Milo Moirè, la venere desnuda. Esperimenti di una performer senza veli

Appassionata di psicologia, interessata ai comportamenti sociali, concentrata sulle dinamiche simboliche del corpo, Milo Moirè è un’artista performativa. Che fa scalpore, togliendosi i vestiti

La prima cosa che viene da pensare è che è bellissima. Un po’ perché la fisicità di Milo Moirè – alta, snella, forme flessuose, viso perfetto, stile da navigata mannequin – è assolutamente dirompente. Un po’ perché con questa avvenenza ci gioca lei stessa, per prima. E un po’ perché al confronto la qualità delle sue performance non ne esce vincente. Come dire, più bella che brava.

Milo Moirè, The Script System

Milo Moirè, The Script System

Di mestiere Milo fa l’artista. Svizzera, 31 anni, laureata in psicologia, conosciuta per l’esuberante verve performativa, del suo corpo ha fatto il centro di ogni ricerca. Ostentandolo nello splendore di una integrale nudità. Azioni teatrali un filo ingenue, tra la sfida e la trovata, qui a sfondo sociale, lì con un tratto più intimista; e con quel gusto facile per la provocazione, che resta a livello della superficie. Opere a misura di voyeur, curiose quanto basta per catturare l’attenzione.

L’ultima sua fatica risale allo scorso 12 aprie, durante l’opening di Art Cologne, quando all’ingresso della fiera si infilava in vagina delle uova ricolme di colore per poi spararle su una tela bianca, con una spinta simbolica e muscolare: “Creo e utilizzo la fonte originale della femminilità”, ha detto. Dripping uterino che mischia sacro e profano, sfornando una variopinta frittata, modello macchia di Rorschach. Courbet si rivolta nella tomba?
Poi c’è la volta in cui s’è seppellita in un candido paesaggio, completamente nuda: venere intirizzita emersa da una coltre di neve, dimenandosi come un felino sexy dietro una maschera dorata. La scommessa? Non morire di freddo, intanto; ma anche dare un senso alle scene girate in una vasca da bagno, mentre si abbandona a gemiti e singhiozzi. Significato non pervenuto.

Effetto “shock” garantito nella performance – la più nota – ambientata sulla metro. Obiettivo: stupire, seminare il dubbio, disorientare, rompere i codici del bon ton. Oppure – ma anche no – farsi arrestare per atti osceni in luogo pubblico. Milo aspetta il suo treno coperta solamente da invisibili “abiti concettuali”: i nomi dei vari capi d’abbigliamento sono scritti sulla pelle, col pennarello. Indosso solo un paio di decolleté a spillo, una borsa, degli occhiali. Così, con questo strepitoso nude-look, fa il biglietto, sale, si siede, viaggia, scende, passeggia. Sempre con la telecamera appresso, a documentare le reazioni sbigottite o indifferenti. Barriere spezzate, in barba all’atavico senso del pudore e alle invincibili convenzioni borghesi. Ma Marina Abramovic, su questi temi, non aveva già detto tutto quarant’anni fa?

Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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