Charles Avery – What’s so great about Happiness?

Informazioni Evento

Luogo
STUDIO SALES
Piazza Dante 2, int. 7 00185 , Roma, Italia
Date
Dal al

dal martedi al venerdì dalle ore 11.30 alle 19.30; Sabato: dalle 15.30 alle 19.30.
O su appuntamento

Vernissage
12/11/2014

ore 19

Artisti
Charles Avery
Generi
arte contemporanea, personale
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Quinta mostra personale in Galleria di Charles Avery, What’s so Great About Happiness? – People and Things from Onomatopoeia: part 2.

Comunicato stampa

Mercoledì 12 Novembre 2014 alle ore 19.00 lo Studio SALES di Norberto Ruggeri è orgolioso di
presentare la quinta mostra personale in Galleria di Charles Avery, What’s so Great About
Happiness? – People and Things from Onomatopoeia: part 2.

Con questa mostra la Galleria inaugura anche il nuovo spazio espositivo di Piazza Dante 2.
Charles Avery, attulmente impegnato con vari progetti espositivi internazionali (Museo del
Castello di Rivoli, Taipei Fine Arts Museum i più recenti) e nella preparazione di una grande
restrospettiva che si terrà l’anno prossimo al Museo GEM de L’Aia, è stato scelto per questa
speciale occasione e ha sviluppato un progetto articolato in una serie di nuovi lavori appositimente
pensati per Studio SALES, che restituiscono lo spazio espositivo alla sua funzione originaria di
studio d’artista, luogo eletto di visione interiore ed espressione creativa.
In mostra vi sono nuovi disegni di medio formato e delle sculture che si stagliano sullo sfondo di
due grandi wallpaper, posti l’uno di fronte all’altro lungo l’altezza della grande sala, che calano lo
spettatore all’interno Onomatopoeia, il mondo isola creato da Charles Avery nel 2005 e sul quale
egli lavora in modo esclusivo da diversi anni. Untitled (Perfect form) e Untitled (Thermal being) sono
due entità che rappresentano la duplice sostanza fisica e trascendente-fisofica di questo universo
isolano di cui l’artista ha rappresentato paesaggi e personaggi (gli Islanders), ha costruito
tassonomie, ha scritto storie.
What’s so Great About Happiness? è uno scorcio tutto particolare su Onomatopoeia, in cui ad essere
raffigurato è l’ambiente giovanile della città. In questa rappresentazione scenica l’artista mescola
situazioni e personaggi svariati, diversi per carattere, estrazione sociale complementari nella
Onomatopoeia cittadina. Con occhio voyeristico lo spettatore si aggira tra la ragazzina nella sua
camera (Untitled (Girl with six things)) e gli adolescenti con le loro storielle pomeridiane (Untitled
(Youths Smoking on Steps)) oppure osserva i giovani lavoratori in fila in una scena che sembra
rubata a un documentario o a un film neoralista (Untitled (Kelp weighing)). Un po’ Sabato del
villaggio un po’ teen-drama, la mostra consente a Charles Avery di smorzare la carica romantica
intrinseca alla nota fiabesca che da sempre connota la creazione di Onomatopoeia e sembra
riportare l’artista alle sue prime creazioni. Tornano i colori, si perdono le smussature a favore di
tratti più spigolosi e il lirismo cede il passo a note pop più connotate.
Anche le sculture presenti chiamano lo spettatore ad addentrarsi in modo fisico in questo universo
fittizio. La serie di sculture oggetto presenti in mostra: Untitled (Table), Untitled (Bookends),
Untitled(Carafe), fanno sì che esso possa mescolarsi ai personaggi circostanti. Degli Islanders
Charles Avery scrive:
“The Islanders, I have since learnt, do not have the same tenacious affection for the ideas of causation and
absolute truth Trianglanders do. For them, events are related by their proximity in space, like two strangers
sitting at a bar and nothing more…”
Onomatopoeia è un prodotto creativo nato per sfuggire alle maglie stringenti della narrazione, in
cui passato, presente e futuro convivono giustapposti. Nelle precedenti mostre il racconto di
Onomatopoeia era il racconto del viaggio che l’artista (sotto altre spoglie) aveva fatto in esso. In
What’s so Great About Happiness? è lo spettatore ad addentrarsi all’interno di questo mondo, a
