Otto Hofmann – l’immaginario e il reale

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE BISCOZZI RIMBAUD
piazzetta Giorgio Baglivi 4, Lecce, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal martedì alla domenica, dalle ore 17.00 alle 21.00. Chiuso il lunedì e il 15 agosto.

Vernissage
21/06/2025

ore 19

Biglietti

Biglietto intero: € 8,00; ridotto: € 5,00 (per gruppi superiori alle 15 unità residenti a Lecce e provincia, minori di 18 anni, scolaresche della primaria e delle secondarie, studenti di università, accademie d’arte e conservatori provvisti di libretto, insegnanti). Gratuito per bambini fino ai 6 anni, diversamente abili (e accompagnatore), un accompagnatore per ogni gruppo, militari e forze dell’ordine con tesserino, guide turistiche, giornalisti con tesserino.

Artisti
Otto Hofmann
Curatori
Paolo Bolpagni, Giovanni Battista Martini
Uffici stampa
MARIA BONMASSAR
Generi
personale, arte moderna

La Fondazione Biscozzi | Rimbaud ETS di Lecce dedica a Otto Hofmann la mostra Otto Hofmann – l’immaginario e il reale. Dal Bauhaus un artista libero. Opere 1930-1954, a cura di Paolo Bolpagni, ex direttore e attuale componente del Comitato scientifico della Fondazione, e di Giovanni Battista Martini, curatore dell’archivio dell’artista.

Comunicato stampa

Dal 22 giugno al 14 settembre 2025 la Fondazione Biscozzi | Rimbaud ETS di Lecce dedica a Otto Hofmann la mostra Otto Hofmann - l’immaginario e il reale. Dal Bauhaus un artista libero. Opere 1930-1954, a cura di Paolo Bolpagni, ex direttore e attuale componente del Comitato scientifico della Fondazione, e di Giovanni Battista Martini, curatore dell’archivio dell’artista.
Si tratta del decimo appuntamento espositivo dell’istituzione fondata nel 2018 dai coniugi Luigi Biscozzi e Dominique Rimbaud con l’intento di promuovere l’arte moderna e contemporanea
Nato nella Ruhr e cresciuto in Turingia, Otto Hofmann (Essen, Germania, 1907 - Pompeiana, Italia, 1996) perfezionò la sua formazione pittorica al Bauhaus di Dessau, dove fu allievo di Vasilij Kandinskij e di Paul Klee. È lì che pose le basi del proprio linguaggio formale, che si dispiegò con risultati di piena maturità dal 1930 sino alla morte, avvenuta in Italia, dove si stabilì definitivamente nel 1976 a Pompeiana in provincia di Imperia, dopo una vita errabonda attraverso l’Europa, vittima prima della persecuzione nazista, poi della lunga prigionia in Unione Sovietica, infine della dittatura comunista nella Germania Est, da cui riesce a fuggire precipitosamente nel 1950, costretto ad abbandonarvi ogni avere e la quasi totalità delle sue opere.
Emerge il profilo di un artista che abbracciò l’astrattismo con estrema originalità e senza alcun dogmatismo, anzi lasciandosi “contaminare” da elementi surrealisti e dada, non rifuggendo da retaggi figurativi, spesso alternando esiti iconici e aniconici, perseguendo una personale coerenza fondata su basi espressive, più che sull’adesione a movimenti e tendenze intese in senso chiuso. Un autentico inno alla libertà, insomma.
Le opere di Hofmann presentate nella mostra sono circa cinquanta e, come indicato nel sottotitolo, coprono un arco cronologico che va dal 1930 al 1954. Ognuna delle tre sale in cui si articola il percorso ospita lavori appartenenti a fasi distinte della produzione di Hofmann.
Dapprima ci sono gli oli su tela e le carte degli anni Trenta, tra i quali va segnalata una straordinaria composizione astrattista (Senza titolo, 1930 – olio su tela, 60x60 cm) che fu esposta nella personale che il pittore allestì al Bauhaus nella tarda primavera del 1930.
Trovano posto nella seconda sala le testimonianze della prigionia nella Russia sovietica, dove Hofmann, arruolato forzatamente nella Wehrmacht, restò prigioniero dal 1940 al 1946. Le opere realizzate in questo angoscioso periodo sono acquarelli eseguiti sui sottili fogli delle lettere inviate alla moglie e agli amici, e inoltre ci sono drammatiche fotografie d’epoca che documentano le terribili conseguenze della guerra; per la mostra alla Fondazione Biscozzi | Rimbaud sono state selezionate soltanto stampe originali di piccolo formato, toccanti nella loro “povertà”, che va di pari passo con la potenza espressiva.
L’ultima sala, infine, ospita una serie di dipinti di datazione compresa fra il 1947 al 1954: un periodo movimentato, dal ritorno in Germania, dove Hofmann si reinserì come uno dei protagonisti della rinascita post-bellica tra le figure di punta della mitica Galerie Gerd Rosen, alla fuga a Berlino Ovest, fino al successivo trasferimento a Parigi nel 1950 e ai soggiorni a Cagnes-sur-Mer in Costa Azzurra.
Costanti sono la libertà stilistica, l’estro creativo, l’inesausta curiosità inventiva e la capacità di reagire alle brutture della storia e alle asperità dell’esistenza affidandosi alla forza salvifica dell’arte, nella quale Hofmann seppe trovare una ragione di vita e un mezzo di affermazione della sua eccezionale personalità.
La mostra è corredata da un catalogo trilingue (in italiano, francese e inglese) a cura di Paolo Bolpagni e Giovanni Battista Martini, pubblicato da Dario Cimorelli Editore.