Cosa è la “matrescenza”? Una mostra a Londra racconta questo tema. Qui lo spiega la curatrice italiana
La racconta qui Paola Lucente la curatrice italiana residente nel Regno Unito da oltre 20 anni che ha co-diretto il Procreate Project, la prima impresa sociale nel Regno Unito dedicata al sostegno di artiste contemporanee che sono anche madri
La mostra Cells and Love invita tuttə – a prescindere dal genere o dallo status genitoriale – a un’esplorazione intima di una tra le esperienze umane più profonde: diventare madre.
Riunendo opere di artiste contemporanee che sono anche madri, attive nella pittura, scultura, installazione, video, performance e tessile, la mostra indaga l’intersezione tra maternità e pratica artistica. Al centro di Cells and Love si trovano una serie di dualità: creazione e separazione, sé e altrə, autonomia e responsabilità. Questi non sono dilemmi esclusivamente materni: sono esperienze umane universali, che attraverso la lente della maternità assumono nuova profondità e urgenza.
Che cos’è la matrescenza
La transizione verso la maternità, conosciuta come matrescenza, è spesso paragonata all’adolescenza per la sua intensità emotiva e fisica. È disorientante, espansiva, brutale. Rimodella l’identità, il tempo e persino il corpo. Eppure, le narrazioni culturali dominanti continuano a rappresentare la maternità in termini ristretti e idealizzati: perfezione, sacrificio, silenzio. Cells and Love si oppone a queste aspettative, offrendo opere che riflettono l’intero spettro dell’esperienza materna: tenerezza e rabbia, gioia e stanchezza, connessione e perdita.
Invece di presentare la maternità come un ruolo fisso o un’identità definitiva, la mostra la abbraccia come un processo vissuto e in continua evoluzione. Per alcune artiste, questo significa lavorare con nuovi materiali, gesti o ritmi; per altre, confrontarsi con la pressione di dover scegliere tra fare arte e crescere figliə. In ogni caso, il materno non è un tema, ma una forza: una forza che trasforma la pratica, la percezione e la produzione artistica.
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Il lavoro di cura nell’arte
Crediamo che queste domande vadano ben oltre la genitorialità. In un mondo in cui il lavoro di cura è essenziale ma sistematicamente svalutato, Cells and Love apre uno spazio per riflettere su come intendiamo la creazione, la responsabilità e l’identità. Non parla solo di maternità, ma di cosa significa prendersi cura: degli altri, di sé stessə e dei mondi fragili che abitiamo. Questa mostra sfuma i confini tra arte e vita, tra studio e spazio domestico, tra gioco e pratica. Si svolge nel terreno torbido e generativo in cui maternità e creatività si incontrano – luoghi spesso trascurati o svalutati. Qui, li rendiamo visibili.
Il seme di Cells and Love è stato piantato durante una serie di incontri di un book club per artiste madri.
Molte di loro si sono conosciute lì, unite dal bisogno condiviso di spazio, dialogo e cura. Il libro che ha catalizzato la conversazione è stato Matrescence di Lucy Jones, che esplora le trasformazioni emotive, fisiche e psicologiche che le donne attraversano nel diventare madri. Quello che è iniziato come una discussione si è evoluto in un desiderio condiviso: creare una mostra che potesse contenere la complessità di questi cambiamenti, e sostenersi a vicenda nel doppio lavoro di fare arte e fare maternità.
Maternità? La esplora a Londra la mostra Cells and Love
Le componenti del nucleo iniziale includono Farnaz Gholami, Gal Leshem e Michal Raz. Riconoscendo la necessità di una voce curatoriale sensibile sia alla politica della cura che al panorama dell’arte contemporanea, le artiste mi hanno invitato a unirmi al progetto come curatrice. Sono una curatrice indipendente con sede a Londra, con oltre 20 anni di esperienza e una profonda conoscenza della storia dell’arte femminista, della pratica interdisciplinare e delle metodologie collaborative. Ho ampliato il dibattito invitando nuove artiste a partecipare, allineandosi e celebrando l’etica del gruppo, giungendo a questa compagine impegnata sul tema: Anna Frijstein, Charlotte Warne Thomas, Diane Chappalley, Emma Cousin, Farnaz Gholami, Fiona Chambers, Flora Bradwell, Gal Leshem, Hannah Morgan, Lindsay Mapes, Lisa-Marie Harris, Ludovica Gioscia, Michal Raz, Or Lapid, Qian Qian, Sophie Goodchild.
