La collezione di arte contemporanea che non ti aspetti a Firenze la conserva un Gabinetto letterario
Con oltre due secoli di storia alle spalle, il Gabinetto Vieusseux conserva 600mila volumi e 160 fondi archivistici, ed ha contribuito alla nascita della letteratura nazionale italiana, oltre che al dialogo tra le culture letterarie d’Europa. Ma il centro custodisce anche un’insospettabile raccolta di quasi 3mila opere d’arte
Era il 1820, quando il Gabinetto Vieusseux – che dal suo fondatore prende il nome – inaugurava a Firenze per iniziativa dell’erudito ligure di origini ginevrine Gian Pietro Vieusseux, che in città era arrivato solo l’anno prima, dopo aver a lungo viaggiato per l’Europa e la Russia, al seguito del padre commerciante. L’idea originale fu quella di offrire un punto lettura pubblico, fruibile su abbonamento, con pubblicazioni da tutta Europa: una biblioteca costantemente aggiornata che proponesse le migliore pubblicazione italiane e straniere, inizialmente allestita negli spazi di Palazzo Buondelmonti, in piazza Santa Trinita. Per la promozione delle arti e delle scienze attraverso una circolazione senza censura delle idee, che facesse della divulgazione e dello studio gli strumenti essenziali per sostenere le varie forme di progresso: civile, economico, scientifico, culturale.
La storia del Gabinetto Vieusseux di Firenze
Nel corso dell’Ottocento, il Gabinetto sarebbe diventato un centro di primaria importanza per il consolidamento e l’evoluzione di una letteratura nazionale italiana, grazie al prolifico contatto con le coeve esperienze internazionali. Tra i suoi “abbonati”, il Gabinetto poteva contare su Giacomo Leopardi – che qui nel 1827 incontrò Alessandro Manzoni – Gino Capponi, Pietro Colletta, Pietro Giordani, Vincenzo Gioberti; ma anche Stendhal, Schopenhauer, e più tardi Zola e Dostoevskij.
Dal 1921 divenne di proprietà del comune di Firenze e traslocò, tra il 1923 e il 1940, all’interno dell’ex Chiesa di Santa Maria Sopra Porta. Poi trovò la sua collocazione definitiva in Palazzo Strozzi; primo direttore nella nuova sede fu, dal 1941, lo scrittore Alessandro Bonsanti (ma tra i direttori storici figura anche Eugenio Montale), che apportò significative novità. Al Gabinetto furono infatti istituiti un Laboratorio per la conservazione dei libri danneggiati dall’alluvione di Firenze del 1966 (250mila volumi conservati nei sotterranei di Palazzo Strozzi), il Centro Romantico (giugno 1973) per gli studi sul Romanticismo e l’Archivio Contemporaneo (ottobre 1975).
La raccolta di opere d’arte del Gabinetto Vieusseux
E proprio quest’ultimo rappresenta per la storia dell’arte del Novecento e dei primi Anni Duemila un’insospettabile miniera di tesori poco conosciuti, legati alla storia degli autori e dei letterati che al Gabinetto hanno donato i propri fondi e archivi. L’incredibile archivio del Gabinetto – oggi conservato tra Palazzo Strozzi e Palazzo Corsini Suarez – custodisce infatti non sono opere autografe, lettere, documenti di autori come Cristina Campo, Pier Paolo Pasolini, Federigo Tozzi, Alberto Savinio, Giuseppe Ungaretti, Giorgio Caproni, Vasco Pratolini e molti altri (per un totale di 600mila volumi, 160 fondi archivistici, oltre 750mila documenti, e, dal 2020, un Archivio delle scrittrici del nuovo millennio, con materiali ceduti dalle maggiori scrittrici italiane contemporanee, da Silvia Avallone a Michela Murgia, Valeria Parrella, Elena Stancanelli, Nadia Terranova, Chiara Valerio), ma anche quasi 3mila opere d’arte, tra dipinti, disegni e sculture.

L’arte contemporanea attraverso le collezioni dei grandi scrittori
Al patrimonio artistico è stato dedicato, all’inizio del 2025, anche un volume – Opere fra le carte. La collezione del Vieusseux, a cura di Daniela Ferrari – pubblicato con il contributo di Fondazione CR. Nel catalogo edito da Polistampa, il materiale della collezione è suddiviso in tre macrocategorie: l’immagine a servizio della parola, lo scrittore di grido che si cimenta con l’arte della pittura, l’artista del colore che ha donato la memoria di un’intera esistenza al Gabinetto Vieusseux. La raccolta, infatti, include opere autografe degli stessi autori o collezioni private che lo scrittore di turno donò al Gabinetto. Qualche esempio? Oltre 300 opere di Pasolini in veste di pittore e disegnatore – tra autoritratti, schizzi e sceneggiature di fumetti – ma anche schizzi di Montale, ritratti di Nano Campeggi, Adriana Pincherle, Nanni Balestrini, Giorgio Morandi, opere di Renato Guttuso e Goya. Tra gli ultimi ingressi, la scorsa estate, l’artista modenese Erio Carnevali ha donato uno dei quadri parte del ciclo Pittura complessa.
Il catalogo online della raccolta d’arte del Gabinetto Vieusseux
Ma tutte le opere d’arte presenti in archivio possono essere rintracciate online, sulla piattaforma di ricerca pensata per divulgare la raccolta del Vieusseux, con la possibilità di navigare tra i fondi, scegliere un autore o indicare il titolo di un’opera di cui si vuole sapere di più. Dal già citato Autoritratto schizzato da Pasolini nel 1965 all’acquaforte raffigurante un Noce firmata da Renato Guttuso e proveniente dal fondo di Alberto Arbasino, come pure il dipinto astratto realizzato da Nanni Balestrini nel 2010. Il Goya presente in collezione è invece un’incisione del 1795 (Tal para qual) confluita al Gabinetto con il fondo di Luigi Dallapiccola.
Consulta qui il catalogo delle opere d’arte del Gabinetto Vieusseux
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