Mark Rothko: a Firenze una grande mostra diffusa celebra il suo legame segreto col Rinascimento
Per la primavera del 2026 Firenze si prepara a raccontare una storia complessa e appassionante attraverso uno dei progetti espositivi più significativi mai dedicati in Italia al celebre artista
Quando nel 1913 un ragazzino di dieci anni, di origini ebraiche e appena sbarcato dall’Europa orientale, arrivò a Portland con la famiglia dopo un lungo viaggio, nessuno avrebbe potuto immaginare che quel bambino avrebbe cambiato per sempre il rapporto dell’arte con il colore e con il silenzio. Markus Yakovlevich Rothkowitz, divenuto poi Mark Rothko (Daugavpils, 25 settembre 1903 – New York, 25 febbraio 1970), portò con sé l’eredità di una formazione scolastica intrisa di spiritualità e una storia familiare segnata dall’emigrazione: elementi che più tardi avrebbero trovato eco nei suoi campi cromatici meditativi, sospesi tra luce e abisso.
La vita di Mark Rothko
Dopo gli anni a Yale, abbandonati senza rimpianti, e l’approdo nella New York fervida degli Anni Venti, Rothko si formò accanto a figure come Max Weber, Milton Avery e Adolph Gottlieb. Passò attraverso il mito, il primitivismo, il surrealismo, fino a trovare la propria voce in grandi tele attraversate da rettangoli di colore, pensate come luoghi di esperienza emotiva prima ancora che estetica. Fu una ricerca lenta, che lo accompagnò per decenni, tra amicizie artistiche, commissioni rifiutate, periodi di insegnamento e una crescente consapevolezza del potere spirituale della pittura.
La mostra su Mark Rothko a Palazzo Strozzi di Firenze
E oggi Firenze si prepara a raccontare questa storia complessa e appassionante con uno dei progetti espositivi più significativi mai dedicati in Italia al celebre artista. Dal 14 marzo al 26 luglio 2026, la Fondazione Palazzo Strozzi presenta, infatti, una grande mostra diffusa che ne esplora le risonanze più profonde con la città e il suo patrimonio rinascimentale. Curata da Christopher Rothko, figlio dell’artista, insieme a Elena Geuna, l’esposizione si articola in un percorso che unisce tre luoghi simbolo. Il cuore del progetto sarà a Palazzo Strozzi, dove verranno presentate opere dal 1930 al 1970, con dipinti monumentali molti mai esposti in Italia, provenienti dalla famiglia dell’artista e da collezioni e musei internazionali. Ma il dialogo si espanderà oltre le sale del palazzo: alcune opere entreranno infatti in dialogo con gli affreschi di Beato Angelico al Museo di San Marco, mentre un’altra sezione troverà spazio nel vestibolo michelangiolesco della Biblioteca Medicea Laurenziana.
Il rapporto di Mark Rothko e la città di Firenze
Rothko visitò Firenze nel 1950 insieme alla moglie Mell, durante un viaggio che lasciò un segno indelebile nella sua immaginazione: l’incontro con i maestri del Trecento, Quattrocento e Cinquecento lo accompagnò per tutta la vita, alimentando quella dimensione quasi sacra del colore che avrebbe segnato la sua maturità artistica. Così, a più di cinquant’anni dalla sua scomparsa, Rothko continua a essere un punto di riferimento imprescindibile e un artista tra i più amati e contesi del mercato internazionale. Ma a Firenze, più che i record d’asta, conterà la possibilità di avvicinarsi al nucleo più fragile e intenso della sua ricerca: quel tentativo ostinato di trasformare il colore in voce, spazio, meditazione.
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati