Riuscirà una nuova commissione a risollevare le sorti dell’italico patrimonio? Arriva quella del ministro Bray: dentro ci sono politici, manager, burocrati, approcci diversissimi da metabolizzare…

Vista la recente – e ancora non passata – bufera-Melandri, la comunicazione riserva qualche parola per chiarire da subito: “Nessuno dei componenti della Commissione percepirà compensi”. Almeno sotto questo aspetto, sembra essere il senso, riponete i fioretti: e casomai sfoderateli per giudicare nel merito l’operato. Già, perché l’attesa è forte, per una delle prime azioni […]

Vista la recente – e ancora non passata – bufera-Melandri, la comunicazione riserva qualche parola per chiarire da subito: “Nessuno dei componenti della Commissione percepirà compensi”. Almeno sotto questo aspetto, sembra essere il senso, riponete i fioretti: e casomai sfoderateli per giudicare nel merito l’operato. Già, perché l’attesa è forte, per una delle prime azioni “strutturali” del dicastero Bray: l’istituzione della Commissione per il rilancio dei beni culturali ed il turismo e per la riforma del Ministero in base alla disciplina sulla revisione della spesa. Primo interrogativo: è questo, una commissione, lo strumento più agile in un momento come questo? Secondo: con una compagine tanto allargata e di estrazione tanto difforme, non si corre il rischio che buona parte delle energie della commissione se ne vada per governare i dissensi, prima di produrre atti concreti? Speriamo di essere smentiti, ma ahinoi i precedenti non mancano, e gli esiti sono (s)conosciuti a tutti.
La compagine, dunque: i più maliziosi potranno anche vedere nell’ampiezza un desiderio di non scontentare nessuno, inserendo cioè membri in grado di soddisfare un po’ tutti: ma su questo corre l’obbligo di giudicare sui fatti, piuttosto che sulle illazioni. Non mancano certo nomi di garanzia, a cominciare dall’unanimemente – e internazionalmente, si veda la recente intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung – apprezzato presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta; a garantire che in ogni caso non ci sarà da annoiarsi ci penserà Tomaso Montanari, noto polemista oltre che Professore di Storia dell’Arte all’Università Federico II di Napoli (che ne penserà, lui che critica i vari Del Noce, Christillin e Minoli come espressione delle ingerenza della politica nel mondo della cultura, di parte dei suoi compagni di viaggio?); a rappresentare l’ala “managerialista” potrà provvedere il Presidente Federturismo di Confindustria, Renzo Iorio.
A presiedere il gruppo sarà il professor Marco D’Alberti, Ordinario di Diritto Amministrativo alla Sapienza: altri membri il professor Massimo Bergami, Ordinario di Organizzazione aziendale presso l’Università di Bologna, il Soprintendente per i beni archeologici della Calabria, Simonetta Bonomi, la professoressa Rita Borioni, Esperta di politiche culturali (tra i nomi inseriti nel famigerato dossier con cui Dagospia svelava i costi dei collaboratori della segreteria PD), il professor Lorenzo Casini, Professore di Diritto Amministrativo alla Sapienza, l’archivista di Stato di Venezia Matteo Ceriana, la Direttrice del Mart Cristina Collu, il professor Yves Gaudemet, dell’Università di Parigi 2, il direttore dei Girolamini, Maurizio Giancaspro, la dottoressa Maria Pia Guermandi dell’Istituto beni culturali Regione Emilia Romagna, il Soprintendente archivistico per la Sardegna Monica Grossi, Angelo Lalli, Professore di Diritto Amministrativo alla Sapienza, Riccardo Luna, Esperto di nuove tecnologie (già direttore di Wired, co-autore dei libri con cui Roberto Giacobbo spiega la verità sulle piramidi e manifesto sostenitore di Matteo Renzi alle ultime primarie del PD), Marino Ottavio Perassi, Avvocato Generale della Banca d’Italia, il Segretario Generale del Ministero dei beni culturali Antonia Pasqua Recchia, il Direttore regionale per i beni culturali dell’Umbria, Francesco Scoppola e la Soprintendente archivistica della Toscana, Diana Toccafondi.

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