“Non mi riconosco più nel progetto”. L’architetto Carlo Ratti toglie la firma da MIND, il distretto dell’innovazione nell’ex Expo di Milano

L'archistar e urbanista punta il dito contro la Commissione Paesaggio e toglie la firma dal chiacchierato progetto. Che come molti a Milano, da Loreto a Cordusio, cambia in corsa sollevando un polverone

Le variazioni imposte dalla Commissione Paesaggio di Milano hanno stravolto il disegno originario, e proseguire non è più possibile: così l’archistar e urbanista Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab al Mit di Boston, della Biennale di Architettura di Venezia e professionista tra i più affermati al mondo, si sfila dal progetto MIND, il distretto che sta sorgendo sulla vecchia area Expo. Una ritirata, quella riportata in prima battuta dal Corriere della Sera, che aggrava la posizione della Commissione milanese, da mesi al centro di uno scandalo urbanistico legato a presunti abusi nella costruzione di palazzi in tutta la città.

Il campus MIND

Destinato ad aprire negli spazi di Rho che nel 2015 ospitarono l’Esposizione Universale, MIND – Milano Innovation District è appunto un distretto dedicato all’innovazione, nato dalla partnership pubblico-privata tra Arexpo e la multinazionale del real estate Lendlease. Con il suo fulcro nel campus scientifico dell’Università Statale di Milano – sono previste oltre 23mila persone tra studenti, ricercatori, docenti e staff -, lo spazio ha raccolto l’interesse di aziende (Astrazeneca, Illumina, Rold, Bio4dreams) e centri di formazione (come Valore Italia) ponendosi come simbolo della trasformazione di Milano in “città globale”.

L’ingerenza della Commissione Paesaggio di Milano

La realtà, tuttavia, sembra essere diversa. “La Commissione è arrivata a prendere in mano la matita al posto dei progettisti“, ha detto Ratti, secondo cui questa avrebbe ridotto in corso d’opera (la conclusione dei lavori è prevista per fine 2027) gli spazi verdi – sostituendo il grande giardino centrale con un’area vuota – e modificato il disegno delle facciate. Stravolgendo quindi il progetto inizialmente firmato dallo studio CRA – Carlo Ratti Associati e basato sulla rivisitazione di cinque corti ispirate alle università italiane ed europee e specialmente alla milanese Ca’ Granda.

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MIND oggi. Foto © UrbanFile

Milano, il verde e lo spazio pubblico

Anche se dall’Università sostengono che il verde ci sarà, rischia di prospettarsi una nuova riqualificazione all’insegna del cemento e delle superfici impermeabili simile a quelle molto criticate di Piazza San Babila o Piazzale Loreto – con un progetto già assegnato e poi bloccato proprio per l’esiguità del verde – e in Piazza Cordusio, anche qui con cambi in corsa per evitare una nuova isola di calore nel già torrido centro urbano. Anche il Parco Romana, sull’omonimo ex scalo ferroviario, ha perso la sua sopraelevata verde che doveva coprire i binari.

Un quadro che conferma il più ampio problema di Milano con lo spazio pubblico, uno stato dell’arte testimoniato anche dalla reticenza alle conversioni pedonali, alla lentezza nello sviluppo della ciclabilità e all’arredo urbano e dal permissivismo per le auto in sosta illecita su aiuole e marciapiedi. Ovvio che i grandi architetti internazionali in questo contesto decidano di chiamarsi fuori…

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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