
Archiviata da poco la New York Fashion Week, il calendario della moda non concede pause: da Milano a Parigi, i riflettori si accendono sulle collezioni Primavera Estate 2026. In questo scenario globale, il concetto di “debutto” si impone come uno dei temi dominanti. Non solo l’arrivo di nuovi brand nei calendari ufficiali, ma soprattutto il cambio al timone creativo delle maison più prestigiose, passaggi di consegna che promettono di ridefinire linguaggi ed estetiche. È il “fattore novità” a generare attesa e a trasformare le fashion week in laboratori di visioni: che si tratti di grandi nomi o di giovani talenti, l’inedito è oggi il motore della curiosità e dell’attenzione internazionale.

I debutti alla Milano Fashion Week
Settembre, considerato il capodanno della moda, inaugura a Milano una stagione densa di prime volte. Mai come quest’anno, la città si presenta come palcoscenico privilegiato per i cambiamenti nei vertici creativi delle maison. Tra i debutti più attesi, quello di Louise Trotter per Bottega Veneta e di Simone Bellotti per Jil Sander, entrambi pronti a reinterpretare il minimalismo con un approccio personale: raffinato e intrigante nel caso di Trotter, dalle forme sperimentali e desiderabili secondo Bellotti. Non meno rilevante l’attesa per Dario Vitale da Versace e Demna da Gucci, che hanno scelto un percorso differente: non una sfilata tradizionale, ma eventi privati concepiti per introdurre la loro visione in modo inedito, già anticipata da red carpet e campagne mirate. In questi casi, più che la spettacolarità, conta la volontà di guidare la narrazione dall’interno, ridefinendo cosa significhi oggi sexiness per Versace o quale sarà il futuro di Gucci di Demna. A completare il quadro, Dhruv Kapoor e Pierre-Louis Mascia, già noti agli addetti ai lavori ma per la prima volta nel calendario ufficiale delle sfilate femminili, arricchiscono ulteriormente il panorama. La loro presenza segna un punto di svolta che conferma come la geografia estetica della moda stia cambiando rapidamente.

I debutti della Paris Fashion Week
Dal 29 settembre al 7 ottobre, la capitale francese ospita la Paris Fashion Week che si annuncia storica: 76 sfilate e 36 presentazioni compongono un calendario costellato di nuove direzioni creative. Ogni giornata porta con sé un debutto capace di ridefinire gli equilibri. Il primo grande momento è il Diordi Jonathan Anderson, atteso alla prova femminile dopo il successo della linea menswear. A seguire, l’attenzione sarà tutta per Pierpaolo Piccioli, alla sua prima volta come direttore creativo di Balenciaga, un passaggio epocale dopo l’era Demna. Il giorno successivo toccherà a Loewe, che presenterà la sua prima collezione disegnata dal duo Jack McCollough e Lazaro Hernandez, noti come Proenza Schouler. Tra i debutti più carichi di aspettative, il Chanel firmato Matthieu Blazy, che sfilerà il 6 ottobre, e il nuovo Givenchyguidato da Sarah Burton, già in parte sperimentato ma ora chiamato alla conferma definitiva. Alessandro Michele prosegue il suo corso daValentino, consolidando un’estetica poetica che ora dovrà dimostrare continuità. Il calendario segna anche la rinascita di maison storiche: Miguel Castro Freitas prende le redini di Mugler, mentre Duran Lantink porta la sua visione anticonvenzionale in Jean Paul Gaultier. Glenn Martens approda al ready-to-wear di Maison Margiela dopo l’Haute Couture, mentre Michael Rider riporta Celine a Parigi con una sfilata molto attesa. Una carrellata di debutti che fa della PFW un momento di svolta irripetibile.
Brand emergenti e nuove visioni a Milano
Se i grandi nomi catturano l’attenzione mediatica, non meno interessanti sono i debutti dei brand emergenti che arricchiscono il calendario con linguaggi sperimentali. A Milano, il duo londinese KNWLS, fondato da Charlotte Knowles e Alexandre Arsenault, porta in passerella la propria estetica femminile, potente e sovversiva, già riconosciuta al LVMH Prize. House of Pezzo, debutta con una collezione che unisce streetwear e scenari visionari, supportata da una campagna social virale. Îacaré, marchio boliviano guidato da Sarah Maria Gutierrez, introduce un lusso etico attraverso la lavorazione sostenibile della pelle di Caiman Yacaré, trasformata in pelletteria scultorea. Accanto a loro, Chelsea Jean Lamm esplora la moda etica con materiali di recupero e collaborazioni artistiche, mentre il ceramista e stilista Liwen Liang sperimenta l’unione tra porcellana e tessuti, portando in passerella abiti scultorei ma flessibili, capaci di raccontare identità e innovazione. Il Fashion Hub si conferma piattaforma per nuove realtà, ospitando anche Maxivive, Mein Corp di Lorenzo Sala, Nadya Dzyak e Zenam. Così la moda sta lasciando spazio al nuovo.
Erika del Prete
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