La straripante coscienza critica di Errò. Al MAC di Lione

MAC, Lione - fino al 22 febbraio 2015. Retrospettiva immensa per l'artista islandese. Cinquecento lavori dagli Anni Cinquanta a oggi, per riassumere il percorso impeccabile di un artista che da sempre analizza e contesta la società di massa.

Un bel termine oggi in disuso è il più adatto a descrivere la poetica di Errò (Ólafsvik, 1932): radicale. L’artista islandese, francese d’adozione, è autore di un’opera fortemente contestataria, che però sceglie la via della ricchezza formale, del colore e della ridondanza. Ma coerenza e chiarezza non gli fanno certo difetto, ed è dunque impossibile fraintendere i suoi lavori: si tratta in tutta evidenza di una critica alla società di massa. Una critica che è rimasta sempre veemente, analitica e rigorosa, dagli Anni Cinquanta a oggi.
La retrospettiva che gli dedica il Mac di Lione è ricchissima. Tutti e tre i piani del museo sono carichi degli intrecci d’immagini creati dall’artista, per un totale di circa cinquecento lavori. L’effetto che si crea è quello di una travolgente mise en abyme: all’accumulo di immagini nelle singole opere fa eco l’accumulo di opere nel museo. Si esce un po’ affaticati, va detto; ma soprattutto si esce piacevolmente travolti e sollevati da un’atmosfera libertaria che raramente oggi si respira.

Errò - veduta della mostra al MAC, Lione 2014 - © photo Blaise Adilon -  © Adagp Paris, 2014

Errò – veduta della mostra al MAC, Lione 2014 – © photo Blaise Adilon – © Adagp Paris, 2014

In apertura, una sala simula il caos creativo dell’atelier dell’artista: opere di diversi periodi sono ammassate in uno spazio esiguo, talvolta coprendosi a vicenda. Ma subito dopo il percorso si fa sistematico e cronologico. A partire dagli Anni Cinquanta, quando Errò si muove già nelle atmosfere e nei temi che lo caratterizzeranno. Il collage compare sin dalla serie Radioactivity del 1958, ma esplode definitivamente nello straordinario ciclo Méca-make-up del 1959-60, in cui Errò altera le fattezze di volti femminili apponendogli protesi meccaniche (fotografie di apparecchi di vario genere).
L’accumulazione viene invece introdotta in dipinti come Les Galapagos del 1961, ed è poi la volta delle opere in cui l’artista inventa lo stile che non abbandonerà più, e in cui diventa sistematico il suo modo di operare. Prima compone collage ricchissimi di immagini (ritagli di giornale), poi ne ricava il dipinto corrispondente, e la mostra in molti casi propone il confronto tra le due versioni.

Errò - veduta della mostra al MAC, Lione 2014 - © photo Blaise Adilon -  © Adagp Paris, 2014

Errò – veduta della mostra al MAC, Lione 2014 – © photo Blaise Adilon – © Adagp Paris, 2014

Ecco dunque gli Scapes, impressionanti esercizi di capacità compositiva che raggruppano figure relative allo stesso tema: il Foodscapes rimane l’esempio più straordinario. E poi si incontrano gli altri cicli, i quadri citazionisti dedicati ad artisti come Picasso e Pollock, i Tableaux chinois di fine Anni Settanta… Via via la critica si fa meno metaforica e più diretta, dato che sempre più spesso l’artista inserisce riferimenti a fatti e personaggi della storia e della politica.
Il finale, poi, è ancora una volta a sorpresa, ma dopo il primo sussulto se ne coglie la coerenza. Il materiale di base dagli Anni Novanta in poi è il fumetto, ma il rischio del kitsch è scongiurato, e il risultato è una lettura metaforica del mondo d’oggi paradossale e sarcastica, permeata di violenza più o meno latente.

Stefano Castelli

Lione // fino al 22 febbraio 2015
Errò
a cura di Danielle Kvaran
MAC – MUSEE D’ART CONTEMPORAIN
81 quai Charles de Gaulle
+33 (0)4 72691717
[email protected]
www.mac-lyon.com

 

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Stefano Castelli

Stefano Castelli

Stefano Castelli (nato a Milano nel 1979, dove vive e lavora) è critico d'arte, curatore indipendente e giornalista. Laureato in Scienze politiche con una tesi su Andy Warhol, adotta nei confronti dell'arte un approccio antiformalista che coniuga estetica ed etica.…

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