Andrea Lissoni alla Tate Modern, che lo chiama come Film and International Art Curator: il mandato parte con la prossima primavera, prevedibile nel 2015 l’addio definitivo all’Hangar Bicocca

Tanto va la gatta al lardo. Che Andrea Lissoni camminasse su quel filo sempre più sottile che separa – o unisce: fate voi – cinema e video-arte era chiaro a chi ha seguito il suo percorso di curatore dell’Hangar Bicocca, cominciato nel 2011. Le dimostrazioni più recenti di una spiccata sensibilità nei confronti del genere […]

Tanto va la gatta al lardo. Che Andrea Lissoni camminasse su quel filo sempre più sottile che separa – o unisce: fate voi – cinema e video-arte era chiaro a chi ha seguito il suo percorso di curatore dell’Hangar Bicocca, cominciato nel 2011. Le dimostrazioni più recenti di una spiccata sensibilità nei confronti del genere arrivano con le mostre di Ragnar Kjartansson, Apichatpong Weerasethakul e Mike Kelley. Il curriculum internazionale c’è, l’esperienza sul campo anche, il profilo è insomma più che sufficiente per essere accolto a braccia a parte da una delle più importanti istituzioni d’Europa (e dunque del mondo). Lissoni entra nel board della Tate Modern di Londra come Film and International Art Curator: la chiamata è arrivata in queste ore, frutto di una selezione operata su una serie di application arrivate al museo negli ultimi mesi. L’incarico parte il prossimo mese di marzo, il contratto è a tempo indeterminato: dettaglio che lascia presagire come le strade di Lissoni e quelle dello spazio milanese siano destinate prima o poi a separarsi. Non subito, si affrettano a precisare dall’Hangar: il curatore è al lavoro per la mostra di Micol Assaël in calendario da fine gennaio e proseguirà il suo impegno a Milano fino al 2015. Su quello che accadrà alla naturale conclusione del rapporto di lavoro si può supporre quello che i diretti interessati non dicono: se la Tate chiama si risponde presente a tempo pieno, mica part-time…
Si fa fitto dunque l’asse di scambio tra Londra e Milano, con l’Hangar sempre al centro delle trattative di mercato: ieri in entrata con l’arrivo Vicente Todolì, oggi in uscita. E si rimpolpa la schiera dei curatori italiani che tentano la via dell’estero: vedi, oltre il giramondo Massimiliano Gioni, le nomine Andrea Bellini al CAC di Ginevra, Mario Codognato al Museo del Belvedere di Vienna, Lorenzo Benedetti al MARTa di Herford, Fabio Cavallucci al Castello Ujazdowski di Varsavia, Alfredo Cramerotti al MOSTYN, Francesco Manacorda ancora alla Tate ma a Liverpool, e via dicendo…

– Francesco Sala

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Francesco Sala

Francesco Sala

Francesco Sala è nato un mesetto dopo la vittoria dei mondiali. Quelli fichi contro la Germania: non quelli ai rigori contro la Francia. Lo ha fatto (nascere) a Voghera, il che lo rende compaesano di Alberto Arbasino, del papà di…

Scopri di più