ViennaFair 2013. Non è necessario possedere l’arte, basta guardarla e parlarne. E collezionare è psicologicamente patologico. Parola di Vita Zaman, direttrice della fiera, al quotidiano Der Standard
Il venerdì della ViennaFair ha un rito tardo pomeridiano ricorrente che si chiama Diyalog: New Energies. Sta a significare sostegno a istituzioni e comunità artistiche di aree geografiche emergenti: dialogo, appunto, a supporto di nuove energie. Non per nulla, a supportare economicamente il progetto è proprio un colosso dell’energia, ramo petrolio e gas, quale è […]
Il venerdì della ViennaFair ha un rito tardo pomeridiano ricorrente che si chiama Diyalog: New Energies. Sta a significare sostegno a istituzioni e comunità artistiche di aree geografiche emergenti: dialogo, appunto, a supporto di nuove energie. Non per nulla, a supportare economicamente il progetto è proprio un colosso dell’energia, ramo petrolio e gas, quale è la compagnia austriaca OMV. Ospiti d’onore di quest’anno, Turchia, Romania e, guarda caso, Regione del Caspio, ricchissima di quelle risorse energetiche di cui sopra. Giuria selezionatrice composta dalle due blasonate direttrici artistiche della fiera viennese, Christina Steinbrecher-Pfandt e Vita Zaman, affiancate dall’artista/critica d’arte kazaka Gaisha Madanova. In sintesi: cerimonia molto affollata, atmosfera inaugurale festosa, distrazioni varie, visione delle opere confusa.
Per altro verso, in un simposio di 127 gallerie, non manca di certo la materia prima per fare il pieno. Tra le innumerevoli tracce, siamo stati attratti da alcune particolari opere che, nonostante la diversità espressiva, e senza possedere una qualità d’eccellenza, convergevano tutte verso un medesimo esito tematico decisamente interessante. Qualcosa che ci ha fatto tornare alla mente la trama di un film d’annata di Wim Wenders, tratto da un racconto di Peter Handke, che a sua volta si era ispirato al personaggio di Wilhelm Meister di Goethe. Non è poco. Di quelle opere in fiera ne abbiamo filmato dei frammenti e ci abbiamo fatto un video di due minuti. Aggiungiamo solo che il film di Wenders s’intitola Falsche Bevegung, ovvero “Falso Movimento”…
– Franco Veremondi
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