Censura bucolica. Come fai a prendertela con un sindaco che nasconde opere osè, “perché qui il pubblico è rurale”? Accade in Friuli

Storcete il naso quando sentite solo sussurrare di censura o similari? Fate bene, forse: però qualche volta capita che ci sia anche da divertirsi. E che la notizia che leggete possa essere seguita da un’altra che – più o meno – potrebbe recitare: “Arrivano le forze dell’ordine a salvare il Sindaco dalla popolazione infuriata e […]

Storcete il naso quando sentite solo sussurrare di censura o similari? Fate bene, forse: però qualche volta capita che ci sia anche da divertirsi. E che la notizia che leggete possa essere seguita da un’altra che – più o meno – potrebbe recitare: “Arrivano le forze dell’ordine a salvare il Sindaco dalla popolazione infuriata e armata di forconi”.
I fatti: nel borgo di Clauiano, Trivignano Udinese, si inaugura la mostra conclusiva con le opere realizzate da un gruppo di artisti durante il workshop Rave East Village, tenuto da Adrian Paci lo scorso luglio. Ma a poche ore dal taglio del nastro, arriva il sindaco del paese, con tanto di autorità locali: la mostra, così com’è, non s’ha da fare. Il problema? Una serie di opere degli artisti Aleksander Velišček e Ryts Monet – le vedete qui sotto, nella gallery – sono ritenute troppo “osè” per il pubblico friulano. “Abbiamo ritenuto che il contesto locale rurale non fosse adatto a quelle immagini”, dirà qualche ora dopo il primo cittadino intervistato dal Tg Regione. Dopo qualche ora di discussioni la soluzione: opere esposte in uno sgabuzzino, accesso vietato ai minori.
Ci tengo a ribadire che non c’è stata alcuna censura – commenta ora con fare distensivo il curatore della mostra, che altri non è se non il “nostro” Daniele Capra -. Le opere oggetto di un confronto spigoloso ma sincero con il Sindaco ed alcuni degli Assessori, sono state esposte in una collocazione più intima per evitare che le immagini potessero toccare la sensibilità dei visitatori meno accorti, come bambini ed adolescenti. Per questo motivo la visione, dopo un consulto con gli stessi artisti, è stata riservata ad un pubblico adulto”. Per poi concludere: “Siamo uno strano Paese, moralista ma amorale, che ritiene tabù la rappresentazione della sessualità più esuberante e fantasiosa, mentre permette che la donna sia trattata oscenamente come oggetto sessuale sui giornali o nella televisione”.

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Redazione

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