Anche le arti visive ricordano Pier Paolo Pasolini a quarant’anni dalla scomparsa: da Michele Spanghero a Giovanni Gaggia e Rocco Dubbini, ecco come

Quarant’anni fa moriva a Ostia Pier Paolo Pasolini, in circostanze che hanno fatto scrivere fiumi di inchiostro ma sono ancora ben al di là dall’essere chiarite e forse non lo saranno mai. Una ricorrenza tonda, che ha fornito e fornirà ancora spunto a tutti i media per ricordare il controverso intellettuale che comunque ha lasciato […]

Quarant’anni fa moriva a Ostia Pier Paolo Pasolini, in circostanze che hanno fatto scrivere fiumi di inchiostro ma sono ancora ben al di là dall’essere chiarite e forse non lo saranno mai. Una ricorrenza tonda, che ha fornito e fornirà ancora spunto a tutti i media per ricordare il controverso intellettuale che comunque ha lasciato una traccia indelebile nella cultura e nella società italiane. Anche le arti visive hanno in varia maniera omaggiato il poeta, scrittore e regista: con modalità diverse, ma sempre con intensità che tradisce la grande attualità del suo messaggio.

SPANGHERO, PASOLINI E FABIO MAURI
Il Centro Studi Pasolini di Casarsa, la cittadina friulana di cui era originaria la madre del poeta, ospita fino al 30 novembre ppp – pianopianissimo, un’installazione site specific creata dal sound artist Michele Spanghero che – partendo dalle migliaia di ore di registrazioni audio con la voce di Pasolini conservate nell’Archivio di Cinemazero – ha restituito la voce del poeta alla sua casa d’infanzia. “Una trasposizione tra corpo e casa che il pubblico potrà scorgere già dalla strada, da dove sarà possibile vedere la proiezione del Vangelo secondo Matteo sulla facciata del Centro Studi, un’eco della performance che Fabio Mauri propose a Pasolini nel 1975, Intellettuale, in cui il film che vede la madre Susanna Colussi interpretare il ruolo della Madonna venne proiettato alla GAM di Bologna sul corpo dell’amico”. L’artista triestino “ha fatto risuonare la voce di Pasolini all’interno della casa materna, in una traslitterazione tra il corpo del poeta e la dimora dell’infanzia. Spanghero ha attivato un processo che ha portato la voce ad essere indecifrabile, un’eco ancestrale, litania sacra e inaccessibile: la stratificazione del riverbero della voce di Pasolini all’interno della stanza. La scala, quasi un simbolo del Pasolini sul set, qui diventa elemento di congiunzione tra poeta, artista e spettatore al quale si chiede di salire per appoggiare l’orecchio alla trave dove può ascoltare la voce di Pasolini intrisa come resina nella casa materna“.

QUELLE CONNESSIONI CON ENRICO MATTEI
Più strutturato è il progetto IoSo, nato dall’idea di due artisti, Giovani Gaggia e Rocco Dubbini, che si sviluppa con il coinvolgimento di artisti, curatori, collezionisti, galleristi ed intellettuali, i quali, a vario titolo, parteciperanno ad una serie di iniziative tra la fine del 2015 e l’intero 2016 per dar vita ad un percorso della memoria tra Matelica, paese marchigiano da cui partì l’avventura imprenditoriale del fondatore dell’ENI, Enrico Mattei, e di nuovo Casarsa. dove Pasolini visse gli anni della gioventù. Che c’entra Mattei? Lo spiegano gli artisti: “Mattei muore nel 1962 in circostanze mai definitivamente chiarite; nel 1972 Pier Paolo Pasolini inizierà a scrivere Petrolio, romanzo dal carattere fortemente politico che non porterà a termine a causa della morte prematura. È proprio in questa opera che si riscontra il forte legame tra le due vicende, in particolare in quel famoso capitolo, scomparso dal manoscritto e mai ritrovato, intitolato Lampi su Eni in cui Pasolini pare rivelasse nomi e fatti importanti legati alla morte del presidente dell’ENI”.

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Massimo Mattioli

Massimo Mattioli

É nato a Todi (Pg). Laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Perugia, fra il 1993 e il 1994 ha lavorato a Torino come redattore de “Il Giornale dell'Arte”. Nel 2005 ha pubblicato per Silvia Editrice il libro “Rigando dritto.…

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