Gino Sabatini Odoardi – Tra Le Pieghe (Entre les Plis)

Informazioni Evento

Luogo
GOWEN CONTEMPORARY
4 rue Jean-Calvin, 1204 , Genève, Switzerland
Date
Dal al
Vernissage
06/06/2013
Artisti
Gino Sabatini Odoardi
Curatori
Alessandra Anzini
Generi
arte contemporanea, personale
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La Mostra, co-curata da Laura Gowen e Alessandra Anzini, presenta i lavori recenti di Sabatini Odoardi, composti da sculture, istallazioni e disegni che interagiscono attraverso la bianca superficie, sinuosa e fredda, della termoformatura, su cui talvolta si inserisce il nero della grafite, con un’unica interruzione accidentale di una piega rossa.

Comunicato stampa

Quel Piegare è Amor, Quell’é Natura
(Dante, La Divina Commedia. Purgatorio, Canto XVIII)

Gowen Contemporary è lieta di annunciare la prima mostra dell’artista italiano Gino Sabatini Odoardi in Svizzera. La Mostra, co-curata da Laura Gowen e Alessandra Anzini, presenta i lavori recenti di Sabatini Odoardi, composti da sculture, istallazioni e disegni che interagiscono attraverso la bianca superficie, sinuosa e fredda, della termoformatura, su cui talvolta si inserisce il nero della grafite, con un’unica interruzione accidentale di una piega rossa.

Questi ultimi lavori sono la chiave di volta di un percorso di anni, in cui le esperienze accanto ad artisti come Fabio Mauri e Jannis Kounellis, e le costanti letture critiche, si traducono in segni in trasformazione, mutazioni di stili, sino a raggiungere e ad appropriarsi del procedimento materico della termoformatura in polistirene, che lo renderà artista maturo, con un linguaggio unico nel panorama italiano e internazionale. Questa tecnica parte venti anni fa dai ‘’sottovuoti’’, realizzati con plastiche trasparenti, che permettevano l’ibernazione dell’oggetto. La termoformatura consente all’artista di annullare ‘’il rumore retinico’’ dei colori dovuto alla trasparenza, utilizzando fogli di polistirene bianchi, neri o rossi. Il lavoro si sviluppa in tre fasi: riscaldamento della plastica mediante resistenze ad alte temperature, unione dell’oggetto con il polistirene allo stato elastico mediante sottrazione dell’aria e raffreddamento che imprigiona l’oggetto in maniera definitiva sotto la plastica divenuta irrimediabilmente rigida. Si tratta di un percorso interamente manuale, in cui la scultura inizia a prendere forma visivamente piano piano, con gesti che non permettono repliche o ripensamenti. L’oggetto nascosto e rivelato dalle termoformature, è bloccato e al contempo rivitalizzato, nella costante tensione di liberarsi per tornare al mondo. Ambizione sottile e continua dell’arte di Sabatini Odoardi: strappare più cose possibili all’oblio, di cui ha un sacro e dichiarato orrore.

La raffinatezza e la palpabile morbidezza formale, la sensibilità estetica di chiara matrice classica di Sabatini Odoardi si pongono in sorprendente contrasto con la tematica provocatoria e dissacratoria della sua opera. Il terreno su cui ci muoviamo sembra slittare continuamente sotto i nostri piedi. Proprio questa è, infatti, l’intenzione di Sabatini Odoardi: insinuare il dubbio, rimettere in discussione la realtà, rompere gli equilibri su cui poggia la nostra cultura, scardinandone le sicurezze, in un continuo rimando senza risposta. Bersaglio della sua opera è il pensiero tradizionale e il modo di porsi dell’uomo, nel continuo bisogno di conferme di fronte all’inconoscibilità del mondo. Le antitesi morte-vita, Dio-agnosticismo attraversano trasversalmente gran parte della sua opera, spesso in bilico tra il sacro e il profano. La ripetizione diventa rituale, sfida. L’idea seriale, modulare, amplifica, in una strategia ossessiva e seduttiva al tempo stesso, discorsi e ritmi. E’ il caso delle grandi istallazioni, come Perdersi Dentro un Bicchiere d’Acqua, 2001, Si Beve Tutto Ciò Che Si Scrive 2002, o Senza Titolo, 2013, presente in mostra. In quest’opera 21 stracci ‘’sublimati’’, plasmati a mano singolarmente, non vincolati da nessun oggetto, creano un gioco ritmico e modulare, rotto da un vuoto, un drappo indisciplinato, che si sottrae alla consuetudine e si depone a terra, sfugge alla regola dell’armonia.

Le opere presentate in questa mostra, si affrancano dalla precedente simbologia, palesemente dissacratoria dell’ordine culturale e religioso precostituito, e raccontano segni e concetti, da sempre appartenuti all’arte di Sabatini Odoardi, assoluti e universali. Pieghe e panneggio si animano e in alcuni casi celano tracce e segni che coincidono con gli elementi essenziali della percezione, quali luce/ombra, bianco/nero, dentro/fuori. Panneggi che nelle loro infinite combinazioni, raccontano gli innumerevoli risvolti della vita, dove niente è chiaro e rivelato. E questo concetto si materializza nei disegni nascosti e irrimediabilmente negati tra le pieghe della serie di sculture Senza Titolo, 2013, nella “cripta” della galleria, che esistono esclusivamente nella loro percezione di ignoto.

____________________________________________________________________________________________________________ Si è diplomato al Liceo Artistico di Pescara e successivamente in Pittura all’Accademia di Belle Arti di L’Aquila. Negli anni del Liceo ha conosciuto il lavoro di Ettore Spalletti, docente di Discipline pittoriche. Durante gli studi accademici determinanti sono stati gli incontri con Fabio Mauri, docente di Estetica (con il quale è stato performer in “Che cosa è il fascismo” nel 1997 alla Kunsthalle di Klagenfurt in Austria e successivamente assistente), Jannis Kounellis (di cui è stato allievo nel 1998 all’Aquila nell’ambito del Seminario-Laboratorio curato da Sergio Risaliti). Artista poliedrico, ma con solidi riferimenti all’arte concettuale, ha al suo attivo un nutrito curriculum di mostre importanti, personali e collettive. Tra i vari premi: nel 1999 ha ricevuto da Alfred Pacquement (Centre George Pompidou) “Le prix des Jeunes Createurs” all’Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi, il riconoscimento a Roma (tra gli artisti già affermati in ambito nazionale) “Premio Unione Latina” 2003 e la Menzione Speciale del “Premio Celeste” 2005 di San Gimignano curato da Gianluca Marziani. Nel 2001 è stato invitato da Angela Vettese a prendere parte alla 52° edizione del Premio Michetti. Nel 2005 ha esposto a Torino ad Artissima 12 il nuovo ciclo di lavori realizzati con l’innovativo processo della “Termoformatura”, in tale occasione è stato presentato il catalogo monografico “The White Album” a cura di Luca Beatrice. Nel 2006 nello spazio di Viafarini a Milano, ha partecipato al workshop con Antoni Muntadas curato da Gabi Scardi. Nel 2010 è uscito il suo grande volume monografico a cura di Francesco Poli e Massimo Carboni nelle ed. Logos. Nel 2011 è stato invitato alla 54. Biennale di Venezia. Vive e lavora tra Pescara e Roma.