Roma prova a fare “Ristart”. Un dibatto per la rigenerazione creativa della città come tentativo di superare la tristezza

Nel quadro di una campagna elettorale triste, mesta, neppure scorretta, solo noiosa. Nel quadro di un dibattito sulla città che vede posizioni inaccettabili, strumentali, velleitarie e ridicolamente provocatorie, forse Roma dovrebbe trovare la forza di reagire e di confrontarsi per farlo. Con l’obbiettivo primario di riguadagnare se non una programmazione e una visione, per lo […]

Nel quadro di una campagna elettorale triste, mesta, neppure scorretta, solo noiosa. Nel quadro di un dibattito sulla città che vede posizioni inaccettabili, strumentali, velleitarie e ridicolamente provocatorie, forse Roma dovrebbe trovare la forza di reagire e di confrontarsi per farlo. Con l’obbiettivo primario di riguadagnare se non una programmazione e una visione, per lo meno un’identità che appare venuta totalmente meno.
Il livello di autostima nella capitale è comprensibilmente ai livelli più bassi che si possano ricordare, le possibilità di riprendere a costruire un destino condiviso oggi non fondano su di una strategia solida e ben definita. La crisi cittadina ha soffocato visioni, ambizioni e voglia di rischiare. Ovvio che il settore culturale, che vive di immaginario e di futuro, ci abbia rimesso più di ogni altro. Il congenito cinismo dei romani ha fatto il resto, cinismo che da un lato consente di sopravvivere, dall’altro cristallizza ripiegando la vita civica in un’esistenza tutta privata. Senza desiderio e ambizione.
Se Roma vuole davvero sperimentare un Rinascimento, magari da associare come punto di ri-partenza alle prossime elezioni, identità e desiderio (con l’aggiunta propedeutica dell’orgoglio) diventano i due elementi cardine cui dare corpo e sopra i quali costruire. Per costruire una nuova identità che non sia un nuovismo imposto occorre, dunque, senza la benché minima nostalgia, guardare indietro. Alla grande architettura che fino agli anni Sessanta si faceva a Roma, alle figure intellettuali da Nicolini a Pasolini, al grande risultato delle Olimpiadi del ’60, ai fantastici segni urbani del passato, come l’Eur, fino a quelli del presente come l’Auditorium o il Maxxi, l’articolazione dei quartieri che ha pochi eguali al mondo. E poi il cinema, l’artigianato di qualità, i musei storici, il patrimonio archeologico di una città che è stata la prima ad utilizzare i monumenti come quinta per la movida. Occorre mettere tutto questo assieme, individuare un denominatore comune e partire da una griglia condivisa anche da chi la pensa diversamente, per poi costruire.
Lo ha fatto Milano, prima di Expo, con un progetto che si appalesò nel 2014 in una importante mostra alla Triennale (http://www.brandmilano.org/category/mostreeventi/mostra-triennale-identita-milano/) e lo può – lo deve! – fare Roma, magari approfittando di iniziative come quelle di domenica 23 maggio: nella ex Dogana di San Lorenzo (e già sull’utilizzo dell’archeologia industriale nella capitale ci sarebbe molto da parlare) si daranno appuntamento intellettuali, amministratori, studiosi, artisti e street artisti, associazioni, musicisti urbanisti. Moderati dallo scrittore Christian Raimo il quale, nel bene o nel male, ha dato il via qualche giorno fa ad un ampio dibattito sulle indecenti condizioni della cultura in città. A seguire, a monito di tutto, il film che Gianfranco Rosi ha dedicato a Renato Nicolini.

Ristart Roma
Ex Dogana di San Lorenzo – Via dello Scalo San Lorenzo, 10
Tavola Rotonda “Cultura è Capitale” domenica 22 maggio ore 16
https://www.facebook.com/events/1092510367473394/

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