Eccezionale ritrovamento a Pompei: a San Paolino, la più lunga epigrafe funeraria mai ritrovata

L’antica Pompei non smette di regalare cospicui tesori del suo passato. Nell’area di San Paolino, nei pressi di Porta Stabia, è stata portata alla luce una tomba monumentale in marmo con la più lunga epigrafe funeraria finora ritrovata.

Dopo gli importanti rinvenimenti a Roma nell’ambito dei lavori per la Metro C, un altro tesoro torna alla luce dopo duemila anni. Si tratta di una sepoltura monumentale della città di Pompei. Pur senza certezze sull’identità del personaggio ivi sepolto, gli studiosi ritengono con buona approssimazione che si trattasse di Gneo Alleo Nigidio Maio, noto per essere uno dei più grandi finanziatori dei ludi che si svolgevano nell’anfiteatro, e ai quali l’epigrafe fa ampio riferimento. Considerando la tipologia e il contenuto dell’iscrizione, molto probabilmente a questa tomba apparteneva il grande fregio con scene gladiatorie conservato nei depositi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, di cui non si era ancora stabilita la provenienza. Da parte sua, il Direttore, Paolo Giulierini, si dice “lieto di collaborare ancora una volta con Pompei. La vicenda chiarisce ancora una volta l’intimo legame tra i due istituti e la necessità di una collaborazione sempre più stretta”.
Nell’area sono state rinvenute – al di sopra dello strato di oltre due metri di lapillo che copriva questa porzione della città antica -, tracce ben leggibili del passaggio di una carovana di cittadini in fuga dall’eruzione del 79 d.C., al cui contesto sono da ricondurre alcuni scheletri che giacevano poco lontano.

Massimo Osanna

Massimo Osanna

UN’IMPORTANTE CHIAVE DI LETTURA

Di grandi dimensioni, lunga oltre quattro metri, l’epigrafe è una vera e propria biografia del defunto, nella forma delle res gestae (ovvero della descrizione delle imprese compiute in vita). Nel corso del racconto, l’epigrafe si sofferma su molti aspetti della vita di Nigidio Maio, compresi i gravi disordini che seguirono alla rissa scoppiata nel 59 d.C. durante i giochi gladiatori che si stavano svolgendo nell’anfiteatro. Un episodio riportato anche da tacito, negli Annales XIV, 17, e che richiamò l’attenzione anche dell’imperatore Nerone, che ordinò un’inchiesta e provvedimenti molto severi: per dieci anni fu infatti vietato alla città di organizzare altri ludi del genere, furono sciolte le “associazioni” che sostenevano gli atleti, oltre all’esilio comminato agli istigatori della rissa. Dall’iscrizione tombale, emerge però che l’esilio fu comminato anche ai Duoviri, ovvero a colori che all’epoca erano responsabili del governo della città.
Come spiega Massimo Osanna, direttore Generale dell’Area Archeologica di Pompei ”L’epigrafia è fondamentale per ricostruire la storia romana, e questa città, dato il suo particolarissimo stato di conservazione, dà un grande contributo a storici e archeologi; non soltanto con le epigrafi ufficiali, ma anche con le iscrizioni murali, una fonte pressoché unica per scoprire gli umori del popolo, con frasi elettorali o di inneggio per questo o quel gladiatore. Quindi tasselli fondamentali, e nel caso di quest’ultimo ritrovamento, l’epigrafe ci restituisce un personaggio che ci era sì noto, ma solo attraverso fonti non ufficiali, come appunto le iscrizioni murali di cui era oggetto, a causa del suo coinvolgimento nei giochi gladiatori”. Il ritrovamento, precisa Osanna, è stato anche frutto di una circostanza fortunata: “Nel corso della ristrutturazione di un edificio ottocentesco, dove sorgerà la biblioteca, abbiamo intravisto affiorare dal terreno un elemento in marmo. Pertanto, di nostra iniziativa e utilizzando fondi interni, abbiamo deciso di scavare in quel punto, e la costanza ci ha premiati. Il ritrovamento, poi, delle tracce della carovana, costituiscono la prima testimonianza dei tentativi di fuga da parte dei pompeiani”.

Gli affreschi del triclinio della Casa dei Vettii, a Pompei

Gli affreschi del triclinio della Casa dei Vettii, a Pompei

UNA NUOVA EPOCA

A Pompei c’è grande entusiasmo e soddisfazione per il ritrovamento, che si inserisce in una più ampia campagna di scavi, ripresa a pieno ritmo dopo la difficile fase “dell’emergenza”, che ha visto uomini e mezzi impiegati nella messa in sicurezza dell’area archeologica, necessaria dopo anni di abbandono. Così il direttore Osanna: “Questi scavi sono il frutto del grande Progetto Pompei voluto e finanziato dal Ministero, che vede scavi in tutta la città. In particolare, ci concentriamo sugli edifici pubblici, i più utili per capire l’assetto socio-politico, delle epoche più antiche. In qualche modo, compensano la mancanza di fonti letterarie; Pompei era infatti una cittadina secondaria, uguale a molte altre, e gli storici, come lo stesso Tacito, ne parlano ben poco”. Ma che i nuovi scavi dovrebbero invece rendere più leggibile.

– Niccolò Lucarelli

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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