Il grande amore tra Ulay e Marina Abramović in una mostra a Lubiana 

La vita e il lavoro dei due artisti si sono intrecciati in modo tumultuoso, creativo e libero per 12 anni, che ora sono al centro di una mostra alla Cukrarna Gallery. Con materiali inediti e un programma di re-performances

ART VITAL. 12 years of Ulay / Marina Abramović indaga per la prima volta in modo approfondito il legame professionale e di vita che unì Ulay (Solingen 1943 – Lubiana 2020) e Marina Abramović (Belgrado, 1946) negli anni fra il 1976 e il 1988. A fare da supporto al percorso ci sono video registrazioni delle performance, materiali d’archivio – libri, taccuini, lettere, note personali, disegni, fotografie –, memorabilia, musica e installazioni che rimandano alle opere della celebre coppia. 

Le parole di Marina Abramović su Ulay in occasione della mostra 

L’inaugurazione della mostra – curata da Alenka Gregorič, direttrice artistica di Cukrarna, e Felicitas Thun-Hohenstein dell’Accademia di Belle Arti di Vienna – è stata significativamente fissata per il 30 novembre, giorno di nascita di entrambi gli artisti. Nell’occasione, Marina Abramović ha ricordato che “Ulay era un uomo meraviglioso, carismatico, interessante, sexy e complicatissimo. Quegli anni sono stati un continuo saliscendi, fatto di creatività, libertà ma anche con momenti di grande tensione”. 

ART VITAL. 12 years of Ulay / Marina Abramovic. Foto: Blaz Gutman MGML
ART VITAL. 12 years of Ulay / Marina Abramovic. Foto: Blaz Gutman MGML

Una coppia nomade che ha attraversato l’Europa (e non solo) 

Marina e Ulay si incontrano ad Amsterdam nel 1976 proprio il 30 novembre presso la Galleria de Appel e iniziano la relazione artistica (e sentimentale) che li porterà ad essere la coppia più nota della performing e body art di quegli anni. “Lasciai Belgrado e, nonostante avessi già 29 anni, mia madre andò a denunciare la scomparsa alla polizia. Non tornai mai più indietro”, ricorda Abramović. I due artisti acquistano un furgone nero Citroën di seconda mano, un ex cellulare della polizia, e con quello iniziano a girare l’Europa e a partecipare a importanti eventi artistici come la Biennale di Parigi. “Lo avevamo attrezzato con un piccolo angolo per mangiare, i lettini per dormire, lo spazio per il nostro cane: c’era tutto e niente, eravamo incredibilmente poveri, ma felici e liberi”, spiega Marina. A Lubiana, il furgone, ritrovato e riacquistato in modo rocambolesco, è stato sistemato all’ingresso della mostra. Ormai da anni è un oggetto da museo, al pari degli iconici vasi gemelli in resina laccata nera che gli stanno accanto. “È uno dei pezzi a cui tengo di più dell’intera esposizione”, sottolinea Abramović. 

La mostra “ART VITAL. 12 years of Ulay / Marina Abramović” a Lubiana 

La mostra ripropone i video e le foto delle performance più famose come Relation in time (Bologna, 1977) durante la quale i due artisti, di spalle, rimangono legati per i capelli per 17 ore. O ancora Relation in space (Venezia, 1976) in cui i loro corpi nudi si incontrano e Interruption in space (Düsseldorf, 1977) dove l’incontro è impedito da pareti su cui ossessivamente Marina e Ulay si scontrano. Immagini ormai entrate nelle cronache dell’arte contemporanea, come The Lovers, Great Wall Walk che nel 1988 segnerà la fine del loro rapporto. Durante 90 giorni, Marina e Ulay camminano su parti opposte della Grande Muraglia cinese per incontrarsi infine al centro e dirsi addio. 

La separazione e la riconciliazione tra Ulay e Marina 

Seguiranno anni di rancore e dissidi sfociati nella causa intentata alla Abramović e, poi, vinta dall’artista tedesco. Nel 2016 l’artista serba sarà costretta a versare a Ulay 250 mila euro di indennizzo per uso improprio delle opere realizzate insieme. Negli ultimi anni arriva, però, la riconciliazione, favorita da Lena Pislak, vedova di Ulay, il cui vero nome era Frank Uwe Laysiepen. Come segno tangibile della ritrovata fraternità, le due donne, Marina Abramović e Lena Pislak, si sono ritrovate assieme sul palco durante la conferenza stampa di presentazione della mostra. Entrambe hanno collaborato, sia pure in modo diverso, alla sua realizzazione. Abramović ha voluto precisare di non essere intervenuta più di tanto nella scelta dei documenti da presentare, soprattutto i più intimi: “Decidere questa foto sì, questa no, scegliere quel determinato documento rispetto ad un altro avrebbe voluto dire dare un taglio troppo personale: ho lasciato le curatrici libere di scegliere per fare una mostra che raccontasse un periodo creativo piuttosto che solo un rapporto personale”. 

Lubiana, la scelta della capitale slovena per una mostra-evento 

Dal 2009, Ulay viveva e lavorava a Lubiana, dove è morto dopo una lunga battaglia contro il cancro. È sepolto, su sua richiesta, a Pirano, località slovena che affaccia sul mare Adriatico. La tomba del suo ex compagno è stata visitata nel 2024 da Marina Abramović che nel 2020 non aveva potuto partecipare ai funerali a causa della pandemia. Durante il periodo della mostra è previsto un programma di re-performances (a partire dal 9 dicembre e fino al 22 febbraio) durante i quali gli artisti Katarina Stegnar e Primoz Bezjak riproporranno alcune storiche perfomance di Ulay e Marina Abramović come Work relation, A similar illusion, Light / Dark. Un modo per valorizzare gli spazi di Cukrarna, l’ex raffineria di zucchero sulle rive del fiume Ljubljanica, a pochi passi dal centro città, che dal 2021 è diventato un’importante sede per l’esposizione e la produzione di arte contemporanea. 

Dario Bragaglia 

Lubiana // fino al 3 maggio 2026
ART VITAL. 12 Years of Ulay / Marina Abramović 
CUKRARNA GALLERY
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Dario Bragaglia

Dario Bragaglia

Dario Bragaglia si è laureato con Gianni Rondolino in Storia e critica del cinema con una tesi sul rapporto fra Dashiell Hammett e Raymond Chandler e gli studios hollywoodiani. Dal 2000 al 2020 è stato Responsabile delle acquisizioni documentarie e…

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