Topi, svastiche, rituali profani. Santiago Sierra presenta alla Centrale Fies un’installazione shock. È lui la guest star del Festival Drodesera, in Trentino

La sala della forgia trasformata in santuario. L’altare un perimetro quadrato. Il pavimento una scacchiera bianca e nera. Icona mistica una svastica. Dei ratti ammassati attorno. Gli animali eccitati si dissetano col latte che ricopre la svastica, trasformata ne “L’abbeveratoio”. È questo il titolo dell’installazione di Santiago Sierra, progetto speciale per le prime giornate del […]

La sala della forgia trasformata in santuario. L’altare un perimetro quadrato. Il pavimento una scacchiera bianca e nera. Icona mistica una svastica. Dei ratti ammassati attorno. Gli animali eccitati si dissetano col latte che ricopre la svastica, trasformata ne “L’abbeveratoio”. È questo il titolo dell’installazione di Santiago Sierra, progetto speciale per le prime giornate del Festival Drodesera dedicato alle arti performative contemporanee, giunto alla trentacinquesima edizione alla Centrale di Fies in Trentino. E Sierra fa la sua performance, colpendo gli spettatori con un pugno in pancia, come sa fare lui.
Le signore si affacciano nella sala, un grido e scappano via, disturbate. Un ratto scuro si allontana dalla svastica con uno scatto per correre in un angolo, si ferma su due zampe, guarda negli occhi il pubblico e torna al centro.
L’azione prosegue per tutta la sera, ricordando un tempio indiano, là dove i ratti sono venerati, e l’Oriente, dove il simbolo della svastica era legato alla natura. Oppure i topi siamo noi, che ci cibiamo avidi nella mangiatoia del potere.

Negli altri fantastici spazi della Centrale, incastonata tra le pietre e il verde. poco a nord del Lago di Garda, si alternano a orari scanditi le azioni dei giovani artisti del premio “Live Works Performance Act Award Vol. 3”. In giuria anche Michelangelo Pistoletto. E gli spettacoli del Festival, diretto da Dino Sommadossi, direzione artistica di Barbara Boninsegna, proseguono fino al 2 agosto con, tra gli altri, il francese Philippe Quesne, Motus, Fanny & Alexander, Compagnia Abbondanza/Bertoni.

– Mariella Rossi

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