Maria Crispal – cara terra guerra

Nelle vesti della grande madre, con cara terra guerra Maria Crispal leggerà alcuni stralci poetici dedicati ai soldati, ai comandanti e alle vittime della matta bestialità.
Comunicato stampa
Quasi a riprendere l’eterogeneità dei toni e dei temi messi in campo da Heinrich Böll con i suoi racconti datati 1947-1979, Crispal pone la propria attenzione su una pietas senza condizioni che, filtrata da una profonda sensibilità unificante, mira a rigenerare il patto segreto tra la totalità delle cose. «Alle loro spalle, pochi cespugli, un campo di girasoli sconvolto dai carri armati, poi ancora un bosco, un bosco dal verde più chiaro. Ma che differenza faceva? La terra restava terra, e la guerra guerra», si legge nell’Assalto di Böll.
Come una apparizione che entra nello spazio per stravolgerlo con il proprio corpo, Maria Crispal incarna la figura della grande madre i cui rimandi ancestrali sono metaforicamente indicati da un abbigliamento latteo la cui aderenza non solo è indizio di visibile prorompenza fisica ma anche sintomo di una nuova visione dell’umanità.
Nelle vesti della grande madre, con cara terra guerra Maria Crispal leggerà alcuni stralci poetici dedicati ai soldati, ai comandanti e alle vittime della matta bestialità. «Il mio abito rimanda a quello di una sposa perché alla fine suggellerò i presenti col marchio di un anello al dito anulare sinistro per unire tutti in uno sposalizio di guerra/pace».
► Il lavoro di Florin Ştefan è un continuo fare i conti con momenti della memoria, risistemati mediante esercizi di riflessione che trasformano la tela in un’arena dove luoghi o figure del passato ritornano affievoliti, rigenerati, in un rapporto di vicinanza e di lontananza. Quasi come spaccati di delicata cronofagia utile a nutrire l’atto del presente (quello del dipingere) con la potenza del passato (le storie), le sue opere presentano sempre dei tocchi enigmatici la cui velocità rimaneggia il reale rendendolo evanescente, vago, soft, nebuloso, spettrale, opaco, spesso poco decifrabile, a tratti squisitamente onirico e cromaticamente intenso.
L’artista camuffa con insistenza l’immagine (in molti casi uno scatto fotografico che risale le scale del tempo) per trasformarla in desiderio di desiderare diversamente le cose andate, per rendere più sopportabile il ricordo o anche per ricalcolare le misure della felicità sotto la tensione d’una tavolozza cromatica – lingua muta delle cose – che predilige pigmenti antelucani, bruni trasparenti e caldi, morbidi gialli di Napoli e rossi accenni accecanti.
Nel nuovo ciclo di opere realizzate tra il 2024 e i primi mesi del 2025 che l’artista presenta oggi per la prima volta negli spazi della Fondazione Menna con il titolo Eretica e retorica, la sua ricerca si incanala nell’idea d’un rovesciamento del tempo e di un sovvertimento dello spazio per dar luogo a lucide fantasie d’avvicinamento dove il gioco dell’amore (l’erotica, l’eretica, l’eroica) si fa spazio ludico e nel contempo luogo nevralgico d’una costruzione linguistica (la retorica) governata da regole interne.
* Dopo la performance di Maria Crispal, sarà presentata la monografia Florin Ştefan. Works 1984-2025 (Silvana Editoriale, 2025), in un trialogo tra l’artista, Oana Bosca-Malin e Antonello Tolve.