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Le tematiche principali relative alla maternità
Cells and Love presenta una costellazione ricca ed emotivamente intensa di opere realizzate da artistə-madri e artistə-genitori, che affrontano le realtà stratificate della cura, della trasformazione del corpo e dei cambiamenti d’identità. Radicata nel concetto di matrescenza, la mostra si sviluppa attraverso pittura, scultura, tessile, video, installazione e performance, riflettendo la molteplicità e il paradosso della maternità, sia come esperienza vissuta, sia come metafora espansa. Attraverso alter ego come “Mamma Ragno” e “Mamma Pera”, Anna Frijstein usa umorismo, assurdità e simbolismo per esplorare archetipi materni. MAMA’S MAYHEM e i capi un(b)wearable riflettono l’ambivalenza, il sacrificio e la dissoluzione dell’identità nella prima maternità, con ricorrenti motivi di porridge, pere e catene. Tainted Love di Charlotte Warne Thomas accosta il corpo materno a riprese di una raffineria d’oro, interrogando il valore attribuito all’amore e alla cura nel contesto capitalistico. Il suo corto Mummy’s Always on Her Phone rivendica le tracce digitali frammentarie del caregiving. Diane Chappalley realizza grandi dipinti a olio e ceramiche floreali “ansiose” meditano su lutto, rinascita e matrescenza. Le figure, raccolte su sé stesse, evocano l’immagine del grembo e gli abissi emotivi del periodo che segue il parto. I fiori votivi diventano testimoni silenziosi di vulnerabilità e cambiamento. Emma Cousin si presenta con opere realizzate prima e durante la gravidanza che celebrano, con ironia e reverenza, l’intelligenza corporea e la trasformazione del corpo materno.
Le artiste in mostra a Londra
Farnaz Gholami propone dipinti intimi che raccontano i cambiamenti di tempo, spazio e percezione dopo la nascita. Gli interni domestici, riorientati attraverso lo sguardo del neonato, rivelano una dimensione di contenimento e trasformazione. Fiona Chambers, con i suoi “quadri pelosi” sovverte i confini tra corpo, pittura e tessuto. Le opere rispondono alla disconnessione viscerale e alla successiva riconnessione, vissute attraverso il parto e la maternità. Le opere di Flora Bradwel sprigionano un’energia grottesca, esuberante e femminile mostruosa. Dinner, The Tower e Snake Oil fondono umorismo e orrore per sfidare gli ideali patriarcali della maternità e l’oppressione domestica. Gal Leshem con Becoming a Habitat utilizza piante medicinali per creare sculture tessili e opere sonore. I lavori evocano saperi ancestrali e la pelle materna come spazio poroso di connessione, cura e guarigione. Hannah Morgan presenta AV3G, una pianta di aloe vera diventa simbolo di cura, memoria e perdita intergenerazionale. Film e calchi vegetali si intrecciano a rituali domestici e pratiche comunitarie legate alla maternità. Lindsay Mapes con In Stitches unisce artigianato e pittura, abbracciando l’imperfezione e il gioco. Ricami e texture rivelano la fatica ripetitiva della cura e il processo creativo/materno come gesto spontaneo e veritiero.
Le opere sulla matrescenza di Cells and Love
Lisa-Marie Harris propone sculture in pelle cucite a mano come Tensile e Lip che esplorano il vincolo corporeo e il lavoro femminile. Queste astrazioni materiche incarnano la tensione, il controllo e la pressione silenziosa del ruolo materno. Ludovica Gioscia presenta Tryptic of Love, orecchini giganti in cartapesta ispirati alla fertilità, alla PMA e alla vita postpartum. Tra motivi corporei e kitsch nostalgico, celebrano vulnerabilità e forza materna. I Follow Rivers di Michal Raz è una serie di pannelli misti che cattura l’intensità della maternità durante i primi mesi dopo il parto. Tra chakra, fiabe e simboli archetipici, l’artista traccia un viaggio fatto di euforia, stanchezza e trasformazione interiore. L’opera di Or Lapid ruota attorno al desiderio di trattenere l’infanzia, un impulso tenero e malinconico a preservare l’innocenza nel passare del tempo. Brave New World di Qian Qian è una serie partecipativa che ritrae storie di nascita sotto forma di embrioni. The Search è un’animazione pittorica che intreccia riproduzione, lutto e maternità speculativa attraverso un linguaggio tra scienza e mito. Gli arazzi in feltro di Sophie Goodchild, infine, esplorano caos, contenimento e ciclicità. Ispirati a spirali naturali e processi geologici, le opere nascono da gesti tattili e intuitivi che raccontano la maternità attraverso materia e simbolo.
Paola Lucente
Cells and Love – Una mostra che esplora la matrescenza attraverso l’arte
A cura di Paola Lucente
Gallery 1, 1 Poultry Street, Londra EC2R 8EN
Londra // fino al 6 dicembre
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