Una grande mostra di Mirko Basaldella da vedere a Milano. Con tutto il fascino arcaico
Con oltre 60 opere Scaramouche Gallery riporta in vita la produzione newyorkese degli Anni ‘50 e ‘60 del grande artista udinese, che unisce influssi arcaici ed etruschi a linguaggi contemporanei
L’avevamo visto non molto tempo fa, alla Fondazione Luigi Rovati di Milano, protagonista di uno dei loro ormai celebri progetti di accostamento tra etrusco e contemporaneo. Lo ritroviamo qui, ad accompagnare tutta la coda del 2025, con una grande mostra alla Scaramouche Gallery di Milano. È Mirko Basaldella (Udine, 1910 – Cambridge, 1969), udinese di nascita, arcaico nell’iconografia, novecentesco con forti tangenze cubiste e astratte nello stile e nelle sperimentazioni. Nel citato contributo milanese passato ne si era colto a pieno il ricco portato di cultura archeologica e ancestrale – il suo Leone urlante si confondeva tra i bronzi etruschi essenziali ed espressivi – ora ne si vede un ampio scorcio di produzione in cui passato e presente si condensano. Con oltre 60 opere collocate in prevalenza tra gli Anni ‘50 e ‘60, la galleria milanese racconta l’immaginario di Basaldella e i suoi miti riletti in chiave attuale, tesi a esprimere le inquietudini e le speranze di rinascita del Dopoguerra internazionale.

La mostra di Mirko Basaldella da Scaramouche Gallery a Milano
Oltre trent’anni di studio e ricerca si condensano nella nuova mostra – nonché terzo capitolo espositivo dall’inaugurazione – di Scaramouche Gallery. Gli spazi milanesi accolgono con un convincente allestimenti ligneo una selezione di sculture, dipinti e disegni tratti dal nucleo in mano alla vedova dell’artista Serena Cagli Basaldella, poi passate agli eredi Zariski. Il titolo, Iconografia e mito, suggerisce immediatamente la chiave di interpretazione di una poetica artistica fortemente improntata a cogliere la forza evocativa, mitica, parte della realtà concreta di quello che fu il quotidiano americano del secolo scorso, bruscamente concluso nel ‘69 con la sua morte.
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Le figure mitiche di Mirko Basaldella a Milano
La mitologia permea ogni ambiente espositivo. Arcane presenze, tra il fantascientifico e il primitivo, accompagnano l’osservatore fin sulla soglia. Sculture di bronzo, che paiono lavorate da mani etrusche: sapienti ma ancora intoccate dalla modernità. Eppure il messaggio è chiaro e contemporaneo. Al centro della scena c’è il mito: il mito con le sue sfumature semantiche assunte nel Secondo Dopoguerra. Con forme che toccano la sfera cubista, con scomposizioni e assemblaggi ruvidi ma spazialmente meditati, ogni creazione si fa fortemente evocativa. L’immaginario antico, con le sue leggende contraddittorie, cruente e ricche di fascino al contempo, rispecchia le ferite della guerra e la speranza di una rinascita artistico-spirituale alla fine dei conflitti.
Le opere di Mirko Basaldella: tra scultura e pittura polimaterica
Non si parla solo di bronzo, ma anche di vari altri metalli – rame, ottone o acciaio – e legno intagliato e dipinto. La scelta di questi materiali duri e fisici chiama ancora in causa il contesto storico del secondo Novecento, associandosi tanto ai fatti bellici quanto alle correnti artistiche e alle sperimentazioni in corso. Se ci si sofferma sulle opere a parete di Basaldella, si traggono evidenti cenni alle astrazioni e alle scomposizioni cubiste, con intersezioni labirintiche di linee e forme. Trame continue, reticolati mostruosi: tessuti che sfidano la complessità dei materiali, con vibrazioni che li rendono vitali. Questo conferisce loro un impatto visivo forte ed emotivo che invita a riflettere sul linguaggio simbolico dell’artista.
Emma Sedini
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