Non chiamatele riviste. Quasi delle opere d’arte, i visual magazine e gli art book di Belvedere sono in mostra al Macro. Per il festival targato IED
I dati negativi della crisi che ha colpito la carta stampata negli ultimi anni sono noti a tutti. La cosa sorprendente è che, in controtendenza, il numero e la qualità di pubblicazioni che si occupano di visual è alto. Al Macro la mostra organizzata dall’Istituto Europeo di Design di Roma, in occasione del festival “Belvedere”, […]
I dati negativi della crisi che ha colpito la carta stampata negli ultimi anni sono noti a tutti. La cosa sorprendente è che, in controtendenza, il numero e la qualità di pubblicazioni che si occupano di visual è alto.
Al Macro la mostra organizzata dall’Istituto Europeo di Design di Roma, in occasione del festival “Belvedere”, è l’esempio tangibile di questo fenomeno. Inaugurata ieri, aperta fino a domenica 16 dicembre, l’esposizione mette in mostra cento visual magazine selezionati dal curatore e direttore artistico Luigi Vernieri secondo un principio semplice ma non scontato. Le riviste si distinguono per utilizzare l’immagine, e la sua manipolazione, in modo altamente comunicativo. Una scelta che avrebbe potuto dare luogo a infinite interpretazioni e che, invece, ha fatto emergere principalmente due tipologie di prodotti. Da un lato le pubblicazioni raccontano il lavoro dei creativi in maniera trasversale e poco convenzionale, spaziando tra arte, moda e grafica. Dall’altro, in molti casi, risulta difficile definirle semplici riviste, essendo quasi delle opere d’arte, con immagini e illustrazioni realizzate ad hoc. La qualità è altissima, con un alto tasso di sperimentazione creativa, a volte al limite del paradosso. Riviste di una sola pagina, stampe a forma di scarpe o di frisbee, fanzine come collage. Tra le italiane l’immancabile Toilet Paper di Maurizio Cattelan, Colors, Drome,This is not a magazine e Fefè visual magazine dello stesso Luigi Vernieri. Ma è il mondo anglosassone, Stati Uniti e Inghilterra in primis, a mostrarsi veramente all’avanguardia nel campo del linguaggio visuale, con una potenza comunicativa che si distingue. Perché, nonostante tutto, una rivista di qualità deve ispirare, stimolare e indurre il più possibile al feticismo del possesso.
– Zaira Magliozzi
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