A settembre 2025 apre in Uzbekistan la prima Biennale di Bukhara. Ecco il programma
Con opere d'arte visiva, installazioni, performance, poesia ed esperienze culinarie, la visione curatoriale di Diana Campbell abbraccia il riconoscimento dell'artigianato e della cucina uzbeki come forme d’arte

Saranno 70 artisti dall’Asia Centrale e da varie regioni del mondo il cuore della prima edizione della Biennale di Bukhara. La rassegna, che si svolgerà nella città uzbeka dal 5 settembre al 20 novembre 2025 e sarà curata dalla direttrice artistica Diana Campbell, sarà intitolata Recipes for Broken Hearts e organizzata dall’Uzbekistan Art and Cultural Development Foundation (ACDF).

Il concept della Biennale di Bukhara in Uzbekistan
Con opere d’arte visiva, installazioni ispirate all’architettura, performance, poesia ed esperienze culinarie, la visione curatoriale di Diana Campbell abbraccia il riconoscimento dell’artigianato e della cucina uzbeki come forme d’arte, smantellando relazioni e gerarchie attraverso un viaggio multisensoriale e avvolgente; ne è nato un programma multidisciplinare che tocca pittura, scultura, performance, musica, cinema e gastronomia.
Ogni artista ha concepito la propria opera attraverso collaborazioni con gli artigiani locali. Ad esempio, in collaborazione con il ceramista Abdurauf Taxirov, l’artista Oyjon Khayrullaeva ha creati degli “organi umani” a partire da grandi mosaici distribuiti in tutta la biennale, collegando i vari siti come parte di un unico corpo con un mosaico a forma di stomaco posto sopra la porta del Café Oshqozon. Proprio il Café Oshqozon, condividendo con i visitatori i piatti che riflettono le tradizioni culinarie di Bukhara e tenendo conferenze, workshop, conversazioni e film, diventa uno spazio per celebrare il cibo come mezzo emozionale, intrecciando storie di dolore e guarigione in rituali culinari performativi.
E ancora, il regista qatariota Majid al Remaihi ha collaborato con i burattinai di Bukhara per reinterpretare la figura folcloristica di Nasreddin: combinando interviste documentarie con gli abitanti del luogo, l’installazione e il video esplorano l’umorismo come forma di resilienza collettiva. Mentre il libanese Tarek Atoui ha rivitalizzato le tradizioni musicali uzbeke mettendole in dialogo con quelle dell’Asia Centrale e del mondo arabo.

La tradizione uzbeka del riso incontra la gastronomia da tutto il mondo
In tutta l’Asia, come in Africa e America Latina, passando anche per l’Europa orientale, il riso è uno degli alimenti cardine dell’alimentazione. A esso è dedicato il Rice Cultures Festival, co-curato dalla stessa Campbell con Marie Hélène Pereira, che segnerà la chiusura della Biennale dal 16 al 20 novembre, riunendo tradizioni culinarie legate al riso provenienti da tutto il mondo: dal riso jollof dell’Africa occidentale, al pulao indiano, dalla paella spagnola al palov di Bukhara. Evocando le gare di palov organizzate dall’Emiro di Bukhara, il Rice Cultures Festival sarà un evento interattivo di cucina e narrazione, con fumanti kazan, piatti in ghisa tipici per la preparazione del palov, che creeranno l’atmosfera di un tipico banchetto dell’epoca in cui a Bukhara sorgeva il leggendario emirato.
Le sedi della Biennale di Bukhara
La biennale sarà il primo evento che si terrà nel centro storico di Bukhara, restaurato sotto la guida dell’architetto Wael Al Alwar e del suo studio waiwai. Le mostre segneranno la prima fase del nuovo distretto culturale della Città Creativa UNESCO dell’Artigianato e dell’Arte Popolare. Tra i luoghi scelti figurano il Khoja-Gavkushon Ensemble, il Caravanserraglio di Ayozjon, il Caravanserraglio di Ulugbek Tamokifurush, il Caravanserraglio di Ahmadjon, il Caravanserraglio di Fothullajon e la Madrasa Rashid. Raccontando una pagina dell‘eredità architettonica di Bukhara, ognuno dei monumenti scelti si collega alle secolari tradizioni artigianali della città per creare nuovo patrimonio culturale da integrare nella vita quotidiana dei suoi abitanti.
Niccolò Lucarelli
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