Damnatio Figurae

Al centro dello spazio dell’ex Chiesa di Sant’Agnese a Padova, oggi sede della Fondazione Alberto Peruzzo, è allestita sin dalla riapertura al pubblico l’opera Senza Titolo (1996) di Jannis Kounellis. Dalla contemplazione di quest’unico lavoro nasce la mostra
Comunicato stampa
Al centro dello spazio dell’ex Chiesa di Sant’Agnese a Padova, oggi sede della Fondazione Alberto Peruzzo, è allestita sin dalla riapertura al pubblico l’opera Senza Titolo (1996) di Jannis Kounellis. Dalla contemplazione di quest’unico lavoro nasce la mostra DAMNATIO FIGURAE: Dalla negazione dell’immagine al ritratto, a cura del direttore della Fondazione, Marco Trevisan, che dal 19 giugno al 5 ottobre 2025 occupa gli spazi della Navata dell’ex chiesa e della Sacrestia.
Al centro del percorso il tema dell’identità e della sua percezione, dell’assenza e della presenza dell’immagine e della sua forza evocativa, quindi il modo in cui la rappresentazione del volto e della figura umana possono creare un impatto emotivo e sociale.
Nella Navata dell’ex chiesa sono allestite le opere di quattro artisti – Aron Demetz, Nicola Samorì, Thorsten Brinkmann, Mariano Sardón e Manolo Valdés – che hanno lavorato sull’assenza e il celamento dell’espressione umana, senza tuttavia arrivare all’iconoclastia.
Gli spazi dell’ex Sacrestia raccolgono invece una serie di ritratti dall’impostazione più classica, tutti provenienti dalla collezione della Fondazione, tra cui troviamo Reigning Queens (1985) di Andy Warhol, parte della serie di ritratti di grandi dimensioni realizzati a partire da fotografie ufficiali delle regine allora in carica, compresa Elisabetta II.
Completano il percorso opere di Julio Larraz, Sandro Chia, Fernando Botero, Zoran Music e Mimmo Paladino, ognuno con una declinazione assolutamente personale di un soggetto tanto classico quanto variegato, diventato dopo l’invenzione della fotografia sempre più strumento di riflessione sull’identità e sulle relazioni che ognuno di noi mette in atto nella società. Infine Stadium di Maurizio Cattelan, unico "non ritratto" nella ex Sacrestia, è un'occasione di riflessione sulle modalità in cui le nostre identità singole interagiscono nella società.