Provincia Cosmica. Intervista alle sorelle che hanno inventato una residenza d’arte nel Molise sperduto
Il nuovo episodio di “Provincia Cosmica” racconta la pratica di Elena e Alicya Ricciuto, le due sorelle artiste che hanno avviato una piccola ma preziosa residenza d'artista in Molise. Dove? Dentro casa loro
Non sono molti i progetti di residenza d’artista nel Sud Italia. A distinguersi in questo scenario ancora carente è l’iniziativa intrapresa da due artiste, sorelle gemelle (nate a Isernia nel 1997) che hanno deciso di aprire le porte della propria abitazione di famiglia, ospitando artisti con l’ambizione di ravvivare un antico sentiero mulattiero ormai abbandonato. Nasce così Le Fonticelle di Frosolone, esperienza “romantica” che da qualche anno ha luogo in provincia di Isernia, grazie agli sforzi e alla passione di Maria Elena e Alicya Ricciuto.
Intervista a Elena e Alicya Ricciuto ideatrici di “Le Fonticelle di Frosolone”
Siete in due ma è come se foste una sola persona. Elena e Alicya, mi raccontate qualcosa di voi? Chi siete e che percorso avete alle spalle?
Siamo nate e cresciute insieme; quando si nasce gemelli si ha la consapevolezza di essere nello stesso momento parte di due anime e due corpi. Le parole di Emanuele Coccia possono descrivere questa condizione: “Non è il bisogno di identificarsi in uno dei due, ma la tranquillità e la consapevolezza di identificarsi in entrambi (…). La contemplazione di questa vita che è al contempo e con uguale diritto altrove e in me, che può vivere in me e fuori di me, è stata l’esperienza originale della casa”.
Abbiamo condiviso il nostro percorso e le nostre passioni ritrovandoci a costruire e a dare forma ai nostri sogni con la semplice consapevolezza di avere un tragitto comune. È una libertà e una fortuna incredibile quella di essere gemelli, di avere una persona quasi identica con cui farsi domande e trovare delle risposte.

Quando avete iniziato, dunque, a farvi delle “domande”?
Presto, e continuiamo a farcele tutt’ora essendo due persone curiose. La curiosità ci porta a scoprire il mondo, guardandolo e camminandoci dentro. Solo camminando troveremo delle risposte. Al tempo stesso avere un luogo in cui tornare per noi è importantissimo; è dove tutto è nato e tutto ha inizio ogni volta: casa.
La casa è il luogo in cui tornare, ma anche quello da cui a un certo punto vi siete allontanate…
Nutriamo un forte interesse verso il viaggio come mezzo attraverso il quale scoprire il mondo e sé stessi. È un modo per accedere a tutto ciò che è già dentro di noi e ha la necessità di uscire per prendere forma. Abbiamo studiato insieme fino a 23 anni circa. Siamo state a Firenze e abbiamo studiato pittura, poi le nostre strade si sono separate, e proprio allora abbiamo imparato a conoscerci per davvero. Alicya si è specializzata in Pittura ad Urbino, ed Elena a Macerata in Museologia e Museografia. Amiamo definirci “nomadi stanziali”. Nomadi per il vagare, stanziali per il continuo ritorno a casa.
Il progetto “Le Fonticelle di Frosolone”
Quello delle Fonticelle è uno dei progetti di residenza più curiosi e riusciti degli ultimi anni, e sicuramente una splendida eccezione nel contesto meridionale. Qual è la sua genesi?
Le Fonticelle nascono da un sentire molto intimo e personale. Nessun progetto costruito a tavolino, ma solo una necessità che se all’inizio non aveva forme definite, con il tempo ha trovato un modo di esistere e di prendere le sembianze che ha ora.
Le Fonticelle, prima di essere un progetto, è per noi un luogo in cui si annidano ricordi e affetti d’infanzia. Un piccolo sentiero immerso nella natura a due passi dalla nostra casa natia, dove amavamo rifugiarci da bambine. Gli anni ci hanno portate ad abbandonarlo, ma durante il Covid, quando l’esigenza di trovare un posto in cui “stare” è diventata sempre più forte, siamo tornate a riabitarlo.
Quindi alla base del progetto c’è un’urgenza molto personale di riappropriarsi di un posto legato al vostro passato, ravvivandolo, trasformandolo in qualcosa di nuovo.
