Minimal, ma con un vezzo optical. E attento alla sostenibilità: ecco il nuovo edificio RCS creato a Nord Milano dallo studio Barreca&La Varra

Funzionale, elegante ed in linea con l’esistente. Queste le caratteristiche richieste nel 2008 per il progetto, affidato allo studio Barreca&La Varra. Una stecca di 12.500 mq, costituita da cinque piani fuori terra, come sede direzionale di una grande casa editrice italiana, la RCS. Siamo poco fuori Milano, nella periferia nord-est, dove il gruppo editoriale Rizzoli […]

Funzionale, elegante ed in linea con l’esistente. Queste le caratteristiche richieste nel 2008 per il progetto, affidato allo studio Barreca&La Varra. Una stecca di 12.500 mq, costituita da cinque piani fuori terra, come sede direzionale di una grande casa editrice italiana, la RCS. Siamo poco fuori Milano, nella periferia nord-est, dove il gruppo editoriale Rizzoli possiede già il suo media headquarter.
Un’area dove sorgono già altri edifici, come la torre di 18 piani realizzata nel 2001 su concorso ad inviti da quello che allora era lo Studio Boeri, di cui facevano parte come associati proprio Gianandrea Barreca & GiovanniLa Varra, oggi costituitisi in studio autonomo. L’edificio in questione – B5 la sigla, terminato nel 2011- si presenta con una morfologia regolare in linea col gioco di geometrie delle strutture adiacenti, e rientra nel desiderio iniziale della Rizzoli di costituire un assetto architettonico ed urbano aggregabile per tasselli, che potesse cioè crescere di pari passo con l’azienda. Al B5 è affidato l’incarico di fungere da filtro tra la grande piazza e la corte interna del complesso, attraverso un passante che colleghi insieme i due settori pubblico/privato. La scelta inoltre, di costruire un semplice parallelepipedo, viene dettata non solo dal contesto, ma anche dal contenimento energetico che una struttura così regolare può facilmente generare, consentendogli di rientrare in classe A e di avere una disposizione planimetrica con i connettivi e i servizi al centro e gli uffici sui perimetri.
La bellezza di questo edificio sta proprio nella sua pulizia formale: nel dono di sintesi che si esplicita in un disegno di facciata formato da marcapiano orizzontali e finestrature verticali. I quattro prospetti principali sono tra loro omogenei, interamente ricoperti da materiale “vetroso” bicolore e serigrafato, arricchito da “pinne” frangisole che determinano un ulteriore disegno: interfaccia comunicativa, scelta grafica, pattern. L’espediente di inserire sottilissimi elementi tridimensionali posti perpendicolarmente alla superficie continua della facciata, crea un gioco optical che genera movimento visivo, oltre a consentire illuminazione naturale filtrata durante tutte le stagioni.

– Giulia Mura

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giulia Mura

Giulia Mura

Architetto specializzato in museografia ed allestimenti, classe 1983, da anni collabora con il critico Luigi Prestinenza Puglisi presso il laboratorio creativo PresS/Tfactory_AIAC (Associazione Italiana di Architettura e Critica) e la galleria romana Interno14. Assistente universitaria, curatrice e consulente museografica, con…

Scopri di più