Da OMA a tanti nomi sconosciuti, ecco gli Honor Awards dell’American Institute of Architects. Un premio prestigioso deve andare per forza ad una archistar?

Le migliori realizzazioni che si siano contraddistinte sul suolo americano per la loro eccellenza, nell’ambito di architettura, interior e urban design. Sono queste a finire ogni anno nella lente del prestigiosissimo American Institute of Architects, che stila una sorta di classifica per assegnare i suoi Institute Honor Awards. Una buonissima occasione per monitorare nuovi trend, […]

Le migliori realizzazioni che si siano contraddistinte sul suolo americano per la loro eccellenza, nell’ambito di architettura, interior e urban design. Sono queste a finire ogni anno nella lente del prestigiosissimo American Institute of Architects, che stila una sorta di classifica per assegnare i suoi Institute Honor Awards. Una buonissima occasione per monitorare nuovi trend, nuove strade seguite dai creativi stelle e strisce, emergenti o nomi già famosi.
Su oltre 700 opere presentate, ne sono state selezionate soltanto 28, che saranno premiate a Denver in occasione della National Convention and Design Exposition. Di queste 28, 11 fanno parte della categoria Architettura: la Barnes Foundation di Philadelphia (Tod William Billie Tsien Architects), l’Art Stable di Seattle (Olson Kundig Architects), il Boat Pavillion for Long Dock Park di New York (Architecture Resaerch Office), il Centre Metropark a Iselin (Kohn Pederson Fox), la Clemson University – Lee Hall College of Architecture (Thomas Phifer&Partners), la Mason Lane Operations Facility di Goshen (De Leon&Primmer Architecture Workshop), la Millstein Hall alla Cornwell University di Ithaca (OMA), il Morse and Ezra Stiles College nel New Haven (Kieran Timberlake), la ristrutturazione esterna della New York Public Library (Wiss, Janney, Elstner Associates INC), la Saint Nicholas Eastern Orthodox Church di Springdale (Marlon Blackwell Architects), e infine il Vancouver Convention Centre West (LMN Architects/MCM+DA).
Architetture sorprendentemente differenti tra loro, per dimensioni, tipologia, impostazione stilistica, materiali, alle quali risulta difficile trovare un fil rouge comune nella scelta fatta dalla folta giuria di esperti. A vincere su tutti, e ricevere la 2013 AIA Golden Medal dell’Architecture Firm Award, è Tod William Billie Tsien Architects, studio formato nel lontano 1977 e con sede a New York, che afferma “We see architecture as an act of profound optimism”. Un edificio per l’arte, il loro, da 12mila mq, che conserva una famosa collezione privata, costituito da parallelepipedi regolari che si incastrano, con una solida base lapidea e un volume più contemplativo nel coronamento, una sorta di scatola luminosa circondata da un giardino, che, con il suo rilassato sviluppo orizzontale, invece di confondersi nell’intorno si fa ancor di più notare nell’ affollata metropoli a sviluppo verticale. Elegante, ben calibrata, classicamente proporzionata, senza fronzoli. E insieme solida, pavida, già vista, non sperimentale. Un esempio di buona architettura certo, ma davvero degna di tale riconoscimento di eccellenza?

– Giulia Mura

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Giulia Mura

Giulia Mura

Architetto specializzato in museografia ed allestimenti, classe 1983, da anni collabora con il critico Luigi Prestinenza Puglisi presso il laboratorio creativo PresS/Tfactory_AIAC (Associazione Italiana di Architettura e Critica) e la galleria romana Interno14. Assistente universitaria, curatrice e consulente museografica, con…

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