È proprio così: Le Fonticelle nascono dal desiderio di abitare un luogo, riscoprendo radici profonde e creando un legame intenso con questo spazio. Oggi siamo felici di dire che Le Fonticelle vengono abitate da più persone di quante ne avremmo mai potute immaginare; e una delle cose che ci rende orgogliose è il fatto di non aver perso il vero senso del progetto: condividere. Il senso della condivisione inteso come un momento sacro dove tutto può accadere se ci si appoggia all’altro.

Cosa significa fare arte in Molise
Le Fonticelle è uno dei pochi progetti di residenza dedicati all’arte contemporanea della regione. Mi date una panoramica del contesto in cui lavorate? Cosa c’è di buono, e cosa manca, intorno a voi?
Sicuramente il pubblico dei dintorni non è avvezzo all’arte contemporanea, ma sin da subito abbiamo provato a raccogliere quello che il territorio ci offriva, sotto ogni punto di vista. Con il tempo abbiamo capito che scavando profondamente si riesce ad arrivare là dove uno sguardo superficiale non riesce a giungere, e abbiamo scoperto molte realtà che hanno saputo donarci qualcosa di grande; ma soprattutto siamo riuscite a creare sinergia e rapporti profondi.
Anche al di là dell’ambito strettamente artistico…
Unire vari aspetti culturali significa offrire una lettura completa del contesto in cui viviamo, noi lo facciamo con l’arte contemporanea, ma amiamo offrire riflessioni anche da altri punti di vista. Uno fondamentale che ormai non può mancare è il coinvolgimento di guide ambientalistiche locali che danno la possibilità di conoscere il territorio anche dal lato paesaggistico e naturale. Aspetto inseparabile dal nostro approccio all’arte. Cerchiamo punti di contatto anche con realtà che vertono verso altre direzioni ma che possono offrire un contributo valido al nostro progetto. Insieme si può sempre pensare a qualcosa di nuovo e stimolante, e noi amiamo metterci alla prova. Con il tempo stiamo notando che il cerchio si allarga: è un bene avere le braccia aperte per accogliere il diverso, ciò permette di arricchirci. Ci contaminiamo.
Sicuramente andrebbe fatto un discorso a parte su tutta la questione di sostentamento del progetto. In quel caso avere un pubblico più comprensivo della nostra pratica ci porterebbe a una crescita maggiore anche dal punto di vista gestionale e organizzativo, cosa che fatichiamo ancora a ottenere. Ma piccoli risultati si iniziano vedere.
Il tema della casa nelle pratiche di Alicya ed Elena Ricciuto
Il senso dell’abitare sembra dominante anche nelle vostre ricerche. Come si lega Le Fonticelle alle vostre pratiche?
Come dicevamo, Le Fonticelle nascono dal desiderio di abitare un luogo, ed è proprio per questo che pensiamo al progetto come a un’estensione della nostra ricerca artistica. I temi della condivisione e della convivialità trovano origine in un posto reale da abitare. Essere in residenza, e creare una residenza, significa anche un po’ mettersi alla prova e scoprire nuovi linguaggi di comunicazione che si adattano a persone nuove e ad esigenze diverse; è anche questo il senso di ciò che facciamo nella nostra ricerca: scoprire il senso dell’abitare rispetto a contesti diversi e alla contaminazione del luogo su di essi. Per noi Le Fonticelle sono parte stessa della nostra ricerca perché è casa, nel vero senso del termine. Non potremmo mai scostarlo dalla nostra produzione personale.
Attraverso i vostri programmi di residenza, invitate gli artisti a lavorare su un antico sentiero mulattiero nei pressi della vostra abitazione di famiglia. Che valore ha per voi vedere altri artisti vivere, seppur temporaneamente, gli spazi che abitate e che avete vissuto nell’infanzia?
Questa domanda smuove dentro di noi qualcosa di molto più profondo di quanto un qualsiasi progetto artistico possa fare, perché il più delle volte il valore maggiore che tutto questo ha per noi ha connotazioni affettive legate a momenti, gesti e presenze che arricchiscono la nostra vita e la nostra ricerca. I giorni di residenza sono densi, davvero pieni di tutto: dallo scambio artistico professionale a quello umano. La modalità con cui si presenta la residenza nasce dall’esigenza di voler fare qualcosa, senza però offrire tutte le comodità che un progetto del genere richiederebbe per essere “ben strutturato”; così abbiamo donato tutto quello che era in nostro possesso, aprendo casa nostra. Con il tempo abbiamo capito che non poteva e non potrebbe essere diverso da com’è ora.
Come rispondono gli artisti a questo atto di generosità?
