Sky Arte Updates: Laure Prouvost e Betty Bee in mostra alla Fondazione Morra Greco. Dialogo al femminile per la Napoli del contemporaneo

Sensibilità, storia, cultura, estrazione, persino età. Tutto diverso. Salvo un dettaglio: Napoli. Città del caso e della fatalità, città nella quale l’una è transitata fugace mentre l’altra è nata e ha scelto di ancorare le proprie radici. I percorsi di Laure Prouvost e Betty Bee si incrociano all’ombra del Vesuvio, o meglio, nelle sale della […]

Sensibilità, storia, cultura, estrazione, persino età. Tutto diverso. Salvo un dettaglio: Napoli. Città del caso e della fatalità, città nella quale l’una è transitata fugace mentre l’altra è nata e ha scelto di ancorare le proprie radici. I percorsi di Laure Prouvost e Betty Bee si incrociano all’ombra del Vesuvio, o meglio, nelle sale della Fondazione Morra Greco. Prosegue la programmazione 2014 di Progetto XXI, gioco delle coppie condotto insieme alla Fondazione Donnaregina, valzer che mette a confronto artisti dal percorso già consolidato e nuove leve, con uno sguardo particolare – peculiarità di questa stagione – alla scena dell’Europa dell’est. Dialogo tutto al femminile quello in scena fino al prossimo 24 maggio, con l’artista Turner Prize lo scorso anno a presentare il frutto della residenza che ha sostenuto in città nel 2011; mentre la collega partenopea fissa in una recente serie di lavori un ulteriore momento di svolta del proprio percorso espressivo.
È nei sotterranei della Fondazione Morra Greco, quasi si trattasse del tesoro sepolto di un’antica civiltà, che trova spazio l’installazione multimediale di Prouvost: presenza totemica, enigmatica e ironica struttura che sembra uscita da una suggestione post-atomica. Il dato più istintivo e immediato che colpisce il visitatore straniero una volta approdato a Napoli? La sua vitalità dirompente, esemplificata nel bene e nel male da un traffico caotico e nervoso. Muove da qui la realizzazione di Polpomotorino, altare laico realizzato assemblando frammenti di scooter; trono al quale ascendere per poter godere della pioggia di frammenti video e testuali che documentano la percezione della città da parte dell’artista. In un cortocircuito multisensoriale, basato su continue assonanze e dissonanze: come quella che antepone la morbida dolcezza dei lamponi alla cruda asprezza metallica dei frammenti di lamiera, reinventati in forma di inediti vassoi.
Dal ritratto collettivo di Prouvost, autrice di una mappa geografica dell’umano, all’introspezione di Betty Bee. Cinque tele di grande formato, cinque diverse sale della Fondazione Morra Greco: pale d’altare che invitano alla contemplazione intima di un sé insieme costretto e liberato. Le campiture di colori fluorescenti ammantano le opere di una valenza misterica, svelando in condizioni di oscurità dettagli altrimenti impercettibili; i dettagli di catene e fili spinati inscenano l’ambivalenza di un’iconografia che è sì immagine di martirio, ma al tempo stesso elemento di protezione del sé da impalpabili ma temibili minacce esterne.

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