La Romagna omaggia l’artista Mattia Moreni con 5 mostre diffuse nella regione
Fu Italo Calvino, nel 1946, a fornire un’intensa descrizione dell’artista pavese che elesse la Romagna a patria elettiva a partire dalla metà degli Anni Sessanta. Protagonista dell’arte italiana del secondo dopoguerra, molto apprezzato in ambito internazionale, Moreni è ora raccontato in una grande antologica

Sono cinque i musei romagnoli coinvolti nell’omaggio all’arte di Mattia Moreni, scultore e pittore pavese che ha vissuto gran parte del Novecento e che proprio in Romagna, a Brisighella, dove si stabilì nel 1966 e visse fino alla sua scomparsa nel 1999, aveva trovato una seconda casa.
Un’antologica diffusa nella Romagna di Mattia Moreni
Con le sue sperimentazioni, Moreni ha attraversato le inquietudini dell’arte italiana del secondo dopoguerra. E il progetto espositivo diffuso curato da Claudio Spadoni vuole rimetterne insieme i pezzi con la più grande antologica mai dedicata all’artista. Mattia Moreni. Dalla formazione a “L’ultimo sussulto prima della grande mutazione” è infatti un percorso che si insinua tra le principali correnti del Novecento, dal neocubismo all’informale: Moreni le approcciò tutte con interesse, senza mai aderire passivamente a nessuna.

Mattia Moreni. Dalla prima formazione artistica alla Romagna
Nato nel 1920, dopo la formazione artistica all’Accademia Albertina di Torino e le prime mostre tra il capoluogo torinese (la prima personale alla galleria La Bussola data al 1946) e Milano, nel 1950 Moreni partecipa alla Biennale di Venezia e poi a quella di San Paolo in Brasile, destando interesse in ambito internazionale, come conferma anche l’invito alla prima edizione di Documenta a Kassel, nel 1955. Si trasferisce poi a Parigi, nel ’56: vi resterà per un decennio, prima di fare ritorno in Italia e trovare in Romagna (dov’era già stato nel ’40 e nel ’43 da partigiano, per sfuggire alle rappresaglie fasciste) la sua patria elettiva.Dal legame con il territorio romagnolo, che segnò profondamente la sua vita e la sua arte, prende avvio il progetto espositivo che si protrarrà fino a maggio 2026. L’obiettivo è quello di rileggere la sua opera mettendo in luce la capacità di anticipare temi oggi più che mai attuali.
La mostra “Dagli esordi ai cartelli” a Bagnacavallo
Ad aprire il ciclo è il Museo Civico delle Cappuccine all’ex Convento di San Francesco a Bagnacavallo, dove la mostra Dagli esordi ai cartelli, a cura di Davide Caroli e Claudio Spadoni ha già inaugurato e sarà visitabile fino al prossimo 11 gennaio (l’ingresso è gratuito). Con oltre 40 opere provenienti da collezioni pubbliche e private – molte delle quali raramente visibili – si tracciano le partecipazioni alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma, ma anche il suo precoce successo internazionale. Il percorso si concentra sui primi vent’anni della sua attività, periodo ricco di premi e riconoscimenti (Italo Calvino, nel 1946, scrisse di lui: “Spiritato, diabolico, lunatico, irrazionale, capriccioso, bizzarro, giovane pittore di sbrigliata fantasia e orgogliosi intenti”), segnato dalle influenze dei pittori nordici, del Liberty e dei Ferraresi del Quattrocento. Sono gli anni dell’adesione al cosiddetto movimento dell’astratto/concreto, invitato da Lionello Venturi a far parte del Gruppo degli Otto, però sempre con un approccio molto personale e in qualche modo distaccato. Segue, infatti, nel periodo parigino, un avvicinamento alla pittura informale, di matrice soprattutto francese: l’ultima sezione della mostra di Bagnacavallo racconta come Moreni plasmò la pennellata informale per realizzare i suoi peculiari cartelli.

Le prossime mostre del progetto dedicato a Mattia Moreni
Il progetto proseguirà poi in altre quattro sedi, per approfondire ulteriori momenti del percorso artistico di Mattia Moreni: al Museo Civico San Domenico a Forlì, dal 18 ottobre 2025 all’11 gennaio 2026 saranno esposte le opere che risalgono al periodo delle Angurie, a cura di Rocco Ronchi; alla Galleria d’Arte Contemporanea Vero Stoppioni di Santa Sofia, dal 15 novembre 2025 all’11 gennaio 2026, saranno visibili gli Autoritratti e le opere conservate presso la Galleria, a cura di Denis Isaia; al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, dal 30 gennaio al 17 maggio 2026si rievocherà la grande mostra del ’65 all’allora GAM curata all’epoca da Francesco Arcangeli, che rappresenta la prima personale di Moreni all’interno di un’istituzione pubblica, a cura di Pasquale Fameli e Claudio Spadoni; e infinesarà il MAR Museo d’Arte della città di Ravenna, dal 27 febbraio al 3 maggio 2026 a presentare le opere appartenenti al periodo della Regressione della specie e gli Umanoidi, a cura di Serena Simoni. Il catalogo edito da Dario Cimarelli Editore racchiuderà tutte le opere esposte nelle cinque sedi.
Livia Montagnoli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati