voce.
I nomi di alcuni artisti italiani scelti da Mme Duplok per la loro importanza e la loro evocatività sonora vengono interpretati dal performer vocale e jazz singer Boris Savoldelli e svolgeranno la funzione di segnalare l’apertura e chiusura quotidiana del museo grazie all’installazione permanente esterna.

Note biografiche degli artisti in mostra
Aldo Tagliaferro (Legnano, 1936 - Parma, 2009)
Formatosi in ambiente milanese, dal 1965 inizia una ricerca di documentazione e analisi critica del contesto socio-politico attraverso l’utilizzo di immagini fotografiche recuperate e restituite in senso critico.
Dal 1973 Tagliaferro si orienta verso l’analisi del comportamento dell’uomo e della formazione dell’io concepito come forma di memoria, identificazione e percezione della realtà esterna. A questo tema affianca la riflessione sulla fotografia come veicolo del ricordo, registrazione d’una presenza e costruzione di un’identità, ma anche come pura forma.
Nel 1979 si trasferisce per qualche anno nello Zaire entrando in contatto con la cultura africana.

Michael Ackerman (Tel Aviv, 1967)
Nato a Tel Aviv nel 1967, vive e lavora a Berlino. Nel 1974 emigra con la sua famiglia a New York e nel 1985 entra all’Università di New York, Albany, per lasciarla nel 1990 e rientrare a New York, spinto più dalla necessità di fotografare che di studiare. Le strade, la gente, la città e i suoi molteplici quartieri sono nutrimento delle sue esplorazioni spesso notturne. Tra il 1993 e il 1997 intraprende viaggi a Benares in India e le fotografie che ne derivano divengono oggetto del libro End Time City, pubblicato da Robert Delpire e Scalo nel 1999, che ottiene il Prix Nadar. Nel 1997 entra a far parte dell’agenzia e galleria VU’ a Parigi. Tra il 1995 e il 2000 continua a fotografare durante i suoi numerosi viaggi a Napoli, Parigi, New York, Marsiglia e Berlino. Le sue fotografie fanno parte d’importanti collezioni a livello internazionale tra cui quella di Martin Karmitz Traverse esposta nel 2010 ai Rencontres de la Photographie d’Arles.

Raffaele Montepaone (Vibo Valentia, 1980)
Raffaele Montepaone è un artista emergente che già annovera importanti riconoscimenti nazionali. Il suo progetto fotografico Life, tuttora in corso, prende vita nel 2007 con il primo scatto a Stilo, piccolo borgo dell’entroterra jonico reggino. Il primo ritratto fu quello della signora Concetta e gli valse la selezione per esporre nell’ambito di Expo Arte, all’interno di Affordable Art Fair Milano, dove si aggiudicò il secondo posto tra i nuovi talenti. Montepaone gira i paesini sperduti della Calabria realizzando immagini suggestive che documentano gli usi e i costumi delle vecchie generazioni e i loro legami con la terra, metaforicamente visibili nei solchi dell’epidermide. Le sue non sono soltanto rappresentazioni di vita rurale, ma intimi ritratti nei quali emerge un vissuto intero, immagini evocatrici di tempi passati. Montepaone ha l’abilità di far emergere dalle mani, dai volti solcati dal tempo e dalla fatica, dagli oggetti spesso usurati tutto il pathos di una vita fatta di sofferenze, ma ricca di dignità.

Giovanni Sesia (Magenta, 1955)
Dopo aver frequentato l’Accademia di Brera a Milano, Giovanni Sesia inizia a realizzare dipinti caratterizzati dall’accentuato cromatismo e dal segno forte. In seguito la sua pittura si sviluppa sulla ricerca tonale e sul contrasto tra luci e ombre lavorando tra astratto gestuale e suggestioni figurative. E’ in questo periodo che si avvicina alla fotografia quale mezzo tecnico da affiancare all’espressività pittorica. L’artista riesce a raggiungere un perfetto equilibrio fra i due linguaggi, in modo che l’uno aiuti l’altro a superare il proprio limite. La svolta è alla fine degli anni ’90 quando viene in possesso di un vecchio archivio fotografico di un ospedale psichiatrico in abbandono. Le immagini scelte da Sesia evocano la storia e la memoria. I volti, i luoghi, gli oggetti appaiono al tempo stesso lontani e familiari ed hanno la forza di penetrare nell’anima e di chiedere di non essere dimenticati. Per porre l'accento sull’umanità dei suoi soggetti, Sesia utilizza abilmente i colori caldi della terra, i bruni, l’ocra e la ruggine.

Giovanni Mereghetti (Casorezzo,1961)
Fotogiornalista e docente di fotografia, Mereghetti inizia la sua attività di fotografo nel 1980 come free-lance. Successivamente collabora con le più importanti agenzie italiane, specializzandosi in reportage geografico e fotografia sociale. Nel corso della sua carriera ha documentato l’immigrazione degli anni ’80 a Milano, il ritiro delle truppe vietnamite dalla Cambogia, la via della seta da Pechino a Karachi, l’embargo iracheno, il lavoro minorile in Malawi, gli aborigeni nell’anno del bicentenario australiano, nonché numerose spedizioni sahariane. In Ragazzi oltre il muro lo ritroviamo ancora impegnato su temi di fotografia sociale. Con questo progetto l’artista vuole documentare la vita, gli stati d’animo, le speranze di chi guarda il mondo attraverso le sbarre di un carcere.

Cécile Decorniquet (Parigi, 1983)
Laureata alla scuola di fotografia Gobelin di Parigi, lavora come fotografa e inizia a mostrare i suoi scatti in gallerie e festival nel 2008. Influenzata da Joel Peter Witkin, Jan Saudek e David Lynch, l’artista mette in evidenza l’ambiguità tra infanzia e età adulta in un mondo fantastico dove niente è reale e dove non esistono spazio e tempo. I ritratti che Cécile Decorniquet presenta, sia in Ingénues che in Ladies, mettono in discussione i limiti della rappresentazione e mostrano un mondo di sogno, fantastico e magico. L’artista veste le ragazzine da lei ritratte come delle signorine dell’epoca vittoriana, senza malinconia o insofferenza. La malizia che emanano i suoi lavori sfida e interroga il pubblico. Trae ispirazione dai grandi ritratti di Valérie Belin e da Lewis Caroll. Si discosta dalla funzione della fotografia di rappresentare una realtà che ci offre una visione fantastica dell’infanzia, immergendoci in un mondo surreale come se fossimo dall’altra parte dello specchio, come in un “looking glass”.