Tre modi per rilanciare l’Accademia di Belle Arti di Roma. Roberto Grossi e Tiziana D’Acchille (nuovo presidente e nuovo direttore) tentano l’impossibile…

Il fulcro della formazione e della produzione artistica e creativa della Capitale, il polo della cultura internazionale e non solo, l’ideale luogo di incontro tra studenti e artisti nazionali e internazionali. Questo vuole essere il futuro dell’Accademia di Belle Arti di Roma, così come delineato oggi, alla presenza dell’Assessore alla Cultura del Comune di Roma, […]

Il fulcro della formazione e della produzione artistica e creativa della Capitale, il polo della cultura internazionale e non solo, l’ideale luogo di incontro tra studenti e artisti nazionali e internazionali. Questo vuole essere il futuro dell’Accademia di Belle Arti di Roma, così come delineato oggi, alla presenza dell’Assessore alla Cultura del Comune di Roma, Flavia Barca, dal nuovo management dell’istituzione, rappresentato dal presidente, Roberto Grossi – a capo anche di Federculture -, e dal direttore, Tiziana D’Acchille. “L’Accademia deve essere un volano di sviluppo, un trampolino di lancio per l’inserimento nel mondo del lavoro”, ha specificato Grossi. “Per questo sono previsti accordi con altre strutture simili a livello internazionale e master class con grandi artisti nazionali e non”. Da dove partire per il rilancio? Da tre direttrici ben individuate: far fronte alle emergenze di ordine strutturale con ricadute sull’attività didattica; sviluppare la formazione per fornire maggiori servizi alla didattica; migliorare informatizzazione e servizi.
A livello strutturale le attenzioni si rivolgeranno all’area dell’ex Mattatoio di Testaccio, assegnata dal Comune di Roma all’Accademia, in parte restaurata negli anni precedenti, ma il cui secondo lotto è al momento fermo. Un ampliamento di spazi indispensabile per i nuovi obbiettivi didattico-culturali che l’Accademia si è prefissata, fra cui il progetto di realizzare residenze d’artista nella prospettiva di un’apertura sempre maggiore all’internazionalizzazione. “Chiediamo quindi un aiuto al Comune in primis con la definitiva assegnazione dell’area di Campo Boario, che può diventare un vero e proprio campus della creatività” ha concluso Grossi. “Una città come Roma non potrà fare a meno di tornare ad investire sulla propria storia e sulla bellezza per rinnovare il valore della propria contemporaneità”.
Che sia proprio questo il punto debole del programma di rilancio? Probabilmente sì, perché la nota ingovernabilità del Comune di Roma finisce per danneggiare anche le istituzioni che del Comune non sono, ma che sul territorio del Comune insistono. E così gli accordi che hanno assegnato alla Accademia molti spazi dell’ex Mattatoio (si veda la mappa per capire, anche in relazione al Macro e alla Pelanda) vengono disattesi perché gran parte del lotto dell’Accademia è occupato da una varia umanità di profughi, centri sociali e, udite udite, cavalli, scuderie e stalle delle botticelle, le famigerate carrozzelle trainate da ronzini in disarmo (protagoniste di tante puntate di Iene e Striscia La Notizia) che portano in giro i turisti nel centro della città. Il Comune dovrebbe trasferire tutto questo demì monde, ma non ce la fa, non si impegna per farlo, non ritiene prioritario farlo, non ha persone in grado di farlo. E così i padiglioni che l’Accademia ha già restaurato (soldi di tutti noi) marciscono tra erbacce e sterco accanto agli spazi che l’Accademia dovrebbe restaurare ma sui quali ancora non può mettere mano perché occupati impropriamente. Hai voglia a far progetti per l’alta formazione artistica…

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