Fotogallery da Santiago del Cile: primi eventi in attesa dell’opening di Ch.ACO, con Carlos Amorales che occupa un cinema a luci rosse…


Se il buongiorno si vede dal mattino, Ch.ACO fa brutto a buona parte delle fiere d’arte contemporanea che trovi in Europa, praticamente a tutte quelle che ti capita di incocciare sul suolo patrio. Sembra impossibile che per assistere a un sano marketing territoriale fatto come Cristo comanda sia necessario spararsi millemila chilometri, tipo sedici ore di […]

Se il buongiorno si vede dal mattino, Ch.ACO fa brutto a buona parte delle fiere d’arte contemporanea che trovi in Europa, praticamente a tutte quelle che ti capita di incocciare sul suolo patrio. Sembra impossibile che per assistere a un sano marketing territoriale fatto come Cristo comanda sia necessario spararsi millemila chilometri, tipo sedici ore di volo per finire in un posto che odora di fine del mondo come metti il piede giù dalla scaletta dell’aereo: ma è così, e forse non può che essere così. Proprio qui, nella Svizzera del Sudamerica, in un Paese che fa tanti soldi e altrettanti ne fa girare (PIL salito del 4,2% nell’ultimo anno, disoccupazione sotto il 6%: siamo ai minimi storici); ma Paese giovane, dove trovi teen chicas che portano a spasso la pancia del settimo mese guantata nella divisa della scuola modello inglese, dove i figli si scodellano con la disinvoltura dell’Italia del Boom.
Un Paese dove trovi bandiere ai balconi e alle finestre, nelle piazze. Perché tale si sente: un Paese. E sarà anche vero, come dice il tassinaro che ti spara fuori dall’aeroporto, che “oggi a me domani te”, per cui trattasi di patriottismo di bisogna dovuto alle continue maratone di solidarietà per arginare terremoti, maremoti, inondazioni; ma tant’è questo è senso di appartenenza vero. Questo è amore. E allora il saluto di benvenuto si tiene al cinquantaduesimo piano, in fase di completamento, del Titanium: grattacielo che ti butta in faccia al tramonto i trecentosessanta gradi di sei milioni di abitanti, case e palazzi abbracciati dall’incombere della Cordigliera. Un colpo d’occhio pazzesco, assurdo; felliniano nel momento in cui ci si arrampica fino all’eliporto allagato dalle piogge recenti per la raffica di foto ricordo.
Ch.ACO ti invita a casa sua: e dunque ti ci fa entrare. Anche se la casa è ancora in costruzione, anzi: a maggior ragione perché è in questo stato. E poi via tutti in Calle Phillips, zona bohemienne della città, per l’opening della personale di Carlos Amorales; sullo stesso pianerottolo ha sede da sessant’anni il sindacato dei folkloristas e dei chitarristi del Cile, dove è facile rubare una canzone con assolo di kazoo costruito sulla Marsigliese, dove si spendono aneddoti sulla Regina Elisabetta e sui suoi fantomatici viaggi a Santiago. Dalle finestre della galleria si inquadrano il Cinema Mayo e il Cinema Nilo: sono sale a luci rosse che sembrano uscite dalla fantasia di Carlo Mollino. Ed è lì che si consuma la proiezione del film che lo stesso Amorlaes ha dedicato a Bolaño, già passato alla Biennale di Berlino; lì che si consuma, sotto l’occhio vigile delle locandine di film con maggiorate assortite, tra zuppette di pesce e rosso della casa, il party che fa da aperitivo alla fiera. E domani è un altro giorno.

– Francesco Sala

 

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