Un corpo a corpo con l’immagine. Jennifer West a Nuoro

MAN, Nuoro – fino al 21 maggio 2017. Prima personale in Italia per l’artista nata a Topanga, in California. Tanti film realizzati senza telecamera e un ulteriore merito da assegnare al direttore Lorenzo Giusti.

Anche questa è la contemporaneità: fare un certo di tipo di arte senza utilizzare gli strumenti che servono tradizionalmente allo scopo. Così è per la pittura di Roberto Cuoghi; così è per i film di Jennifer West, protagonista del suo primo solo show museale in Italia al MAN di Nuoro. In Sardegna l’artista californiana porta dodici anni di lavoro, pressoché ignoto al pubblico nostrano – e questa è l’ennesima conferma di quanto sia ragionata la programmazione di Lorenzo Giusti.
Un primo indizio relativo alla prassi produttiva di West sta nel titolo della mostra: Action Movies, Painted Films and History Collage. Nell’ordine: non film d’azione, come saremmo portati a interpretare, bensì “movies” agiti, azionati – intendendo il termine ‘azione’ in accezione viennese, performativa; pellicole dipinte, nella letteralità dell’espressione, e il pensiero non può che andare alle sperimentazioni di Mario Schifano con la televisione; e collage di film storici, non però alla maniera di The Clock di Christian Marclay, ma lavorando sui titoli di testa, e con un’idea di storia che non ha maiuscole (non la Storia – del cinema), ma è gonfia d’intimità.

Jennifer West, Spiral Production Still. Photo Aaron Moulton

Jennifer West, Spiral Production Still. Photo Aaron Moulton

AVANTI E INDIETRO NEL TEMPO

Quest’ultima produzione è ultima anche in ordine di tempo e si incarna in Film Title Poem (2016), l’unico film sonoro realizzato da Jennifer West, ipnotico nell’inseguirsi di titoli che evocano scene singole e trame complete, e carico di vita, talmente carico da avere la pellicola graffiata, incisa, forata – vissuta, come un vinile con i solchi consumati dall’uso.
Via via si risale indietro nel tempo, fino al 2004, e poi si torna al recente passato, ad esempio al Salt Crystal Spiral Jetty Dead Sea Five Years Film (2013), che è tutto quel che dice il titolo. È un non-film la cui realizzazione ha impiegato un lustro; è un lago salato, quello dove ha preso vita la celeberrima spirale di Robert Smithson; è un mare morto, il Mar Morto, salato anch’esso. Sicuramente non è la documentazione di una performance, perché la performance l’ha fatta – suo malgrado – la pellicola: cotta, dimenticata, violentata, cestinata, prendendosi carico pienamente della propria materialità latrice di immagini. Al suo fianco, a Nuoro, il documentario che ne racconta la genesi: e si può immaginare come e quanto si discosti dal “genere” un documentario realizzato da Jennifer West.
Intanto, il giorno dopo l’inaugurazione, l’artista è partita per una piccola isola. Insieme a lei, la “pizza” contenente uno dei film che più ha amato, il film di uno dei nostri più grandi registi.

Marco Enrico Giacomelli

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Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

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