Bernardo Strozzi e Piero Manzoni. Due maestri dell’arte italiana sono a confronto a Milano
Un accostamento inedito mette in relazione due artisti di epoche diverse e in apparenza inconciliabili per intessere un dialogo serrato tra la pittura barocca di Strozzi e gli Achromes di Manzoni
Nati a distanza di quattrocento anni, uno “da poveri parenti” e l’altro da famiglia aristocratica, Bernardo Strozzi (Genova, 1581 – Venezia, 1644) e Piero Manzoni (Soncino, 1933 – Milano, 1963) sono figure diverse ma accomunate dallo spirito di libertà nella ricerca. Entrambi intraprendono degli studi a cui non saranno mai destinati – il primo di Lettere e il secondo in Giurisprudenza – e sono entrambi autodidatti: Strozzi frequenta per poco tempo la bottega di un pittore toscano per poi scoprire una vocazione religiosa e Manzoni fugge la vita universitaria per frequentare gli studi dei pittori legati al movimento nucleare. È inedito però l’accostamento tra questi due grandi maestri proposto dalla galleria BKV Fine Art di Milano.
A Milano una mostra accosta gli artisti Bernardo Strozzi e Piero Manzoni
Aperta dal 17 ottobre al 19 dicembre 2025, la mostra Bernardo Strozzi – Piero Manzoni. Presenza Assenza, realizzata in collaborazione con la Fondazione Piero Manzoni, mette in relazione le opere dei due pittori, uno figura cruciale della pittura del primo Seicento a Genova e l’altro artista innovativo nel panorama artistico milanese e internazionale del dopoguerra. Una trentina di opere, in apparenza inconciliabili, creano tuttavia un dialogo serrato tra la rigogliosa pittura barocca di Strozzi e gli Achromes di Manzoni, realizzati in tela grinzata, panno cucito, fibra di vetro,l polistirolo e cotone idrofilo.
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Bernardo Strozzi e Piero Manzoni a confronto
Strozzi è considerato uno dei massimi protagonisti della stagione del Barocco genovese e uno dei più importanti pittori di genere del Seicento italiano. Dal linguaggio manierista si sposta verso un maggiore naturalismo, influenzato dal vivace clima culturale di fine XVI Secolo, e un linguaggio più propriamente barocco, elaborato da Barocci, Caravaggio, Gentileschi, Procaccini, Rubens, Van Dyck, Velázquez. Ritiratosi in convento fino alla morte del padre e poi minacciato di arresto per l’esercizio illecito della professione di pittore, fugge a Venezia: qui osserva la scuola veneta, Tintoretto e Veronese, e affina il proprio stile. Un percorso ben diverso da quello di Piero Manzoni, la cui folgorante carriera è stata stroncata da una morte prematura, e la cui attività è stata scandita da una fitta produzione di manifesti teorici e mostre di rilievo internazionale.
A Milano una mostra mette a rapporto un maestro dell’arte del Seicento e uno del Novecento
Il lavoro del pittore genovese prende avvio da echi caravaggeschi, come vediamo nel Martirio di Sant’Orsola (1618 – 1620 ca.): Strozzi si concentra sulla superficie pittorica, con la luce non entra nel ductus pittorico ma rimbalza sulla materia. La fase veneziana, l’ultima nella sua carriera, vede accentuarsi la libertà di stesura pittorica, evidente soprattutto nelle pennellate bianche dei ritratti, come nel Ritratto di frate cappuccino (1635 – 1640 ca.).
Un uso originale dei materiali caratterizza anche gli Achromes di Manzoni, quadri senza colore, più che bianchi, dove la superficie diventa un’area di libertà tendente all’infinito. In questa serie di opere è centrale il tema dell’assenza, come scrisse l’artista nel 1960: “Perché invece non vuotare questo recipiente? Perché non liberare questa superficie? Perché non cercare di scoprire il significato illimitato di uno spazio totale, di una luce pura e assoluta?”.
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