Tutte le immagini di Path Festival: quattro giornate a Verona tra musica, nuove tecnologie e design ecosostenibile, in dialogo con la tradizione culturale scaligera

Esplorare “quella zona di confine in continua negoziazione tra creatività umana e potenzialità digitale”, attraverso un ricco programma di live performance, conferenze e workshop: questo l’obiettivo di Path Festival, giunto quest’anno alla sua seconda edizione, tra il 2 e il 6 settembre a Verona. E la maggiore novità per il 2015 è stata nell’aver intrecciato […]

Esplorare “quella zona di confine in continua negoziazione tra creatività umana e potenzialità digitale”, attraverso un ricco programma di live performance, conferenze e workshop: questo l’obiettivo di Path Festival, giunto quest’anno alla sua seconda edizione, tra il 2 e il 6 settembre a Verona. E la maggiore novità per il 2015 è stata nell’aver intrecciato un legame ancora più stretto tra sperimentazioni musicali e grande tradizione culturale. La scelta delle location ha infatti privilegiato alcuni tra i luoghi più rappresentativi della vita culturale cittadina, come il Museo Lapidario Maffeiano e il Palazzo della Gran Guardia, oltre al piazzale antistante Porta Vescovo e Interzona, spazio multifunzionale fondato nel 1992 nell’area degli ex Magazzini Generali. In questa commistione di nuovo e antico, di centrale e periferico, hanno trovato spazio le live performance di Alexander Chernyshkov, Lucio Capece, Ra-Kunesh e Dee-Construct (nella serata inaugurale di mercoledì 2 settembre); Karen Gwyer, Caterina Barbieri e Giovanni Brunetto (venerdì 3 settembre); Morkebla, Alessandro Cortini, Shinoby, BarokTheGreat, Lory D e Lucretio (sabato 5 settembre); Native e Daniele Raimondi (domenica 6 settembre). Al loro fianco, quattro talk dedicati ovviamente alla cultura musicale contemporanea, ma anche ad argomenti come la realtà virtuale e la tecnologia diffusa.
A fare da ulteriore collante tra questa doppia tendenza centripeta e centrifuga, ha contribuito infine il progetto Trii, presentato in forma di workshop da Reverse Impresa Sociale nelle due sedi “storiche” del Festival: Gran Guardia e Museo Maffeiano. “Un’idea di allestimento modulare capace di creare differenti soluzioni compositive e funzionali”, concepita secondo un’estetica minimalista e realizzata attraverso uno sviluppo partecipato, affidando al pubblico stesso il ruolo di compositore. Il progetto ha così offerto un’ulteriore declinazione dell’impegno di Reverse nella direzione della sostenibilità e dell’uso intelligente delle risorse, con una particolare attenzione al riutilizzo delle forme nel design. Tutte le immagini dell’allestimento e gli highlights delle quattro serate li trovate nella consueta fotogallery.

– Simone Rebora

www.pathfestival.it

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Simone Rebora

Simone Rebora

Laureatosi in Ingegneria Elettronica dopo una gioventù di stenti, Simone capisce che non è questa la sua strada: lascia Torino e si dedica con passione allo studio della letteratura. Novello bohémien, s’iscrive così alla Facoltà di Lettere a Firenze, si…

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