Morto a Roma Valentino Zeichen. Aveva 78 anni

n questo 2016 che sembra voler falcidiare il mondo della cultura senza risparmiare nessun settore, s'aggiunge un'altra grande perdita, quella del poeta Valentino Zeichen, morto a Roma a causa di un infarto

Di Valentino Zeichen, morto a Roma il 5 luglio stroncato da un infarto, non si conosceva – pare – neanche il nome: quello infatti era un pseudonimo, usato come un vezzo, uno dei tanti del poeta, che aveva persino intitolato a se stesso un premio letterario di cui era unico giudice.
Bon vivant e conversatore, Zeichen ha attraversato con fine leggerezza salotti mondani e milieu culturale, perfettamente a suo agio lì, come nella casa baracca a due passi da Piazza del Popolo, dove diceva di vivere come un re, in attesa delle ruspe.
Era nato a Fiume, nel 1938, esule poi a Trieste, quindi era giunto a Roma, ma cresciuto a Firenze, in una sorta di casa di correzione dove era stato mandato dal padre appena adolescente. Lì, aveva scoperto la sua vocazione alla letteratura e alla poesia, poi aveva frequentato l’Accademia Teatrale di Pietro Sharoff.

DALL’AVANGUARDIA AL SALOTTO: IL POETA COME OSPITE
L’esordio è nel 1969 sulle pagine della rivista “Nuova Corrente“, a cui segue Area di Rigore, raccolta di poesie del 1974, Ricreazione, cinque anni dopo, Pagine di gloria, nel 1983, Museo interiore, nel 1987. La consacrazione definitiva è l’opera omnia raccolta negli Oscar Mondadori, introdotta da Giulio Ferroni. Tra le sue opere anche i romanzi: Tana per tutti (1983), La Sumera (2015) e alcuni testi per radiodrammi.
Recentemente colpito da un ictus, si era poi ripreso anche grazie al sostegno degli amici artisti, attori, intellettuali e scrittori, tra cui Luigi Ontani, Luigi Lo Cascio, Piera Degli Esposti, Filippo La Porta, Giorgio Patrizi e tanti altri, che si erano mobilitati chiedendo per lui un aiuto al Comune di Roma e organizzando una vera e propria raccolta fondi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna
Figura singolare, è stato una sorta di poeta clochard, libero ed irriverente sia nella scrittura – affilata nelle rime semplici – sia nella vita, trascorsa tra mondanità e solitudine, mai allineato nei giudizi, originale, graffiante, controcorrente.“L’intelligenza” diceva “è in superficie, proprio come è in superficie la profondità. Più vogliamo essere profondi, più siamo ridicoli. Più vogliamo essere profondi e peggio è”.

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Redazione

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