Costretta ad emigrare, poi ad abortire. La storia di Yuxin Li e della sua (finta) mostra al Maxxi. Nuova bufala costruita ad arte, ma stavolta di pessimo gusto. Ancora Quelli della New Gallery?

“Mi chiamo Yuxin, sono una artista cinese e vivo a Roma dal 2009. Quest’estate sono stata costretta ad abortire al terzo mese di gravidanza. In memoria di mio figlio ho creato un’opera. Che adesso ho nascosto al Maxxi”. Si presenta così, in una mail che appare subito sospetta, Yuxin Li, giovane artista cinese originaria di Wenzhou, arrivata […]

Mi chiamo Yuxin, sono una artista cinese e vivo a Roma dal 2009. Quest’estate sono stata costretta ad abortire al terzo mese di gravidanza. In memoria di mio figlio ho creato un’opera. Che adesso ho nascosto al Maxxi”. Si presenta così, in una mail che appare subito sospetta, Yuxin Li, giovane artista cinese originaria di Wenzhou, arrivata in Italia grazie ai settemila dollari risparmiati in cinque anni di lavoro sottopagato. Questa, almeno, la storia raccontata nella lunga intervista allegata, raccolta –  sempre in teoria – dallo staff del Maxxi. È con questa bizzarra formula che viene presentato un intervento artistico negli spazi del museo, con tanto di invito web ufficiale: la “ghost exibit” della ghost artist Yuxin inviterebbe il pubblico a cercare l’opera Ghost body, occultata in qualche remoto angolo del museo.
La storia è guarnita di riflessioni concettuali e memorie biografiche, sciorinate con dovizia di particolari. E sì, il Ghost baby non sarebbe che il feto abortito dalla giovane Yuxin Li, costretta alla macabra operazione da suoi connazionali, i titolari della sartoria che l’avrebbero minacciata di licenziamento e sottoposta ad un intervento illegale.  Conservato dentro un’urna, il bimbo mai nato sarebbe così diventato un’opera, oggi accolta dal Maxxi.

Una foto dal profilo Facebook di Yuxin Li

Una foto dal profilo Facebook di Yuxin Li

Ora, che di bufala si tratti sono bastati pochi minuti per capirlo, nonostante l’operazione fosse montata ad arte, tra email, interviste, evento spammato sui social e profilo facebook dell’”artista”, palesemente un fake. A disturbare però non è tanto la burla, ma il pessimo gusto è l’indelicatezza di questa storia, che proprio nei giorni della tragedia di Lampedusa pensa di poter sfruttare il tema del’immigrazione e della clandestinità, associandolo per altro al dramma dell’aborto e degli abusi sulle donne.
Disgustati anche al Maxxi: commentando con l’aggettivo “squallido”, ci dicono di aver scelto di non fare alcuna controinformazione, ignorando l’accaduto, nonostante il nome e il logo del museo siano stati utilizzati indebitamente.
Chi si nasconda dietro Yuxin Li non è dato sapere, ma il sospetto che si tratti ancora di Quelli della New Gallery, sabotatori di professione, c’è tutto. Ad ogni modo, una cosa è certa: il vecchio scherzetto situazionista per mandare in tilt il sistema dell’arte e dell’informazione, costruendo e diffondendo eventi falsi, ci può pure stare, se fatto con intelligenza (e i mattacchioni di cui sopra pare abbiano esaurito ogni ispirazione, ultimamente). Ma, nello specifico caso, non ha sorriso nessuno e nessuno ha ne ha ricavato qualcosa. A parte una certa tristezza, mista a noia.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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