L’apertura delle porte di casa, la totale fiducia nel lasciarli transitare e sostare nei nostri spazi, crea negli artisti stupore e ammirazione. Il valore più grande è donare a persone sconosciute la possibilità di farci conoscere nella nostra interezza e quotidianità senza filtri. La cosa meravigliosa è che questa specifica condizione permette loro di donarsi e aprirsi con altrettanta facilità. Proprio per questo motivo quello che si crea va oltre la sfera lavorativa.
Il legame tra gli artisti e l’ambiente circostante è fondamentale. Ci sono collaborazioni che ricordate con più piacere, tra quelle avvenute in questi anni?
Per noi è fondamentale far interagire gli artisti con l’ambiente circostante nella sua interezza. Le collaborazioni avvengono in modo casuale, e a volte non c’è neanche bisogno di cercarle: arrivano.
Così è successo con una delle collaborazioni più significative che si sono create. Quest’anno abbiamo presentato una nuova residenza artistica, quella dell’artigianato. Frosolone è il paese delle forbici e dei coltelli, e abbiamo lavorato sul tema. L’artigiano Rocco Petrunti ha espresso il desiderio di fare qualcosa insieme unendo la sua visione artigianale alla nostra visione artistica. Così abbiamo invitato due artisti a scoprire l’immenso mondo dell’artigianeria locale e a lavorare per una settimana in bottega. Il lavoro è stato una sfida molto grande, ma ci ha portate ad allargare le vedute su una pratica così antica che aveva necessità di essere sottoposta a uno studio più attuale e contemporaneo.
Costruire una rete dentro e fuori dal Molise
Pur essendo radicate sul territorio molisano tendente a evadere dai confini regionali, legandovi anche ad altre realtà della Penisola. Che rete di persone e di spazi nazionali avete creato in questi primi anni di attività?
Essere in movimento per noi è l’unica possibilità che ci permette di restare. Se non si evadesse non si porterebbero novità, non si scoprirebbero nuove cose e non ci sarebbe crescita. Cercare realtà simili o affini alla nostra per noi è fondamentale, perché ci permette di creare ponti sospesi su cui sappiamo di poter camminare. Abbiamo contatti sparsi in tutta Italia e per noi sono una piccola certezza. È importante avere obiettivi comuni e trovare persone con cui si lavora piacevolmente e in sintonia. Quest’anno abbiamo portato la residenza 2024 in mostra allo Spazio Torrso di Pesaro. Nel 2024 abbiamo partecipato ad Artcity grazie a una collaborazione con una realtà di Bologna, presentando due artisti della prima edizione delle Fonticelle, e nel 2023 è stata presentata la nostra fanzine al MACTE – Museo di Arte Contemporanea di Termoli.
Cosa vuol dire per voi scegliere di vivere in un contesto così marginale? Cosa si guadagna e cosa si perdere, nel vivere distanti dai grandi centri del Paese?
Vivere a Frosolone, o più in generale nel Molise, per noi vuol dire consapevolezza. Siamo consapevoli ogni giorno delle difficoltà a cui andiamo incontro, ma siamo altrettanto consapevoli di quanta bellezza e ricchezza possano donarci questi luoghi che hanno un respiro molto più lento e profondo rispetto alle grandi città in cui si corre e si respira in affanno. Restare per noi significa mantenere la nostra autenticità e riuscire a scorgere la bellezza e la sorpresa anche nelle cose che si pensa ormai di conoscere a memoria. La nostra forza è qui, in quello che abbiamo e che non potremmo avere in altri luoghi. Più volte ci è stato suggerito di spostarci, abbiamo risposto che tradiremmo le nostre intenzioni. Apprezziamo ogni cosa che ha a che fare con le nostre montagne, con il silenzio del paese e con la bellezza di una grande tavolata pronta ad accogliere e ad unire un gruppo di persone che non si conosce. Paese significa piccolo centro in cui tutto è di tutti.
Questo presuppone una visione educativa molto forte verso la comunità che vi sta intorno
Sicuramente divulgare l’arte contemporanea in un territorio che ne è completamente digiuno non è facile. All’inizio può sembrare di camminare da soli, ma la particolarità di realtà piccole e marginali è avere la possibilità di riuscire a confrontarsi con tutti attraverso un dialogo diretto e semplice che può arrivare in modo naturale. Questo permette di creare rapporti di fiducia e avvicinare al nostro mondo una persona alla volta. Così formeremo la nostra comunità. Siamo consapevoli che nessuno verrà a bussare alle nostre porte e che le persone non si accorgeranno di noi se restiamo ferme; è per questo che spesso e volentieri ci mettiamo il nostro zaino sulle spalle e andiamo.
Alex Urso
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