Sabrina Mezzaqui incontra i “meditanti” negli spazi della Pilotta di Parma. Leggere, ascoltare, mettersi all’opera: un percorso collettivo, per progettare nuova arte nel Teatro Farnese

Ogni quindici giorni un gruppo di donne, con sporadiche e gradite presenze maschili, si raccolgono nella sala Bocchi della Galleria Nazionale di Parma. Sono “meditanti”, hanno scelto di intraprendere un processo di introspezione e di riflessione, coltivando “un’attenzione quieta alla realtà e una sensibilità paziente”. In regia Sabrina Mezzaqui, protagonista del progetto ideato dalla Soprintendenza […]

Ogni quindici giorni un gruppo di donne, con sporadiche e gradite presenze maschili, si raccolgono nella sala Bocchi della Galleria Nazionale di Parma. Sono “meditanti”, hanno scelto di intraprendere un processo di introspezione e di riflessione, coltivando “un’attenzione quieta alla realtà e una sensibilità paziente”. In regia Sabrina Mezzaqui, protagonista del progetto ideato dalla Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici, che le guida attraverso una pratica artistica connotata da lentezza, pazienza, ripetizione e silenzio. Lo scopo, infine, quello di arrivare a un’opera d’arte collettiva che coinvolga la cittadinanza e metta al centro la Pilotta, l’imponente edificio farnesiano contenitore della stessa Galleria, del Teatro Farnese, della Biblioteca Palatina, del Museo Archeologico e di tante istituzioni legate alla tutela e alla conservazione dei beni culturali.
Con una modalità che è propriamente contemporanea, Sabrina Mezzaqui intende instaurare una relazione profonda con persone che non conosce, seguendo il fil rouge dei luoghi che connotano una città spaccata intorno a differenti logiche di valorizzazione delle proprie glorie artistiche: il percorso è quello di un progetto pubblico dal forte carattere performativo, a cui possono assistere i visitatori del museo, accogliendo di volta in volta presenze nuove, in un dialogo senza soluzione di continuità.

Sabrina Mezzaqui, Mettere a dimora, 2008, Un vocabolario della lingua italiana (Lo Zingarelli, ed. Zanichelli) aperto alla pagina “pianta – piantare…”, 25x42 cm, leggio in plexiglas, 100 ritagli di carta, spilli, dimensioni variabili. Galleria Continua, San Gimignano

Sabrina Mezzaqui, Mettere a dimora, 2008, Un vocabolario della lingua italiana (Lo Zingarelli, ed. Zanichelli) aperto alla pagina “pianta – piantare…”, 25×42 cm, leggio in plexiglas, 100 ritagli di carta, spilli, dimensioni variabili. Galleria Continua, San Gimignano

Da molti anni il lavoro dell’artista è fatto di volti, presenze – “sia visibili (scrittori, poeti, …), sia invisibili (tutte le persone con cui collaboro alla realizzazione delle opere)” – e il suo processo manuale di ritaglio, ricamo, cucito, fino alla costruzione minuziosa di origami, assomiglia da vicino a una preghiera collettiva recitata con le mani o, riprendendo il tema della meditazione, a un mandala di sabbia che presuppone un rito  effimero, leggero.
E se l’arte che si fa laboratorio talvolta si trasforma in un’operazione costruita, “come se il pubblico non fosse più in grado di osservare e l’estetica non avesse più niente da dire”, con il duo Sabrina Mezzaqui-Mariella Utili (Soprintendente e prima promotrice del progetto) la riflessione sta assumendo uno spessore inedito, fatto di costanza e di ascolto.
Artribune seguirà gli incontri dei meditanti, intrufolandosi nel  prossimo – il quarto – fissato per il 15 gennaio e scoprendo come si sviluppa un’idea collettiva: osserveremo i cittadini mettersi in opera e i legami che si creeranno tra loro e con l’artista, sensibile pilota di un’armata pacifica che intende rendere aperta e permeabile la fortezza della Pilotta. Attraverso la bellezza.

– Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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