Fiere d’arte a Torino. Intervista su Operae

A Torino, nell’imponente Palazzo Cisterna, Operae 2016 riunisce designer e progettisti che presentano lavori molto diversi. Si passa da pezzi unici a collezioni limitate o piccole serie. Nuovamente centrale, il dialogo con la tradizione artigiana: l’uomo lascia spazio a forme e materiali che sintetizzano principi e composizioni di natura.

Fino al 6 novembre, l’edizione di Operae, la fiera del design indipendente a Torino, recita il motto Be Brave. Sebbene la comunicazione visiva della rassegna rievochi modalità promozionali e linee grafiche da convention americana, l’austero Palazzo Cisterna, poco distante rispetto alla sede dell’edizione passata, ospita anche una curiosa selezione di 33 progettisti internazionali selezionati tra i tanti che hanno risposto alla chiamata di Designing the future. Eterogenei per formazione, provenienze (arrivano da Italia, Paesi Bassi, Francia, Belgio, Taiwan, Russia, Giappone, Regno Unito), approccio alla ricerca, estetica, finalità. In comune, l’indipendenza con cui hanno sviluppato i progetti in mostra, agendo su diverse frontiere del design contemporaneo: dal rapporto con l’artigianato alla collaborazione con altre discipline, soprattutto scientifiche, fino all’esplorazione sempre più radicale attraverso materiali vecchi e nuovi. Fra gli oggetti esposti anche alcuni artefatti capaci di attivare l’immaginario, come un surf fatto di microrganismi marini, un kit per permettere alle donne di coltivare le proprie parti intime, una saponetta per mondare da azioni impure, tessuti per veri entomologi e profumi per ogni ambiente della casa. Noi abbiamo incontrato la curatrice Annalisa Rosso ed ecco che cosa ci ha raccontato.

Qual è la tua definizione di design, anche alla luce delle novità proposte dall’edizione di Operae 2016?
“Design has become the world”, come sostengono i curatori della terza Biennale di Design di Istanbul, Beatriz Colomina e Mark Wigley. Nella selezione proposta a Operae, ci sono 33 designer provenienti da tutto il mondo che agiscono tenendo conto delle conseguenze sul futuro del proprio lavoro. Presentano progetti molto diversi, che indagano il nuovo rapporto con l’artigianato, la collaborazione con altre discipline (soprattutto scientifiche), l’esplorazione sempre più radicale con i materiali e tanti altri temi. In un’altra sezione presentiamo 10 gallerie di design contemporaneo, per riflettere sul tema caldo del collezionismo. Il design si trova dappertutto, gli spunti di ricerca sono virtualmente infiniti. A noi è interessato in particolare concentrarci sull’aspetto di indipendenza di un design del tempo presente che ha già un piede nel domani.

Operae, exhibition view, Torino 2016

Operae, exhibition view, Torino 2016

In quale opportunità deve trasformarsi, oggi, per un giovane designer, la presentazione della propria ricerca nel contesto di Operae? Come sono valorizzati i designer emergenti?
Quella di Operae è principalmente un’opportunità di incontri e visibilità. Il Festival di Design Indipendente funziona come una fiera e quindi i progettisti propongono la loro ricerca indipendente in una prospettiva di sviluppo sul mercato. Nelle edizioni scorse, Federico Peri ha incontrato la galleria Nilufar, la designer olandese Nina van Bart ha iniziato la sua collaborazione con Plus Design Gallery, dal lavoro di Zanellato/Bortotto con il mosaicista Andrea Besana sono nati il progetto di tappeti Arengario per Cappellini e la collezione di mobili da esterni per Nilufar. Per questo organizziamo anche un fitto programma di incontri B2B, dove i designer possono incontrare direttamente un grande numero di aziende italiane e straniere, particolarmente interessate a uno scouting di questo genere.

Come si svolge quest’anno Piemonte Handmade e quali tematiche affronterà riguardo a edizioni limitate e a pezzi unici?
Abbiamo associato a 10 artigiani piemontesi eccellenti, selezionati con bando pubblico, altrettante gallerie di design contemporaneo e progettisti internazionali. Sono stati incontri di grande interesse, in cui ognuno dei tre elementi ha portato le sue peculiarità: l’approccio innovativo del designer si è affiancato al know-how dell’artigiano, mentre il gallerista ha spronato e affiancato la ricerca tenendo conto anche delle esigenze del mercato del collezionismo. Gli oggetti realizzati sono profondamente calati nel desiderio presente di oggetti di pregio – e non di lusso. Pezzi unici o in edizione limitata che hanno valori di funzione, manifattura, estetica, ma anche storia e significato.

Operae, exhibition view, Torino 2016

Operae, exhibition view, Torino 2016

Che cos’è oggi un prodotto di design, di quali elementi si deve dotare una forma per rendere eccellente un rito, un momento della quotidianità?
È una questione molto personale. I prodotti che migliorano la mia quotidianità e i miei riti sono pochi, non mi piace circondarmi di troppi oggetti. Sono stati scelti per la loro storia e il significato, e spesso sono espressione di una ricerca più estesa. Per mio gusto, vado verso forme e funzioni – anche emotive – semplici.

Com’è presentato l’ambito della sperimentazione in fiera?
Tocchiamo tematiche differenti in sezioni diverse. Oltre a quelli già citati, vorrei ricordare il progetto speciale Trecentottanta. Appunti sull’antica Università dei Minusieri. I designer veneziani Zaven interpretano secondo il loro linguaggio la realtà storica torinese dell’Università dei Minusieri, Ebanisti e Mastri di Carrozza, che quest’anno compie 380 anni. Non solo un’installazione accessibile e di grande ispirazione, ma anche la presentazione di alcuni pezzi di design firmati da Zaven che si rifanno a quelle suggestioni. Un esempio che spiega bene come Operae voglia gettare dei ponti: tra discipline, tra epoche, tra realtà solo apparentemente distanti.

Operae, exhibition view, Torino 2016

Operae, exhibition view, Torino 2016

In previsione delle prossime edizioni, quale direzione di crescita deve prendere Operae? Ritieni che una sede più ampia potrebbe rappresentare una piattaforma migliore, oppure snaturerebbe l’essenza di Operae?
Penso che la crescita di Operae sia connessa alla sua capacità di leggere i segnali del tempo presente, attraverso la scelta di indagare tematiche di grande attualità che prefigurano cambiamenti futuri. La sede cambia ogni anno, e mi sembra interessante anche questo aspetto di esplorazione e apertura al pubblico di luoghi meno noti della città.

Potresti esprimere un pensiero, o formulare un augurio che accompagni l’edizione di Operae 2016?
Che sia solo un punto di partenza!

Ginevra Bria

Torino // fino al 6 novembre 2016
Operae
a cura di Annalisa Rosso
PALAZZO CISTERNA
Via Carlo Alberto 23
http://operae.biz/

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www.artribune.com/2016/11/fiere-arte-torino-intervista-flashback/
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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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