A Vienna l’edizione 2025 dell’Art Week è tutta dedicata all’apprendimento

Con il motto “Learning Systems” si è aperta la settimana dell’arte a Vienna, manifestazione plurale che coinvolge l’intera città, quest’anno focalizzati sull’apprendimento, inteso non solo come acquisizione di conoscenze, ma come processo dinamico di crescita e riconoscimento

L’ex ORF-Funkhaus, in Argentinierstraße, teatro di decenni di trasmissioni radiofoniche e parte della memoria collettiva viennese, diventa oggi il cuore pulsante della Vienna Art Week. Dopo la vendita e il progressivo trasferimento delle attività principali dell’emittente nel nuovo Mediencampus, l’edificio — che dagli Anni Trenta è stato luogo di comunicazione, educazione e influenza politica — si apre ora a nuovi usi culturali, ospitando mostre, eventi e spazi per la creazione artistica.  

All’ex ORF-Funkhaus il cuore pulsante dell’Art Week di Vienna 2025 

Un contesto ideale per il tema di quest’anno, Learning Systems, che esplora i modi in cui apprendiamo, i sistemi che costruiamo per conoscere e quelli che apprendono da noi. “Ogni piano dell’edificio racconta una storia diversa, e ogni artista porta con sé il proprio approccio unico al tema dei sistemi che imparano e che apprendono da noi”, spiega il direttore artistico Robert Punkenhofer insieme alla co-curatrice Işın Önol. Un percorso che esplora i modi in cui costruiamo conoscenza, le sue strutture e le forme di apprendimento collettivo. L’intero edificio principale della manifestazione si anima con 32 posizioni artistiche e circa 90 opere, tra lavori site-specific e opere ripensate per l’occasione. Tra i lavori concettuali, Shilpa Gupta propone Someone Else – A Library of 100 Books Written Anonymously or Under Pseudonyms: “Ogni sedia custodisce un libro”, racconta la curatrice, “insieme formano una biblioteca diffusa di autori nascosti, culminando in un’assemblea di voci silenziate”. Accanto, Fatoş İrwen, artista curda in residenza artistica in Austria, riflette su resistenza e resilienza attraverso opere create durante la prigionia a Diyarbakır, che ha cercato di tessere storie personali e collettive di endurance, censura e solidarietà, e tra i lavori emergono delicati pezzi tessili, come un fazzoletto bianco bordato di capelli con un testo discreto ma potente su decenza e ospitalità umana.   

Vienna Artweek
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La performance di María José Contreras all’Art Week di Vienna 

María José Contreras invita il pubblico con la performance partecipativa Museum of Unlearning a incontri intimi in tre spazi distinti: ogni performer abita un piccolo set teatrale, una lampada e poltrona, un tavolo con sedia o uno sgabello sotto luce soffusa, creando momenti di narrazione e riflessione. Oggetti trasparenti, bottiglie di vetro, palloncini a elio e scatole in acrilico permettono ai visitatori di lasciare risposte scritte, formando un archivio in evoluzione di ciò che scegliamo di disimparare. Il tema delle conoscenze marginalizzate continua con progetti come quello di hand-spinning in assenza di gravità dell’artista Ebru Kurbak: “Il mio esperimento non riguarda solo la scienza, ma dimostra che la conoscenza femminile e nomade può avere valore in contesti mai esplorati prima”, spiega l’artista, trasformando la sperimentazione in metafora di inclusione e intervento.  

