Venezia Updates: giovani registi crescono. Anna Rose Holmer vince il contest promosso da Biennale College Cinema

Anna Rose Holmer viene indicata da Filmaker Magazine tra le 25 new faces of indipendent film del cinema indie americano da tenere d’occhio. Il suo primo lungometraggio, The Fits, è incluso nella programmazione Biennale College Cinema: è infatti tra i vincitori del contest aperto a giovani registi di tutto il mondo e promosso dalla Biennale […]

Anna Rose Holmer viene indicata da Filmaker Magazine tra le 25 new faces of indipendent film del cinema indie americano da tenere d’occhio. Il suo primo lungometraggio, The Fits, è incluso nella programmazione Biennale College Cinema: è infatti tra i vincitori del contest aperto a giovani registi di tutto il mondo e promosso dalla Biennale Cinema per produrre ogni anno tre progetti cinematografici low-badget. The Fits è un’opera prima, e come tale deve essere accolta, un saggio che contiene l’universo visivo di un regista che ancora si sta formando, una palestra, come quella della protagonista Toni, una tredicenne di Cincinnati, Ohio, che passa la giornata tra allenamenti di boxe e di danza. Con molta delicatezza Holmer racconta la fase di passaggio dall’infanzia alla pre-adolescenza, senza mai cadere in ingenuità narrative, anzi indugiando con la telecamera su piccoli dettagli che in quella fase della vita sono dilatati e ingigantiti.
E soprattutto ponendo l’attenzione sull’energia dei corpi giovani, ancora privi di controllo, che incanalano l’eccesso di energia e potenza con danze scomposte ed estenuanti fatiche fisiche. Bella la fotografia, essenziali ma non povere le inquadrature, curiosa la trama, che introduce una nota quasi thriller nella quotidianità delle ragazze. Verso il finale si scivola verso un tipo di oniricità molto vicina alla videoarte, con una inquadratura dei piedi di Toni che fluttuano nell’aria citando The House di Eija-Liisa Ahtila, mentre la soundtrack dice più o meno “siamo figli della luce e del sogno ma dobbiamo scegliere se essere schiavi della forza di gravità”. Un esordio che convince per la sua freschezza e trasversalità visiva, e che non pretende di essere altro da ciò che è, senza deludere quindi alcuna falsa aspettativa.

Mariagrazia Pontorno

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