divenire parte della sua eterna presentificazione e a fare esperienza della sua anima paradossale.
Esposte vi sono anche due litografie. Untitled (Two travellers in a bar), 2014, di cui l’originale è in
mostra, è stata prodotta quest’anno dal Castello di Rivoli con la collaborazione di Studio SALES di
Norberto Ruggeri per la mostra collettiva Intenzione Manifesta. Il disegno in tutte le sue forme.Studio SALES di Norberto Ruggeri
Piazza Dante, 2 | 00185 roma | t +39 06 7759 1122 | e [email protected] | www.galleriasales.it
Charles Avery
Charles Avery è nato a Oban, Scozia nel 1973. Nel 1993 si trasferisce a Londra dove completa un
corso di formazione al Chelsea College of Art. Lì incontra Peter Harris e nel 1996 i due danno vita
ad uno spazio auto-gestito chiamato Uncle Grey Presents, dove esibiscono i loro primi lavori. In
breve tempo ha ottenuto riconoscimento a livello internazionale e le sue mostre sono state ospitate
in isitituzioni di primaria importanza: al Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea (2014,
G), al Taipei Fine Arts Museum (2014, G), alla GAM di Milano (2014, G), alle National Galleries
Scotland (2014, G), al Lincoln Museum and Usher Gallery di Lincoln (2013, G), al FRAC di
Parigi (2013, 2010, S); all’ Edinburgh City Art Centre (2012, G), a EX3 – Centro per l’Arte
Contemporanea di Firenze, alla Hayward Gallery, London, Centre for Contemporary Art e alla
Gallery of Modern Art, Glasgow (2011, G), al Kunstverein di Norimberga (2010, S), MAXXI
(2010, G,) al Museum Boijmans van Beuningen di Rotterdam (2009, S), Bonniers Konsthall,
Stockholm, BALTIC Centre for Contemporary Arts, Gateshead, Tate Britain, London, The
Drawing Room, London (2009, G), al Parasol Unit di Londra e alla Gallery of Modern Art di
Edinburgo (2008, S), Tate Liverpool (2008, G), MUSEION, Bolzano (2007, G). Nel 2007 Chalres
Avery ha partecipato Lyon Biennial, curata da Thirry Raspail, Stèphanie Moisdon e Hans Ubrich
Obrist e per due volte nel 2003 e nel 2007 l’artista ha rappresentato la Scozia alla Biennale d’arte
di Venezia. Attualmente vive e lavora tra Londra e l’Isola di Mull.
Avery si relaziona all’arte in maniera filosofica e rivelatoria. Egli crea un universo metafisico e
parallelo abitato da esseri mostruosi e un’umanità tormenta, disturbanti figure simboliche che
prendono vita tramite le sue opere. Nei suoi lavori il tratto figurativo è volutamente caricato, con
un ricorso quasi ossessivo al disegno, utilizzato come tecnica a se stante o come base per una
scultura, invece, nelle rare opere a carattere astratto o nelle installazioni, l’ ambiguità dei soggetti
è sopperita da titoli a carattere fortemente narrativo. Con il suo ultimo progetto artistico “The
Islanders” l’artista ha dato avvio ad una vera e propria saga ambientata in una città portuale di sua
invenzione chiamata Onomatopoeia. Le sue mostre riportano le storie degli abitanti e degli
avventori di questa città, articolandosi in un ritmo che sembra riprendere quello della creazione
scritta piuttosto che quella visiva. Ed è appunto dall’universo letterario e della scrittura filosofica
che egli riprende i motivi della sua indagine, articolata nella dialettica tra forma e sostanza,
essenza e apparenza, universalità e intimità nell’infinita compresenza del tempo storico e del tempo
eterno. Avery ricorre all’arte per rappresentare figurativamente una dimensione terza rispetto a
quella puramente reale o puramente ideale, ma inserendo se stesso come personaggio dei proprio
mondi, la sua non si configura come una fuga estetica che lo sottrae ad un dubbio irrisolto, ma
come un darsi creativo che colloca la figura dell’artista al centro della discussione tra realtà e sua
astrazione.
Principali Collezioni
Museum Boijmans Van Beuningen, Rotterdam (NL)
Tate collection (UK)
Frac Ile-de-France/Le Plateau (F)
Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo (MAXXI), Roma (I)
Deutsche Bank, London, (GB)
Gemente Museum (NL)
Seattle Museum of Modern Art, (USA)
Scottish National Galleries (GB)
UBS Art Collection (CH)
Rhode Island Art Museum (USA)