Sironi: gli artisti e la Grande Guerra

Sironi e gli altri, di fronte alla guerra. Insieme alla collezione di Claudia Gian Ferrari sono esposte per la prima volta alcune opere della raccolta Isolabella. E non mancano le sorprese. Nella milanese Villa Necchi Campiglio, fino al 6 novembre.

Gli artisti e la guerra: quanto è stato scritto su questo argomento? Come deve comportarsi l’artista? Impegnarsi o ritirarsi indignato? In fondo, però, aldilà delle teorie, rimangono le opere d’arte, testimonianza diretta e viscerale dei sentimenti e delle passioni degli uomini nei momenti più importanti della Storia.
Il rapporto degli artisti con la Grande Guerra è il cannocchiale puntato sulla scelta delle opere presentate in questa mostra, provenienti dalle collezioni Isolabella e Gian Ferrari. Capita tra l’altro che si celebrino insieme i cinquant’anni dalla morte di Mario Sironi (Sassari, 1885 – Milano, 1961) e il primo anno di assenza di Claudia Gian Ferrari, che a Villa Necchi ha ceduto gran parte della propria raccolta e che a Sironi, protagonista dell’esposizione, ha dedicato tanta della sua attività di collezionista e studiosa.
Milano futurista: la “tavola parolibera” di Carlo Carrà, Bomboni (1914-15), affida ai bombardieri d’Italia la distruzione di Vienna, fardello passatista di cui ci si deve liberare. Lo sguardo malinconico di Piero Marussig si posa su un Soldato austriaco (1916-17), con il ritratto di Francesco Giuseppe che quasi sbiadisce, affondato in un angolo della composizione (e della Storia). Sono i biancolanosi, favoriti dello stesso Francesco Giuseppe, che Ruggero Panerai – ex allievo di Fattori – immagina svolazzare da un aereo sul golfo di Venezia, con l’augurio, espresso in vivide pennellate, all’imperatore impiccato “e a tutta la brigata” di fare la stessa fine. La satira è l’unico mezzo per smascherare nel modo più crudo le brutture della società, e al tempo stesso renderle più digeribili, smorzandone i toni con la forza dell’ironia.

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Carlo Carrà - Bombe su Vienna / Bomboni - 1914-15 - inchiostro su carta - Milano, collezione Isolabella

E sono animati da una colorata vena satirica anche i disegni che Sironi, convinto interventista, realizzò per il Montello. Quindicinale dei soldati del Medio Piave, il foglio edito da Umberto Notari e diretto da Massimo Bontempelli, uscito in soli quattro numeri dal settembre al novembre 1918. Opere sorprendenti, cariche di dinamismo del tratto e brio coloristico, a tratti memori della lezione di Daumier (La scimmietta del Montello, 1918), a tratti capaci di cogliere echi drammatici dall’espressionismo di Munch (La sarabanda finale, 1918).
Esiti lontani dall’immagine più nota dell’opera di Sironi, che dopo la salita al governo di Mussolini sembra trovare una nuova via da seguire nel propugnato “cammino di italianità”. Nell’affermazione dell’immagine vittoriosa della nuova costituenda civiltà italica.

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Mario Sironi - Vittoria alata - 1935 - cartone per l’affresco L’Italia fra le Arti e le Scienze, Roma, Aula Magna dell’Università “La Sapienza” - Milano, collezione Isolabella

Il grande cartone della Vittoria alata (1935) – preparatorio per l’affresco L’Italia fra le Arti e le Scienze nell’aula magna dell’Università di Roma – è il culmine di un processo creativo che dal 1924 mescola retaggi dell’antico e della statuaria medievale, l’iconografia della Nike e quella dell’Italia, ridotte gradualmente di femminilità, in modo che trionfi la virtù virile alla base dell’ideologia fascista. La retorica costringe la pittura entro termini di rigore formale e simbolico. Il genio dell’artista deve trovare nuove strade, e continuerà a respirare, nella tensione – soprattutto cromatica – che sottende anche le composizioni più controllate di Sironi.

Stefano Bruzzese

Milano // fino al 6 novembre 2011
Mario Sironi – La guerra, la Vittoria, il dramma
a cura di Elena Pontiggia
VILLA NECCHI CAMPIGLIO
Via Mozart 14
02 76340121[email protected]

www.fondoambiente.it

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