A Vienna gli artisti aprono le porte dei loro laboratori creativi 

Nel grande complesso West, un tempo sede dell’Università di Economia di Vienna e poi riconvertito in spazio culturale e creativo, Monica Locascio apre il suo studio prima della chiusura definitiva di West, prevista per l’inizio del nuovo anno. Il suo lavoro unisce arte e scienza, materia e teoria: “Il mio interesse è capire concetti scientifici o filosofici attraverso la creazione artistica”, spiega. Le sue opere di crochet e di scoby – la membrana organica usata per fermentare il kombucha – diventano metafore di memoria epigenetica e lavoro invisibile: “Senza il lavoro riproduttivo, come senza i batteri, la vita si fermerebbe in pochi minuti”. 
Un altro luogo importante della Vienna creativa e contemporanea è il WUK, la casa di laboratori e cultura, dove Lym Moreno, artista venezuelana, racconta la sua storia di carta e famiglia: “I miei nonni avevano una tipografia, ho sempre respirato inchiostro e carta”. Dalla grafica al collage, dal design all’installazione temporanea, Lym plasma il foglio come fosse materia viva, esplorando colore e memoria: “Per me la carta non è solo supporto, è linguaggio, è pelle”. 

L’Art Week di Vienna 2025, tra residenze artistiche internazionali e studi d’artista 

Dall’altra parte della città, nel padiglione sud del Prater, nasce PART – International Art Residency Austria, un progetto giovanissimo, avviato nella primavera di quest’anno da Alexandra Grausam, già a capo per molti anni di Weisse Haus, progetto nomade di residenze e progetti espositivi. Gli studi moderni e funzionali si affacciano su un’oasi di pace a pochi passi dal Prater, polmone verde di Vienna. “Abbiamo sei residenze attive e quattro mostre l’anno”, spiega la fondatrice, “il padiglione è privato e apre solo in occasioni speciali, per dare agli artisti tempo e concentrazione”. 
Tra i residenti, il curatore losangelino Seymour Polatin presenta un modello espositivo che unisce meditazione e architettura. “Non esiste uno spazio neutro. Ogni mostra dialoga con il luogo che la ospita”, racconta. Nei suoi progetti invita il pubblico a togliersi le scarpe e attraversare tessuti e suoni ispirati alla respirazione ritmica, in un’esperienza che trasforma l’atto del vedere in quello del sentire. 

L’Art Week di Vienna negli atelier di Westbahnstraße 

Spostandoci verso la stazione ovest di Vienna, negli atelier di Westbahnstraße – parte del programma municipale Förderateliers che sostiene gli artisti con studi luminosi all’ultimo piano di un palazzo liberty – la svedese Elisabeth Kihlström lavora tra tessuti metallici, musica e scultura. “Il tessile non è un tema, ma uno strumento per pensare”, spiega davanti alle sue tele intrecciate con fili d’argento ossidato. L’artista, che unisce ricerca scientifica e materia preziosa, lavora oggi a un film sulla Pinna nobilis, la grande conchiglia del Mediterraneo da cui si ricava la seta marina, “un materiale che ha attraversato i secoli e ora sta scomparendo per sempre”, racconta. La sua opera lega mito, storia e crisi ecologica in un racconto che parte da Aristotele e arriva all’emergenza climatica. 
In un altro studio allo stesso civico, Michael Strasser lavora invece sulle stratificazioni del tempo e dello spazio. La sua installazione, nata da un intervento nel muro del proprio studio, riflette sul concetto di superficie e memoria: “Le storie restano anche quando sono coperte da nuovi strati”, dice. Fotografie e frammenti murali si alternano in una riflessione politica e poetica sulla permanenza delle tracce. 

Anche nel 2025 la Vienna Art Week riconferma la sua vocazione plurale 

Tra performance, installazioni, film e incontri, l’Art Week conferma ancora una volta la sua vocazione plurale, intrecciando ricerca, sperimentazione e contatto diretto con il pubblico: un’occasione per vedere l’arte dal vivo, ascoltare le voci degli artisti e confrontarsi con sistemi di apprendimento, memorie collettive e saperi invisibili. 

Giorgia Losio 

Vienna // fino al 14 novembre 
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Giorgia Losio

Giorgia Losio

Giorgia Losio, nata a Milano, è storica dell’arte e appassionata di design. Ha studiato storia dell’arte presso l’Università degli Studi di Milano e si è specializzata in storia e critica dell’arte contemporanea all’Université Sorbonne Paris-IV e in museologia e museografia…

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