Dalla parola alla materia. A Milano la prima retrospettiva italiana di Gordon Baldwin
La sua ricerca è intimamente legata alla tradizione ceramica ma allo stesso tempo è libera da ogni vincolo decorativo: è una riflessione sulla forma, sul vuoto e sulla spiritualità della materia
Tra i grandi protagonisti del modernismo inglese, Gordon Baldwin (1932–2025) ha ridefinito nel corso di oltre settant’anni le possibilità espressive della ceramica, trasformandola da pratica artigianale a linguaggio artistico contemporaneo. Pittore e ceramista, formatosi alla Lincoln School of Art e al Central School of Art and Design di Londra, Baldwin è stato una figura di riferimento anche nell’ambito accademico: direttore del dipartimento d’arte dell’Eton College e docente al Central College, al Goldsmiths College e al Royal College of Art. E le sue opere sono oggi conservate in collezioni di prestigio, tra cui il Victoria and Albert Museum di Londra, il Metropolitan Museum of Art di New York e il LACMA di Los Angeles, e sono state esposte in istituzioni come il Boijmans Van Beuningen Museum di Rotterdam e la York Art Gallery.
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L’arte di Gordon Baldwin
La sua ricerca è intimamente legata alla tradizione ceramica ma allo stesso tempo è libera da ogni vincolo decorativo: è una riflessione sulla forma, sul vuoto e sulla spiritualità della materia. Nei suoi vasi, o meglio vessels, l’artista ha esplorato il labile confine tra oggetto e scultura, tra interno e superficie, trasformandoli in archetipi silenziosi tra poesia e simboli.
La mostra “Little hard clouds becoming vessels” di Gordon Baldwin alle Officine Saffi di Milano
Fino al 23 dicembre 2025, la Fondazione Officine Saffi di Milano rende omaggio a questo maestro con la mostra Little hard clouds becoming vessels, prima retrospettiva italiana dedicata alla sua opera, realizzata in collaborazione con il Kunstverein Hamburg e la galleria Corvi-Mora di Londra. Il titolo prende ispirazione da una poesia che Baldwin scrisse nel 2008, The Severity of Clouds, ispirata a sua volta da uno scritto di Jean Arp, che rivela la doppia natura della sua ricerca: la tensione tra leggerezza e gravità, tra la nuvola e il vaso, tra il pensiero e la forma. È un’immagine che rimanda all’idea di metamorfosi, di passaggio, dalla parola alla materia.
Il percorso espositivo alle Officine Saffi
Così, in mostra è presenta una selezione di opere in ceramica realizzate tra il 1971 e il 2008, accanto a una serie di disegni su carta (eseguiti a carboncino e spesso accompagnati da brevi frasi/poesie o segni astratti) prodotti negli ultimi anni di attività, tra il 2016 e il 2017. Baldwin aveva definito la sua poetica attraverso il concetto di Inscape, mutuato dal poeta Gerard Manley Hopkins, per descrivere l’essenza unica di ogni cosa. Le sue forme concave, segnate dal tempo, e le superfici attraversate da incisioni e tracce di ripensamento raccontano un percorso di scavo interiore, in cui la materia diventa linguaggio e il gesto, meditazione. E per l’occasione, giovedì 20 novembre 2025 alle 19, la Fondazione Officine Saffi ospita un poetry reading del collettivo di poesia contemporanea Murmur. L’appuntamento, aperto al pubblico e parte del public program della mostra accosta ai versi dell’artista inglese le letture delle poetesse Maria Luce Cacciaguerra e Allison Grimaldi Donahue, fondatrici di Murmur, per un percorso che intreccia (nuovamente) parola e materia.
Caterina Angelucci
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