Un museo per Obama. Curatori del National Museum of African American History and Culture di Washington sguinzagliati fra il pubblico del recente Inaugural speech: per arricchirsi di memorabilia presidenziali…
Non si esaurisce con l’enorme arazzo di Chuck Close esposto alla National Portrait Gallery di Washington, né con gli auguri pubblici via CNN da parte di Ai Weiwei, tutte cose di cui vi abbiamo parlato a suo tempo su Artribune, l’attenzione dell’artworld – in senso lato – per Barack Obama, oltremodo riattivatasi con l’occasione del […]
Non si esaurisce con l’enorme arazzo di Chuck Close esposto alla National Portrait Gallery di Washington, né con gli auguri pubblici via CNN da parte di Ai Weiwei, tutte cose di cui vi abbiamo parlato a suo tempo su Artribune, l’attenzione dell’artworld – in senso lato – per Barack Obama, oltremodo riattivatasi con l’occasione del recente Inaugural speech 2013. Non si esaurisce, anzi varca direttamente le soglie del museo: non un museo “tradizionale”, stavolta, ma lo Smithsonian’s National Museum of African American History and Culture, da sempre pronto ad accogliere nelle sue collezioni le più diverse forme della creatività, spesso commistionata con l’attualità sociale.
È questo il caso più classico: proprio il giuramento bis del presidente, quando tra la folla festante si aggiravano guardinghi i curatori del museo, pronti ad adocchiare le “opere” più meritevoli. Ovvero spillette, cappellini, orecchini, gadget vari, meglio se fatti a mano, indossati dai presenti fra il pubblico: unica prescrizione, la presenza dell’effigie presidenziale. Il curatore William Pretzer – racconta il Washington Post – vicino all’Hirshhorn Museum, la collega Elaine Nichols sul lato nord, vicino al Newseum. Pronti a raccogliere informazioni, per successivamente chiedere al fan di turno il gran gesto della donazione, per arricchire la già ampia sezione di memorabilia obamiane, ricca di 300 artifacts…
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