Playing God. Il gioiello d’animazione tutto italiano ora è in shortlist agli Oscar
Il cortometraggio realizzato dalla giovane indie factory Studio Croma ha per protagonista l’argilla, in un mix di thriller e horror
È del giovane studio d’animazione indipendente Studio Croma Animation il corto Playing God, che dal 2017 ad oggi ha creato una vera e propria community di persone che, passo dopo passo, ha seguito la realizzazione del cortometraggio. Fino ad arrivare allo step più importante, la shortlist dei 15 migliori corti animati dei prossimi Oscar. Il viaggio del film è iniziato con una massiccia promozione del crowdfunding attraverso una delle maggiori piattaforme al mondo, ed è arrivato fino a raggiungere oltre 160 selezioni ufficiali nei Festival di tutto il mondo, conquistando 80 premi tra cui il Nastro d’Argento 2025 come Miglior Cortometraggio d’Animazione.
Il numero 815, il protagonista del dark drama in stop-motion
Il cortometraggio, che vede la regia di Matteo Burani e le animazioni di Arianna Gheller, è interamente realizzato in stop-motion, una delle tecniche d’animazione più antiche e allo stesso tempo molto utilizzate oggi da registi come Tim Burton, Henry Selick, Wes Anderson, Peter Lord, Guillermo del Toro (con il suo Pinocchio in stop-motion vinse proprio l’Oscar come miglior film d’animazione nel 2023). In Playing God, il lavoro umano e artigianale è messo in evidenza dallo stesso storytelling, che affida il ruolo di “creatore-Dio” proprio a mani umane, mosse anch’esse con la tecnica del passo uno (pixilation).

“Playing God”, il gioiello d’animazione italiano in shortlist agli Oscar 2026
Il “creatore” è uno scultore tormentato, che nel suo oscuro laboratorio dà alla luce un’opera che secondo lui deve essere perfetta. Quando, però, si accorge che la sua creatura non raggiunge la perfezione, la abbandona. È proprio qui che le sue sculture d’argilla si animano, non accettando il proprio destino e cercando di liberarsi dal piedistallo a cui sono bloccate. L’ultima scultura realizzata, la numero 815, è la protagonista del film: nel tentativo di raggiungere il suo creatore finisce per autodistruggersi, trovando compassione ed empatia da parte delle altre opere abbandonate e deformi.
Metafora della fragilità umana e autoanalisi del lavoro degli animatori sono le due direttrici che hanno guidato le motivazioni del regista. L’argilla nel corto è resa con plastilina di un colore vinaccia che ricorda molto le tonalità del Compianto sul Cristo Morto di Niccolò Dall’Arca (complesso ligneo conservato nella chiesa di Santa Maria della Vita a Bologna, città dove ha sede lo Studio). L’atmosfera dark e la colonna sonora da thriller accompagnano le fasi della creazione dei puppet, fino a far confondere argilla, plastilina e carne, liquidi corporei e bulbi oculari che sembrano davvero vivi e sofferenti. Nel trailer del film si possono ritrovare perfettamente la palette cromatica e la tensione narrativa. Per vedere tutto il corto, bisognerà attendere il prossimo festival o, magari, gli Oscar 2026.

Le sfide produttive, l’artigianato del cinema che si fa arte
La tecnica con cui è realizzato il cortometraggio presenta diverse sfide, poiché la stop-motion è di per sé un lavoro molto lungo e minuzioso. In una nota il regista Matteo Burani afferma che “la stop-motion è un processo dispendioso, ma racchiude la vera e propria essenza del cinema. Quello che vedete è qualcosa di impossibile: pochi secondi di cortometraggio sono mesi di lavoro”. Il procedimento è molto artigianale, legato alla materia e ai materiali: dal fil di ferro alla plastilina, dal legno alla carta tutto è plasmato frame by frame con tre differenti tecniche: puppet animation, clay animation e pixilation. Nel making of si raccontano i due anni di animazione, curata da Arianna Gheller, che hanno portato alla realizzazione di oltre 20.000 scatti con pochissima post-produzione. Sole Piccininno ha creato le 50 sculture del corto: tutti i personaggi sono nudi, una scelta che li avvicina all’immagine primordiale della creazione dell’uomo. Alcune sculture ricordano molto un essere umano completo mentre altre hanno quasi perso le fattezze riconoscibili e sembrano sciolte. Le reference usate per questi personaggi sono senz’altro zombie e creature demoniache, ma anche malformazioni e malattie. Playing God è un corto con una forte anima introspettiva e horror, pensato per un pubblico di adulti; indipendente da logiche di mercato, che ha scelto la via più difficile ma più vera per arrivare al cuore degli spettatori.
Il corto, una coproduzione Italia-Francia con il sostegno di Regione Emilia-Romagna attraverso Emilia-Romagna Film Commission, del Ministero della Cultura italiano e del CNC Centre National Du Cinema Et De l’Image Animèe (Francia), ha una distribuzione italiana con Sayonara Film e una distribuzione francese con Autour de Minuit. Altri riconoscimenti prestigiosi del film: Miglior Cortometraggio al 24FRAME Future Film Fest 2024; selezione alla 39esima Settimana della Critica alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove ha ricevuto il Premio FEDIC come Miglior Cortometraggio; partecipazione alla sezione internazionale del Festival Clermont-Ferrand 2025. I premi che hanno reso ufficialmente il film qualificato all’Oscar sono stati il Premio della Giuria e il Premio per il miglior Stop Motion al Festival Internazionale del Cinema Animayo a Gran Canaria, seguito poco dopo dal Miglior cortometraggio d’animazione al Tribeca Film Festival.
Giulietta Fara
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